Dispacci da San Francisco #9: lasciare casa per tornare a casa

Avere due vite è così bello e così doloroso.
Che condanna vivere al 200% ma solo con il 100% del tempo: ti perdi la metà sempre, comunque per forza.
Per quanto la tiri la coperta resta corta.

E così a metà gennaio ho salutato tutti, dato abbracci molto stretti, lasciato pezzettini di cuore sparsi per l’Emilia-Romagna, ho lasciato casa… e sono tornata a casa.
Perché la mia casa adesso è qui, a San Francisco, tra fochine, balene, cene italiane per palati stranieri, e giornate di sole bellissimo.

Vi racconto a caso questi primi giorni a San Francisco, quello che mi mancava e quello che proprio no.

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Dispacci da San Francisco #8: la strada è la casa di troppe persone

Non è tutto oro quello che luccica.
Non è tutto bellissimo a San Francisco.

Viverci è un’esperienza che mi sta dando tantissimo, ma c’è qualcosa che mi lascia perplessa.

Come vi dicevo qui quando mi chiedono “Allora come si vive a San Francisco?” inizio a pensare a tutte le meraviglie che questa città mi sta regalando.

Poi però avanza un’ombra, un velo, che dà un retrogusto amaro a tutta questa bellezza.

A San Francisco troppa gente vive – e muore – per la strada.

Give me your tired your poor Your huddled masses yearning to breathe free The wretched refuse of your teeming shore Continue reading

Dispacci da San Francisco #7: la verità è che questo è un sogno a occhi aperti

Quando qualcuno mi chiede “Allora come si vive a San Francisco?” rimango sempre imbambolata per qualche secondo. Cerco la risposta giusta.

Rispondo sempre solo “Molto bene, grazie!“, ma lo so che il mio interlocutore si aspetta di più, si aspetta aneddoti, fuochi d’artificio, storie, racconti, pezzi di vita con gli occhi che brillano.

Però io mi sento un po’ in colpa. Mi sembra di sbattere in faccia agli altri la mia felicità.
Mia mamma mi prende in giro, dice che è colpa della mia forma mentis “cattolica” che non mi permette di gioire a pieno dei miei traguardi.

Non lo so di chi è colpa, fatto sta che non mi viene da rispondere la verità vera.
Mi viene da dire solo “molto bene”, cercando di ovattare, di non squizzare di gioia, di sminuire un po’.
Non lo so perché.

Però oggi ho deciso di farlo, almeno qui, dove non mi sento in colpa, che se vi stancate di leggermi basta cambiare blog.

Oggi vi racconto perché ogni giorno passato qui è un pezzettino di felicità in più.

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Dispacci da San Francisco #6: il lavoro, lo studio, la salute e le differenze culturali

Ho iniziato questo post come un flusso di pensieri e impressioni (come al solito) e solo alla fine mi sono accorta di un filo comune.
Oggi vi parlo degli uffici dove lavora Carley (da non crederci), dell’Università che ha dato vita alla Silicon Valley e dell’ospedale dove è stato ricoverato un mio collega (che sembra quello di Grey’s Anatomy).

Tutti argomenti che mi intrigano tantissimo e che di solito quando sono in viaggio non vedo.
La vera vita di un paese, quella di tutti i giorni: il lavoro, lo studio, la salute.

(Nel frattempo l’autunno sta arrivando anche qui, fa sempre tanto caldo, ma gli alberi hanno deciso che è ora di cambiare colore.)

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Dispacci da San Francisco #5: le fochine ciccione, Halloween e il tabù della nostalgia

È appena iniziato novembre e a San Francisco ci sono 25° con un sole che scalda.
Poi ci sono le fochine, che vado a trovare ogni settimana e mi mettono sempre di buon umore.
C’è Halloween: la gente diventa matta e per strada incontri streghe, fantasmi, zombie e cadaveri. I più bellini sono i bibini minuscoli che hanno appena imparato a camminare e indossano vestiti da mostri un po’ troppo grandi per i loro mini corpicini. Di una tenerezza disarmante.

Ci sono tutte le persone che sto conoscendo e tutte le nuove esperienze che sto facendo.
Vivere qui è davvero vivere al 200%.

Ogni sera vado a dormire con il sorriso e la mattina mi sveglio carica come una molla.
È il mio posto.

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Dispacci da San Francisco #4: home is where the lampada con le lucine is

È così difficile sentirsi a casa dall’altra parte del mondo.

Poi scatta qualcosa – click! –  e ti bastano un barattolo con le lucine, una balena, un divano comodo e una pasta al pomodoro cucinata come dico io (con il basilico fresco profumatissimo), per essere a casa.

Ci siamo, iniziano a spuntarmi delle piccole radici.
L’Italia mi manca da matti (che se sento il profumo di una pizza mi commuovo), la mia famiglia non ne parliamo, amici, colleghi, la mia casina, mi manca tutto.
Ma questa vita mi piace tantissimo, e mi fa tanto felice, quindi è il prezzo da pagare.

E ora che mi sento a casa, che iniziano a spuntare queste piccole radicine, che ho un negozio di alimentari che quando ci vado si ricordano di me, che la mattina al coworking attivo il cervello con 10 minuti di chiacchiere con Kyle, ora è tutto più facile.

“You can’t connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards.”
(Steve Jobs)

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Dispacci da San Francisco #3: robottoni giganti, la mia goffaggine e la tecnologia che salva

Si può andare a un evento super figo e rimanere seri e eleganti? No, se siete me.
Si può amare Whatsapp come se fosse una persona vera? , se siete a 10mila chilometri da casa.
Ci si può esaltare per i robot come un bambino al luna park? , se siete in Silicon Valley.

In questo post vi racconto in particolare le mie avventure – perché si possono chiamare solo così – a uno degli eventi più importanti dell’anno in Silicon Valley su innovazione e tecnologia: il Pioneer Summit.

Robottoni giganti americani che combattono contro robottoni giganti giapponesi, burrito, il gioco delle talpe che spuntano dai buchi, frasi motivazionali che neanche Rambo, io che vi do l’ennesima prova che Fantozzi me lo mangio a colazione.
E poi il mio grande amore per la tecnologia che vince sulla nostalgia.

Life would be tragic if it weren't funny Continue reading

Dispacci dalla Silicon Valley #5: posti preferiti, supermercati peculiari e quello che mi manca

Questo è l’ultimo post della serie dei Dispacci.
Sono tornata a casa, quindi non è un vero e proprio dispaccio in real time. Però buona parte di questo post l’ho scritta in California quindi ho deciso che vale come dispaccio, per chiudere in bellezza.

Vi parlo di due cose serie e di una scema: del mio posto preferito a San Francisco, di quello che mi manca di tutta questa meravigliosa esperienza, e delle assurdità che si trovano nei supermercati americani.

Mi mancheranno questi dispacci, mi mancherà tutto di questo periodo, grazie di averlo vissuto insieme a me con questo entusiasmo felice.

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Dispacci dalla Silicon Valley #3: il luogo dove tutto è iniziato

Immaginatevi di avere in mano, tra il pollice e l’indice, un biscotto al burro.
Già iniziate a sorridere, già tenerlo tra le mani vi fa felici.

Poi lo avvicinate alla bocca e iniziate a sentirne il profumo: vaniglia, burro, zucchero. Ancora più felici.

Poi finalmente il primo morso: in bocca vi esplode tutta la dolcezza del biscotto. Ne sentite le diverse consistenze, la croccantezza dell’esterno, la morbidezza dell’interno, la pastosità delle sue briciole. Felicità enorme.

Secondo morso, terzo morso, sorriso sempre più grande, ultimo morso, felicità estrema.

A me sta succedendo qualcosa del genere qua.
Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo ancora più bello e ancora più emozionante del giorno prima.
Ogni giorno un sorriso ancora più grande, non sapevo nemmeno che fosse possibile.

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