Partire è la più bella e coraggiosa delle azioni. Next stop: Alaska (in tenda)!

Montagne, ghiacciai, lontre (❤), salmoni, orsi (ORSI?!), tende, fornellini, scarponi, guanti di lana, aria ghiacciata, kayak, balene (❤).
Domani si parte e io non ci posso ancora credere.

Fino a pochissimi giorni fa pensavamo che non saremmo riusciti a partire, e invece si va, e in questo momento la nostra casa è sommersa da sacchi a pelo, stuoini, torce, macchine fotografiche in carica, e un’italiana e uno spagnolo che saltellano felici da una parte all’altra del soggiorno.

Questi saltelli sono particolarmente esultanti perché dietro questa partenza c’è una lunga storia.
Una storia di attese e di (almeno) un centinaio di incontri con la cassetta delle lettere. 
Adesso ve la racconto.

10 giorni in Alaska - To the lovers of wilderness Alaska is one of the most wonderful countries in the world - John Muir

(ah, la casa è anche sommersa dai miei pennelli e dai miei acquerelli)

Iniziamo da una cosa importante che non sapete di me: io non sono paziente.

Ci provo, mi impegno, ma proprio faccio una fatica enorme ad aspettare e a pazientare.
Soprattutto quando devo attendere un tempo indefinito per qualcosa che non dipende da me.
Scoppio.
Sono in tensione come se ci fosse sempre un rubinetto che perde nella stanza: plic, plic, plic, plic, plic.

Io sono per il rubinetto spalancato a tutta potenza o chiuso bello stretto.
Per il tutto e subito, il qui e ora.
E invece.

L’ironia ha voluto che gli ultimi anni fossero costellati da attese. Attese lunghe, indefinite, imprevedibili, fuori dal mio controllo. Attese per cui mi sono arrabbiata, ho sbuffato, ho stretto i denti, ho fatto lunghi respiri, ho provato ad accettare ciò che non potevo cambiare. Col sorriso.

Viaggio di 10 giorni in Alaska - The mountains are calling and I must go - John Muir

(sì, quello a sinistra è un paio di calzini con le lontre che si tengono per mano – lo sapevi che le lontre si tengono veramente per mano quando dormono per non farsi separare dalla corrente?❤)

Veniamo alla nostra storia.
L’ultima grande odissea delle attese si chiama green card.
La green card è la Permanent Resident Card rilasciata dagli U.S. Citizenship and Immigration Services che permette a un cittadino non americano (in questo caso a noi) di vivere e lavorare negli Stati Uniti per un periodo di tempo illimitato. È la via di mezzo tra un visto lavorativo e la cittadinanza americana.

La buona notizia è che la green card ci è stata approvata (alèèè!), la cattiva notizia è che il processo è lungo, di una lentezza disarmante e complicatissimo.

Bisogna  p a z i e n t a r e – mi ripeto dieci volte al giorno.

Avete mai giocato a Super Mario Bros?
Praticamente questo povero cristo in ogni livello salta fossati, sconfigge nemici, raccoglie monete, evita spuntoni, si lancia dentro tubature buie e profonde, corre come un dannato, e quando arriva alla fine pensa di trovare la principessa e invece – TADAAAN! – c’è un mostro ancora più grande del precedente da sconfiggere.
E se lo sconfigge cosa succede?
Che passa al livello successivo e può ricominciare a saltare, sconfiggere, raccogliere, evitare e correre verso il prossimo mostro!

Io sono Super Mario.
La green card è la mia principessa.

Questa lunghissima storia ve la sto raccontando per spiegarvi perché questo viaggio mi fa ancora più felice del solito.

Viaggio di 10 giorni in Alaska - To the lovers of wilderness Alaska is one of the most wonderful countries in the world - John Muir

A gennaio, dopo aver passato il Natale a casa, sono tornata qui a San Francisco con un tasca un biglietto di ritorno verso Bologna a metà luglio.
MA!
A causa di questo lungo e tortuoso processo della green card non possiamo uscire dagli Stati Uniti fino a data da destinarsi (cioè fino a questo questo processo è concluso).
Per questo motivo il mio bel biglietto aereo dal sapore di piadina romagnola e cappelletti al ragù si è polverizzato davanti ai miei occhi (ed è stato spostato al prossimo Natale).
“Va bene. Poco male.” abbiamo pensato “Ci faremo un viaggio all’interno degli Stati Uniti. Alaska magari!” 
MA!
Troppo facile.
A causa di un pezzettino di questo cervellotico e cavilloso processo, fino alla convocazione via lettera dell’appuntamento per la raccolta delle impronte digitali, non potevamo uscire da San Francisco.
“Aspettiamo questa lettera” abbiamo pensato “non tarderà molto.”
Era inizio luglio.
A metà luglio ancora nulla.
A fine luglio ancora nulla.
A inizio agosto ancora nulla.
A metà agosto ancora nulla.
Lentamente e inesorabilmente il nostro viaggio per l’Alaska iniziava a dissolversi.

Io e la mia pazienza controllavamo la buchetta delle lettere tre volte al giorno.
(Tre volte al giorno per un mese e mezzo sono tantissssime volte, avevo imparato ad aprire e chiudere la cassetta al volo prima che la porta dell’ascensore si richiudesse.)
Plic, plic, plic, plic, plic.

POI FINALMENTE IL 18 AGOSTO LA TANTO AGOGNATA CONVOCAZIONE È ARRIVATA.
Il 21 agosto siamo andati a farci schedare e a rilasciare tutti i nostri dati biometrici al Governo degli Stati Uniti come dei criminali internazionali e tornati a casa abbiamo comprato i biglietti aerei per Anchorage, Alaska!

Qui sotto una diapositiva di me tra una settimana:

Staremo in Alaska dieci giorni, partiremo da Anchorage e attraverseremo la penisola di Kenai in tenda fino a Seldovia, il suo paesino più remoto.

Esploreremo i suoi paesini, faremo un po’ di trekking fino al Ghiacciaio di Exit nell’Harding Icefield, un po’ di kayaking nella Baia di Cook, mangeremo tantissimo salmone, ci congeleremo le punte dei nasi.

Intanto sto leggendo Travels in Alaska di John Muir, un libro del 1915 che è un po’ pesino, ma ha dei passaggi incantevoli, poi vi dico se merita.

Come al solito vi regalo alcune perle sulla nostra destinazione che ho scoperto organizzando il viaggio:

  • L’Alaska è stata comprata dagli Stati Uniti alla Russia per poco più di 7 milioni di dollari (circa 2 centesimi all’acro, 1 acro sono circa 4 mila metri quadrati)
  • È diventata il 49° stato degli USA nel 1959
  • In tutta l’Alaska ci vivono 740 mila persone, circa due volte Bologna
  • In Alaska c’è 1 orso ogni 7 abitanti
  • Un terzo del suo territorio rimane all’interno del Circolo Polare Artico
  • L’Alaska è il più esteso stato degli USA: può contenere il Rhode Island 425 volte (questa cosa mi fa crepare)

Domani si parte davvero per l’Alaska.
Così a nord nel mondo ci sono stata solo un’altra volta, in Norvegia, a Molde, quando avevo 11 anni (ma questa è un’altra storia).

Non vedo l’ora di chiudere lo zaino spingendo dentro il sacco a pelo per sentire quel brivido lungo la schiena che conosco a memoria e non sento da troppo tempo.

Via che si va!

Viaggiare in Alaska - The mountains are calling and I must go - John Muir