“Negli occhi hanno gli aeroplani per volare ad alta quota…”
Ho ceduto al quote, scusate. E ho ceduto anche allo scrivere un post sulla festa della donna. Ho concluso in fretta ascesa e declino del blog, perfetto.
La mimosa puzza come il diavolo. Si sbriciola dopo due giorni infestando tutta la casa, si annida negli spazietti più reconditi dei tappeti e nelle fughe delle piastrelle, e continua a puzzare per l’eternità.
Uomini, regalateci girasoli! Sono fiori positivi, seguono il sole, sono forti, sono grandi, e soprattutto sono belli, come noi!
Chi mi conosce sa che non mi piace l’atteggiamento femminista per un semplice motivo: non ne abbiamo bisogno. Le categorie da proteggere sono altre: le foche, i calzolai, quelli che usano la bicicletta. Le femministe non aiutano le donne, le aiutano a sentirsi inferiori, da proteggere.
Apprezzo molto i maschilisti, invece: quando li sento parlare mi rendo conto di quanto siamo superiori.
Ma non sono qui per parlare di massimi sistemi, mi piacerebbe parlare invece del diverso modo di viaggiare per uomini e donne.
Non che agli uomini non piaccia viaggiare, semplicemente viaggiano diversamente da noi.
Le donne viaggiano attraverso i particolari.
Lo noto spesso al ritorno, quando confronto i racconti di viaggio delle donne con quelli degli uomini.
Gli uomini parlano di musei, di spiagge, di piazze, di locali, di persone.
Le donne ti raccontano della porticina verde a Portobello, della colazione tra candele e cannella a Istanbul, della signora simpatica conosciuta al mercatino di Berlino, della cioccolata in tazza con quella panna speciale a Merano, dei quadri bellissimi nel barettino cosy di Stoccolma. Le donne si ricordano i sorrisi delle persone, l’aria che si respira nelle città, la luce che fotografano mentre passeggiano, i libri che leggono i vicini sulla metro.
Le donne vedono cose che gli uomini guardano solo.
Gli uomini potranno anche fare la pipì in piedi, ma noi da sedute fotografiamo le piastrelle del bagno.
Le piastrelle del bagno del Portobello Gold
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