Un viaggio è per sempre: insegnamenti dal mondo

Si dice che ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.

Io credo che ogni viaggio si viva sempre: diventa parte di chi siamo, rimane con noi costantemente nel nostro modo di vedere il mondo, nel modo di approcciarci alle cose e alle persone, nel modo di pensare ai prossimi viaggi. Nelle nostre scelte, nei nostri valori, ci sono i nostri viaggi. I viaggi che sono per sempre (altroché diamanti).

In questo post voglio raccontarvi cosa hanno rappresentato per me alcuni dei miei viaggi, cosa mi hanno lasciato, come mi hanno cambiata.

Vi racconto della Norvegia che a 11 anni mi ha insegnato a essere autonoma (e caparbia), del Brasile che mi ha insegnato il dolore delle ingiustizie, e della Malesia mi ha insegnato che spesso la propria vita si inquadra meglio facendo un passo indietro.

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Dispacci da San Francisco #15: vivere all’estero, per vivere il doppio si perde sempre metà?

Questo è un post che chi vive lontano da casa capirà molto bene.

Sono giorni che ho pensieri un po’ malinconici.
Per assurdo arrivano proprio in uno dei momenti più felici e più pieni della mia vita a San Francisco.
O forse proprio per questo.

Penso a mia nonna, che se n’è andata a novembre mentre io ero qua.
Penso alle mie amiche, che forse avrebbero bisogno di un abbraccio in più.
Penso ai miei genitori, che nel giro di un anno sono andati entrambi in pensione e potremmo fare talmente tante cose insieme.

Vivere all'estero e affrontare la distanza - per vivere il doppio si perde sempre metà Continue reading

Diario-brainstorming di un viaggio in Alaska

Diario brainstorming di un viaggio in Alaska

Il tuono del ghiacciaio quando incontra l’oceano

Chiudete gli occhi e pensate al rumore di un tuono potente durante un temporale.
Quel botto così potente che sembra qualcuno abbia accartocciato un pezzo di cielo.
Ce l’avete in mente?
Bene, tenetelo lì da parte un attimo.

Ora immaginate di essere sul ponte di una barca. L’acqua sotto di voi è scura e immobile. Silenzio.
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Le differenze (che vedo io) tra San Francisco e New York

Sono stata a New York per lavoro la settimana scorsa.
C’ero già stata, qualche anno fa, in viaggio insieme ai miei compagni di università. Era stata la prima e l’ultima tappa del road trip più bello della mia vita.

Mi aveva colpito allora e mi ha colpito ora. Per motivi diversi, a volte quasi opposti.
Questa volta continuavo a fare il confronto con San Francisco mentalmente. A paragonarne il traffico, la vivibilità, l’altezza dei grattacieli.
Il cibo, la cordialità, il clima.

E una cosa, su tutte, mi ha colpito.
Una cosa che San Francisco e New York hanno in realtà in comune: entrambe non sono l’America.
Entrambe sono mondi a sé, con la loro forma, il loro colore, la loro cultura, i loro abitanti.

Ve le racconto, per opposizione. Cosa è l’una, cosa non è l’altra.
Di cosa parliamo quando diciamo “America”, perché in realtà stiamo intendendo tutto e il contrario di tutto.

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Dispacci da San Francisco #10: DUE di ogni cosa, lo zapping della vita reale e le giostre volanti

Sono su un aereo che da Bologna mi sta portando a Monaco.
Da lì ne prenderò un altro per San Francisco.
Da casa a casa.

Ho fatto un po’ di su e giù in queste settimane, dopo tanti mesi a San Francisco.
Ho il bioritmo smaciullato e il jet-lag sempre alle calcagna, ho le valigie sempre mezze fatte, vestiti sparsi tra le due parti dell’oceano, l’orologio che fa un orario e il telefono che ne fa un altro.

Ma in queste settimane sono riuscita a vivere entrambe le vite al massimo.
È strana e meravigliosa questa vita a metà.

Se ci si impegna forte, con tanto allenamento e cura, la si può trasformare in una vita al quadrato.

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Sensazioni di Sicilia

La Sicilia è casa.

Ogni volta che ci torno mi sento accolta, mi sento leggera, mi sento al sicuro.

Mi sento come quando da piccola il babbo mi metteva a letto quando mi addormentavo sul divano.

Come quando la mamma mi aspettava in riva al mare con il telo aperto per non farmi prendere freddo quando uscivo dall’acqua.

Come se qualcuno all’arrivo all’aeroporto e mi dicesse ogni volta “Ora i tuoi problemi ce li prendiamo noi, li mettiamo in questa scatolina e te li ridiamo quando torni indietro. Tu qui ricarica le energie e ripulisci lo spirito. Sei al sicuro.

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Perché amo così tanto i viaggi in macchina

In questi giorni al lavoro sto seguendo un progetto bellissimo che mi riempie di orgoglio.
C’entrano 60 ragazzi delle superiori, una location stupenda, lezioni su innovazione-startup-creatività-sostenibilità. C’entrano persone che vogliono bene al nostro futuro e fanno cose buone, oltre che belle. E c’entrano persone davvero in gamba, che starei ad ascoltare per ore. Oggi per esempio ho conosciuto Annamaria Testa. È stato illuminante.

Questo non c’entra molto se non che per questi giorni ho abbandonato il mio caro, vecchio treno e sto andando ogni giorno a lavorare in macchina.
Un’ora all’andata e un’ora al ritorno.
Non sono abituata a guidare così tanto ogni giorno in autostrada e arrivo a casa che ho il cervello spappolato.

Però oggi, mentre le mie mani guidavano e la mia mente vagava, ho capito perché mi piace così tanto viaggiare in macchina.

viaggiare in macchina

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I sacrifici animali in Nepal: rumori indimenticabili, odori che non passano

Il Nepal non è una terra facile.
Ne abbiamo vissute di situazioni impegnative.
Niente di catastrofico o trascendentale, qualche prova per temprare il carattere diciamo.
I topi in camera, tra gli zaini, con le code lunghissime che sbucano nella penombra.
Le cremazioni sul fiume Bagmati, al Tempio Pashupatinath, dove la cosa più agghiacciante non è la morte, ma il contrasto tra le urla strazianti dei familiari e i click delle macchine fotografiche dei turisti.
I piccoli animaletti neri che ti camminano nel piatto tra i chicchi di riso, e ad ogni squish sotto i denti speri di non sentire nessun sapore strano.

Ma il momento più impegnativo, quello che sì, interessante, ma mai più nella vita MAI, è stato quando abbiamo assistito al rito dei sacrifici animali al Tempio Dakshinkali.

Incenso al Tempio induista Dakshinkali

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Diario-brainstorming di un viaggio in Nepal

viaggio in nepal 10 giorni

L’atterraggio: a bocca aperta ancora prima di mettere piede in Nepal

Siamo in viaggio da quasi 24 ore, abbiamo fatto due scali infiniti e i sedili di Air India sono scomodissimi.
Ho la bocca ancora in fiamme per il pranzo: era tutto piccante, anche la frutta.
Eppure sono euforica.
Continuo a guardare fuori dal finestrino, sotto di noi, in attesa dei primi segni del Nepal che ho tanto sognato.
Per ora sotto di noi c’è tantissima India: arida, piatta, marroncina.
Passa un tempo lunghissimo in cui sotto c’è solo la pianura indiana infinita.
Poi arriva il verde, arriva il Nepal.

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