Consiglio: comprare la GoPro per i video dei viaggi oppure no?

[Aggiornamento del 16 settembre 2014: alla fine ho comprato la GoPro e ho montato il primo video, vi porto in Vietnam!] 

[Aggiornamento del 17 novembre 2014: ho montato anche il secondo video e ci ho preso un po’ più la mano con la GoPro! Questa volta Ibiza e Formentera in barca!] 

[Aggiornamento del 27 marzo 2015: terzo video, questa volta dal Messico! Sono molto soddisfatta, cosa ne dite?]

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Sono molto molto indecisa e ho bisogno di voi.

Il succo della questione è: compro la GoPro oppure no?

Vi spiego.
Qualche giorno fa ho rivisto un video fatto da una mia compagna di viaggio in Nepal.
Fatto con l’iPhone, qualità bassina, montato in maniera semplice, come colonna sonora Budapest di George Ezra. Una robina base, proprio solo per pochi intimi.
Eppure a me è piaciuto tantissimo, mi è sembrato di tornare là, mi sono immersa completamente in quel viaggio per i tre minuti del video. Sono stata col fiato sospeso, il cuore in gola e il sorriso stampato, per quei tre minuti. Appena è finito ho pensato che cretina che sono a non aver mai fatto i video dei viaggi.

video viaggi gopro

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Spoleto in 10 scatti

Questo post fa parte del progetto In 10 scatti.

Questo è il primo post, quello dove spiego come funziona: Un nuovo progetto, una nuova sfida: #in10scatti.

Dieci fotografie (scattate rigorosamente da me) per raccontare una città, una volta alla settimana, per tutto l’anno.

Ecco a voi la mia Spoleto in 10 scatti.

Perché Spoleto? Perché ci sono stata in un momento di vita felice e poi ci sono tornata lo scorso weekend con degli amici viaggiatori ed è diventata una città a cui voglio bene.

Dell’Umbria vi ho parlato spesso (tipo qui e qui) e qui vi ho parlato anche un pochino di Spoleto. Mi piace molto, è un luogo accogliente.
Anche questa volta, come nel caso di Assisi, quasi tutte le foto sono state fatte con l’iPhone, per caso, gironzolando per la città.
Spero che vi piacciano e ve la riescano a raccontare bene attraverso i miei occhi.

Geometrie da passeggio

Geometrie da passeggio

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Assisi in 10 scatti

Questo post fa parte del progetto In 10 scatti.

Questo è il primo post, quello dove spiego come funziona: Un nuovo progetto, una nuova sfida: #in10scatti.

Dieci fotografie (scattate rigorosamente da me) per raccontare una città, una volta alla settimana, per tutto l’anno.

Questo post è un po’ particolare, un po’ diverso dal solito.
Di Assisi pubblicherò solo foto scattate con l’iPhone, da me, sabato scorso.
Ero da sola, c’era il sole, Assisi era silenziosa, rilassata, deserta.
Bellissima.

La qualità delle foto ovviamente non è quella della reflex, ma in quel momento, in quella situazione, potevo farle solo con il telefono.
E per me sono venute meravigliosamente, come volevo io, ancora meglio che se avessi avuto la reflex.
Sono foto impreviste, stupite, non cercate. Mi sono successe.

Ecco a voi la mia Assisi in 10 scatti.

Da una finestra si capisce un paese

Da una finestra si capisce un paese

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Stalking mode: on!

Non so se è più l’istinto della fotografa o quello della stalker: ci sono certi visi, certe espressioni, certe smorfie che io mi incanto ad osservare. Seguo con lo sguardo la linea del profilo, le rughe sulla fronte, la forma delle mani. Osservo il riflesso degli occhi, la piega della bocca, la scelta della pettinatura. Seguo i gesti, i movimenti. Non con malizia o morbosità, direi piuttosto una sorta di interesse scientifico, una curiosità innata nei confronti della specie umana.
No, bello, detta così sembro un incrocio tra Piero Angela e uno spettatore del Grande Fratello, shakerati con un po’ di schizofrenia.

Prima o poi mi arresteranno, ne sono convinta.
Ma non capita anche a voi di fantasticare colpiti da un particolare, un oggetto, un libro? Pensare “chissà dove sta andando?“, “chissà a chi sta scrivendo?”, “chissà qual è la sua storia…”
In particolare quando sono in macchina o in treno all’estero, e mi capita di attraversare interi quartieri di palazzi e di case, mi ritrovo sempre a pensare all’immensità di vite e storie che sono racchiuse dietro quelle piccole finestrine. Ogni finestrina, ogni appartamento, ha dietro una vita, una felicità, una sofferenza, un amore, un segreto, un sogno. Ci pensate?
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iPhoneography: quello che Cartier-Bresson faceva con il rullino.

Questo post è ispirato da Giorgio Fochesato e dalle foto su Instagram di Chiara di Machedavvero?

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Io ho una Canon e appena ne ho l’occasione la porto con me: fotografo visi, oggetti, luci, attimi, panorami, particolari

Ho anche un iPhone e ogni giorno scatto almeno una decina di foto: fotografo visi, oggetti, luci, attimi, panorami, particolari, fotografo gli orari dell’autobus per ricordarmeli, una frase di un libro per non dimenticarla, la carta d’identità perché non ho la fotocopiatrice.

L’iPhone permette di avere sempre una macchina fotografica con sé. La vera rivoluzione sta qui: poiché la sostanza è più importante della forma, l’iPhone vince perché, pur a scapito della qualità, dà la possibilità di cogliere attimi che altrimenti si perderebbero per sempre (vedi post sulle foto Carpe diem). Il grande sogno di ogni fotografo è quello di essere nel posto giusto, al momento giusto, con una macchina fotografica in mano. L’iPhone aumenta esponenzialmente le possibilità che ciò accada.

Non ti perdi la signora che in treno si addormenta in una posizione assurda.

Non ti perdi la luce pazzesca che incontri mentre torni a piedi dal lavoro.

Non ti perdi gli spaghetti in lattina del supermarket in UK.

Instagram ha poi aggiunto un tassello in più: la foto è diventata un messaggio, un pezzo di identità. La possibilità di aggiungere un centinaio di caratteri e di condividerla sui social apre porte impensabili pochi anni fa.
Cambiano i soggetti e cambiano gli intenti della fotografia.
Si fotografa per condividere. Per farsi conoscere, per farsi scoprire. Per comunicare con gli altri (vedi le foto bellissime di Chiara, su Instagram la seguono tutte le sue lettrici, diventa un vero e proprio canale di comunicazione).
E poi si tagga, si hashtagga e si geolocalizza.
Le foto non sono più il punto di arrivo, ma un punto intermedio, un mezzo per un diverso fine. Si passa dalla foto per raggiungere un link, un luogo, una persona.

(Mi viene in mente il libro “I Barbari” di Baricco, e tutto il discorso che fa sul surfare sulle cose piuttosto che immergersi, vi consiglio di leggerlo.)

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