Bentornati. Anzi, bentornata a me.
Ho talmente tante cose da raccontarvi che non so da che parte iniziare: quale occasione migliore per rispolverare i miei amati Dispacci?
Siamo già al sedicesimo, come volano i dispacci quando ci si diverte, eh?
Vi racconto di un mirabolante trasloco, una piccola Clarita che inizia a camminare, gli acquerelli che sono meglio dello psicologo, un muro speciale di casa mia, i viaggi che non stiamo facendo, le parole che non ho scritto.
Poco filo logico, molto caos. Come vuole la tradizione 🎉
C’è una bugia nel titolo
Tecnicamente d’ora in poi i Dispacci non saranno più da San Francisco, ma da San Mateo: una cittadina più piccola tra SF e la Silicon Valley. San Mateo è un piccolo pacifico sobborgo per famiglie dove ci siamo trasferiti con l’arrivo del Clarino. Siamo diventati un cliché alla Desperate Housewives.
Abbiamo salutato le fochine del nostro amato Pier 39 e la minuscola e splendida casina dove è nata la nostra famiglia e ci siamo trasferiti in un appartamento più grande, fuori dalla città e dai suoi pericoli, dove il costo degli affitti è meno allucinante, siamo circondati da immensi parchi e abbiamo i nostri amici vicino.
Però “Dispacci da San Mateo” suonava malissimo quindi continuerò a mentire anche in futuro. (Alla fine sono solo 30 chilometri.)
La faccio facile, ma l’ultimo anno è stato un vero e proprio delirio logistico che ha incluso 4 voli intercontinentali (e numerosi altri più corti), 7 case diverse, 1 Clara al seguito, 1 storage murato di scatoloni, 1 carrello della spesa sequestrato, tanti amici con cuori enormi e pazienza illimitata, 1 pandemia (2 lavori full time – per fortuna – e 1 asilo chiuso).
Le parole che non ho scritto
Ho scritto pochissimo in questi mesi.
Letto pochi libri di carta, tantissimi audiolibri (grande scoperta del mio 2019, soprattutto mentre corro o guido).
Perché? È una domanda che mi sono fatta spesso.
Non mi aspettavo questo cambiamento nella mia vita, scrivere è sempre stato un porto sicuro e una delle poche efficaci modalità per scaricare la testa. Quando scrivo appoggio qui i miei pensieri – effetto Pensatoio di Silente – e riesco a vederli da fuori, ad analizzarli con più distacco e oggettività. Mi svuoto, e mi rilasso.
Quindi perché nell’ultimo anno ho scritto poco?
Perché non ho avuto tempo.
Mai come in questo ultimo anno ho apprezzato il valore del tempo per me. Con una Clari piccola il tempo è stato poco poco, c’era sempre qualcosa da fare, il prossimo passo da programmare, tutti i pezzettini da incastrare. È stato come giocare a un tetris vivente, musichina inclusa.
È stato l’anno più spettacolare della mia vita, ma che ha dato nuove definizioni al concetto di “stanchezza”! 😄
Io ci metto tanto a scrivere. Per scrivere questo post ci ho messo 10 ore almeno.
E ho bisogno di silenzio, di ore di silenzio tutte attaccate per non perdere il filo del pensiero.
Condizioni abbastanza complicate da creare nel mio presente.
Adesso che la Clara è più grande i tempi sono più gestibili e piano piano sto riuscendo a reinserire nel tetris anche i miei pezzettini preferiti.
Perché non ho viaggiato.
Altra bugia: ho viaggiato tantissimo, ma quasi mai per piacere. Abbiamo preso decine di aerei per lavoro, per vedere le nostre famiglie in Italia e in Spagna, per passare del tempo con le persone del cuore.
Quando avevamo qualche viaggio di scoperta in programma è arrivato il lockdown che ha ridimensionato i nostri piani (è già tanto se quest’estate riusciamo a rientrare in Italia per un paio di mesi!).
Questo blog è nato per scrivere di viaggi. È quando viaggio che mi si accende la lampadina, che ho bisogno di riversare le esperienze e i ricordi su carta (o tastiera).
Quindi niente viaggi, niente da scrivere (o se non altro molto meno del solito).
Perché non volevo che diventasse un baby blog.
Avrei avuto tanto da scrivere sulla Clara, sulla mia nuova avventura da mamma, sulle scoperte e le nuove modalità di viaggiare.
Ho riempito quaderni su quaderni di pensieri nell’ultimo anno.
Ma non queste pagine.
Questo non diventerà un family travel blog. Con grande rispetto per chi ha fatto questa scelta, ma non è la mia. Ci sono già tantissimi professionisti che vi parlano di come viaggiare con bambini al seguito, non sento la necessità del mio contributo. Magari ci sarà qualche spunto qua e là, inevitabilmente. Ma vorrei lasciare l’anima di questo blog intatta, come l’avete sempre letto e conosciuto.
Perché ero gelosa dei miei momenti.
Mi sembrava di rovinare i momenti belli condividendoli sui social.
Come un segreto, che quando lo dici perde il suo valore.
Sicuramente è una sciocchezza, d’altronde “happiness is real only when shared”, no?
Però faccio ancora fatica a condividere il mio tesssoro.
Vorrei ricominciare a farlo, almeno un po’.
Perché avevo creato troppa aspettativa.
Quando mi veniva voglia di scrivere due righe o di pubblicare una foto sentivo un pensiero che si insinuava dicendo “non posti niente da sei mesi e adesso posti una cosa così insulsa?”. E quindi rimandavo. Grande stupidaggine, ma molto reale.
Alla fine ho deciso di scrivere questo post insulso così strappo il cerotto e buonanotte!
Perché non ne avevo voglia.
Brutale ma onesto. Il (poco) tempo libero che ho avuto ho preferito investirlo in modo diverso rispetto allo scrivere qui. Dormendo, principalmente 😄
Ora che ne ho (un po’) di più, spero di riuscire a farci stare dentro tutto (anche se la sensazione del sacchettino del sacco a pelo di cui vi parlavo qui è ancora molto attuale).
“Heaven is where we make it
even in the smallest places, can a garden grow”.
Sono le parole di una delle mie canzoni preferite, che spessissimo negli ultimi anni mi sono risuonate in testa come un mantra.
Credo siano di una verità delicata e profonda.
Crearsi il proprio angolino di pace, di felicità, il proprio giardino, richiede impegno e dedizione, ogni giorno.
Ma è possibile. Anche dall’altra parte del mondo, anche durante i momenti difficili, tra traslochi, pandemie e nuovi ritmi.
Essere felici richiede cura, costanza, volontà.
Ritagliarmi il tempo per dipingere, in silenzio, senza fretta, davanti alla finestra. E sentirmi in pace col mondo.
Cucinare la torta di mele la sera e trovarla al mattino che mi aspetta per la colazione.
Imparare a camminare al parco con la Clara, così contenta che le viene il singhiozzo dal ridere dopo due passi.
Arredare una casa nuova a nostra misura. Appendere i nostri quadri, scegliere il nostro letto, riempire tutto di lucine.
Annaffiare la nostra piantina di avocado, avocuddle, piantata quando abbiamo scoperto di aspettare la Clari.
Bere il cappuccino fatto in casa in una tazza fatta a mano.
Andare a correre, ogni giorno un po’ più forte, un po’ più lontano.
La nostra parete
A casa nostra c’è una parete che racconta la nostra storia.
Ci sono tanti disegni, fatti dai nostri artisti preferiti apposta per noi.
Ci ritraggono in ogni fase della nostra vita insieme.
Ci siamo noi appena arrivati a San Francisco, il nostro matrimonio, io con il pancione, la Clari appena nata, io che l’allatto, il suo primo compleanno.
Ogni volta che la guardo mi mette di buon umore.
Mi piace immaginarla tra qualche anno, sempre più piena di noi.
Crescere una bambina trilingue
Mi terrorizza.
Ma è inevitabile.
Sta crescendo in California, con una mamma italiana e un babbo spagnolo.
Sono sicura che sarà un grande regalo per lei, se tutto andrà bene.
Abbiamo letto e studiato tanto per capire come fare, abbiamo chiesto agli amici che ci sono già passati e agli esperti. Alla fine abbiamo optato per l’approccio OPOL, il più comune: One Person One Language.
Ogni persona nella sua vita dovrà parlarle nella propria lingua madre, sarà poi la Clara a distinguere nel tempo le lingue associandole alle diverse persone.
Io le parlo in italiano, suo babbo in spagnolo, le dade dell’asilo in inglese.
Lei per ora capisce perfettamente l’italiano, abbastanza bene lo spagnolo, poco l’inglese (anche perché a causa del lockdown ha perso tanti mesi di asilo).
Dice “mamma” e “babbo”.
L’altro giorno mi ha fatto ciao con la manina e mi ha detto “bye-bye”!
Sono rimasta sotto shock dieci minuti a sentirle pronunciare una parola in inglese.
Tutta in una volta mi è piovuta addosso la consapevolezza che lei è altro da me, che fa esperienze anche senza di me e impara parole che non le ho insegnato io. È stato bellissimo e un po’ spaventoso. Ma soprattutto bellissimo.
Volevo andare in Scozia
E invece vado a Cesenatico! 😂
E a Pinzolo!
Avevamo in programma – come molti di voi – di viaggiare quest’estate.
Io sogno da un po’ le Highlands della Scozia.
(Se avete qualche consiglio fatevi avanti, prima o poi ci andrò!)
Ma considerata la situazione incerta e ancora non troppo rassicurante, abbiamo deciso di rimanere in Italia e di goderci l’estate in tranquillità con famiglia e amici.
Per ora a dir la verità non sappiamo nemmeno se sarà possibile rientrare in Italia a fine luglio come programmato. Incrociamo le dita.
Ciliegina sulla torta: il volo di andata me lo faccio in solitaria col Clarino. Rock ‘n’ roll! 🤟
Quanto mi mancavi Irene .. ❤️
Grazie Emi! mancava anche a me tanto scrivere e l’interazione con voi ❤
Bentornata!!!!
Post insulso?!??!?!? Nemmeno per sogno… Ogni singolo post di questo blog è un piacere per chi ama leggere!
Saresti in grado di rendere interessante anche la lista della spesa!!!!
Scherzi a parte siamo felicissimi di aver ritrovato le tue parole, le tue foto e i tuoi acquerelli!!!
Grazie! Cercherò di scrivere di cose un po’ più entusiasmanti in futuro!
Sempre bellissimo leggerti! Ben tornata e buona estate cara Irene!
Grazie Silvia! Anche a te!
Irene finalmente sei tornata con le tue parole e i tuoi racconti che sono da sempre carezze sul cuore. Grazie per questo spaccato di vita, per le emozioni e la positività che sai trasmettere. Quest’estate anche io avevo in programma la Scozia (o in alternativa l’Irlanda on the road) ma ci rifugeremo nei posti amati e non troppo lontani da casa.
Un abbraccio forte
Spero di leggerti presto
Camilla
Trasmettere positività è davvero uno dei miei obiettivi quando scrivo, soprattutto in questo periodo. Grazie a te! ❤
Ci hai messo del tempo, a scriverci di nuovo, è vero, ma quanto è stato bello vedere questa mail nella casella di posta! E quante belle, piccole cose ci hai raccontato da… San Mateo! Tante brevi suggestioni – i libri in tre lingue, i dipinti, la parete della vostra vita, i voli, la nuova casa, … – che fanno sentire anche noi, un pochettino, lì a San Mateo! 🙂
Che bello! Sono molto contenta che vi piacciano questi post un po’ sconclusionati
Sempre bello leggerti!!
Grazie Giada!
Bentornata Irene!! Che piacere tornare a leggerti. Ma goditi questo tempo meraviglioso con la tua bimba e con gli affetti più cari, ricordando sempre che hai un esercito di persone che ti pensano e immaginano, stanca ma felice, nella tua veste di donna, professionista, moglie, madre e, speriamo tutti presto, di nuovo viaggiatrice da racconto 🙂 Un abbraccio
Roberta
Mi hai descritto incredibilmente bene in poche righe 🙂 Grazie di questo commento ❤
Irene basta! Devi scriverci un libro!! Ti prego! Finisco di leggere ogni tuo post con la voglia di continuare… rileggo le tue cose più e più volte… LIBRO!! FACCIO UNA PETIZIONE!
Marilù mi hai fatto riderissimo
Grazie della fiducia, ma non so se saprei fare. Chissà!
Ciao, ho scoperto il tuo blog per caso un paio di anni fa e da allora non ho smesso di leggere i tuoi articoli. Bentornata!!!
Grazie! 🙂
che bellooooooooo! Sei tornata, un po’ di aria fresca :)))))))
Eliii!! Grazie! ❤❤❤