Potenza.
Libertà.
Orgoglio.
Solidarietà.
Brividi. Gioia. Energia.
Amore.
Giustizia.
Identità.
Amore. Amore. Amore.
Questo è ciò che si vive alla Pride Parade di San Francisco.
Un fiume di persone, tutte lì per urlare al mondo che l’amore è amore, l’identità è identità.
Non si sceglie chi amare, così come non si sceglie chi essere.
“I love who I love, I am who I am.”
Il 24 e 25 giugno (il Pride Month) qui a San Francisco si è tenuta la San Francisco Pride, una manifestazione organizzata dalla comunità Lesbian Gay Bisexual Transgender Queer “to educate the world, commemorate our heritage, celebrate our culture, and liberate our people” (“per educare il mondo, per commemorare la nostra storia, per celebrare la nostra cultura e per liberare il nostro popolo”).
Due giorni di una potenza incredibile, ancora una volta mi sono sentita orgogliosa e felice di vivere in questa città così aperta, così accogliente, così giusta (ne avevo parlato anche qui: Dispacci da San Francisco #12: vivere a San Francisco ai tempi di Donald Trump – qui invece c’è il rovescio della medaglia: Dispacci da San Francisco #8: la strada è la casa di troppe persone).
Oggi sono stata alla parata. Iniziava alle 10 di mattina e si concludeva alle 18, lungo Market Street, la strada principale di San Francisco.
271 gruppi hanno partecipato, realtà di ogni tipo: associazioni per i diritti LGBTQ ovviamente, ma anche grandi aziende (Google, Facebook, Twitter, Microsoft, GoPro…), Università (Berkeley, Stanford, University of San Francisco…), gruppi religiosi (cattolici, buddisti, ebrei…), rappresentanti del Governo (la NASA, i ranger dei National Parks, la società che gestisce i trasporti della città…) gruppi teatrali, palestre, scuole di danza, associazioni di quartiere. Qui trovate la lista completa se siete curiosi.
Bimbi piccoli e signore anziane, bianchi e neri, sui carri e in sedia a rotelle.
C’eravamo tutti.
Mentre le bandiere arcobaleno volteggiavano attorno a me, le persone ballavano e cantavano, e la musica riempiva l’aria io non riuscivo a smettere di pensare a quanto ogni singola persona che stava sfilando davanti a me doveva aver sofferto nella sua vita.
Solo per poter essere chi si sente di essere o amare chi si sente di amare.
Di fianco a me c’era mio marito a cui posso dare tutti i baci che voglio in pubblico senza sentirmi sbagliata o giudicata, il nostro essere liberi di amarci per molte persone è un lusso, è un diritto da strappare con le unghie e con i denti.
Sono sicura che i nostri nipoti ci chiederanno: “Nonni ma è vero che quando voi eravate piccoli c‘erano delle persone che venivano giudicate per chi amavano?“.
Un po’ come io guardo indietro nella storia e mi chiedo: “Ma veramente fino al 1945 le donne in Italia non potevano votare?”. Sembra fantascienza. E invece non lo è, in quel caso intere generazioni di donne si sono battute, hanno protestato, marciato, sono morte, per garantire a noi un diritto che oggi ci sembra ridicolmente ovvio.
Spero che i diritti per cui oggi si marciava a San Francisco risultino ridicolmente ovvi ai miei nipoti.
L’unica cosa a cui dovremmo essere intolleranti è la mancanza di rispetto.
Durante la parata, ad un certo punto, sono rimasta ipnotizzata da un ragazzo: avrà avuto una ventina d’anni, biondo, alto, con dei movimenti pieni di energia, un sorriso esplosivo, ballava con tutto sé stesso, con gli occhi chiusi. La parata si è fermata per qualche minuto e lui è rimasto davanti a noi a ballare, sprigionando un’energia potente. Capriole, volteggi, piroette, salti.
Era un ballo di libertà e di liberazione, come una farfalla che vola finalmente via dalla propria crisalide.
Era lì davanti a centinaia di persone, a occhi chiusi, a ballare con ogni fibra del suo corpo, a essere sé stesso.
Il mio pensiero è andato a un amico, una persona che fa parte della mia vita da sempre, a cui voglio bene come un fratello, e ho sperato che potesse sentirsi così completamente libero un giorno. Mi sono ritrovata a piangere con i singhiozzi e la pelle d’oca. Per le ingiustizie, per i giudizi, per l’inferno attraverso cui alcuni di noi devono passare (soprattutto se vengono da piccole città italiane) solo perché si sono innamorati di una persona dello stesso sesso.
Quanto dolore silenzioso, quante angosce, quanti dubbi, quante doppie vite. Che rabbia e che peccato. Quante adolescenze passate col groppo alla gola solo perché non sappiamo essere abbastanza accoglienti.
Vedere quel ragazzo essere e amare assolutamente chi gli pare, e ballare con tutte le sue forze per celebrare questa libertà, mi ha riempito il cuore.
Sono felice e orgogliosa di esserci stata oggi.
“Walking up Market Street and being cheered by tens of thousands of people can really blow billows of love into their chests that can sustain them for the other 364 days of the year”
(da un articolo del San Francisco Chronicles sulla Pride Parade).
Ecco quello che mi manca di questa città… il senso di libertà nell’essere tutti diversi ma uniti! Mi manca troppo! Ho respirato la tua stessa atmosfera con le tue foto! 🙂
La libertà è davvero la forza di questa città (e in qualche modo anche la sua debolezza – se vuoi distruggere la tua vita sei “libero” di farlo).
Irene, grazie, GRAZIE per questo bellissimo dispaccio..mi ha commosso.
Grazie a te Deborah per aver lasciato un segno del tuo passaggio. Su questo post lo apprezzo anche più che su tutti gli altri.
bellissime foto.
l’aspetto che mi incuriosisce maggiormente è l’inclusione dei brand sulle bandiere arcobaleno. sarebbe interessante capire se la medesima presa di posizione delle aziende fosse possibile anche in italia.
Tantissimi brand hanno fatto parte della marcia, sia con gadget (come la bandiera che vedi in foto) sia con la loro presenza. Anche in Italia qualche azienda ha iniziato a prendere posizione, se guardi sul sito della Milano Pride ci sono tutti i partecipanti: http://www.milanopride.it/site/parata-2017/
Tra i nomi che spiccano Accenture, Amazon, Deliveroo, Docebo, Facebook, Google, Heineken, Linkedin, Microsoft, Randstad, TIM, Vitasnella, Vodafone, Zurich. Non male dai 😉
non male: piacevole scoperta. grazie della seganalazione.
Già dalle immagini si percepisce la forza di questo evento! Mi piacerebbe girarlo (e probabilmente lo farò) a chi vede solo e unicamente una sola strada….. quanta strada dobbiamo ancora fare ma proviamo
Giralo ti prego. Con molta grazia e gentilezza, che le idee vanno condivise non imposte, ma fallo 🙂
I love who I love, i am Who i am.
Avrei tanto voluto assistere anche io a questa parata d’amore e condividerò l’articolo su Facebook!
Grazie Irene ❤️
È stata davvero di una potenza pazzesca. Dovete assolutamente venire nei prossimi anni!
Bellissime immagini. Esprimono perfettamente il senso di questo evento.
E pensa che a riguardarle penso che non rendano per niente. Se puoi vieni a vederla con i tuoi occhi perché dà un senso ancora più pieno a San Francisco 🙂
Ma quanto amore c’è in queste foto? E’ fantastico quello cui hai assistito, Irene. Grazie di questa bella testimonianza. Evidentemente San Francisco è una città molto avanti per certe cose e questo mi fa venire ancora più voglia di conoscerla…
ps: riesco a stento a immaginare i gruppi religiosi a un gay pride, davvero pazzesco! 😀
A presto 🙂
Anche a me quella è la cosa che ha colpito di più! Essendo stata scout per tantissimi anni so bene che dentro la chiesa la maggioranza delle persone è assolutamente accogliente e a favore dell’integrazione. Avendo però il Vaticano dentro casa, per noi italiani eè davvero difficile poter concepire un’apertura così esplicita. È meraviglioso.
Grazie a te ho seguito la parata live sulle stories di Instagram… grazie e complimenti, ancora una volta 😉
Che bello! La potenza dei social network! Allora le Stories servono a qualcosa!!
Ogni volta che scrivi hai una delicatezza che veramente tocca il cuore. 🙂
Grazie Myrti, è un complimento stupendo, ti ringrazio davvero di cuore❤️
Grande Ire ❤️❤️❤️
Senza di te non sarei qui ❤️ (anche letteralmente!)
Grazie Irene: il tuo sguardo delicato e attento trasmette tutta la potenza della manifestazione e del messaggio di amore e libertà. Le tue immagini, le tue parole e quello a cui hai assistito dimostrano che un altro mondo è davvero possibile!
PS Ancor più della presenza di brand che sostengono apertamente la manifestazione, trovo sorprendente e incoraggiante la presenza di esponenti delle comunità religiose (per dire… non riesco per il momento ad immaginarmi una cosa del genere in Vaticano…).
Assolutamente d’accordo, vedere i gruppi religiosi mi ha colpito tantissimo. E devo dire, da scout, mi ha anche riempito di orgoglio. Le religioni sono prima di tutto amore e i credenti dovrebbero essere i primi ad accogliere.
Spero che mia figlia sarà libera di amare chi vorrà e che finalmente ci si renda conto che un mondo equo e pieno di diritti è un mondo migliore per tutti.
Vedrai che i nostri figli e i nostri nipoti rideranno della nostra generazione e di quelle precedenti per essere stati così bigotti. L’amore non può che vincere 🙂
La lotta contro le discriminazioni (di ogni genere) è da sempre una lotta difficile e piena di sofferenza.Vedere però il sorriso sul volto di lotta mi riempie il cuore di gioia! Grazie per aver mostrato che per lottare non serve rabbia e violenza, ma tanto coraggio, rispetto e piena convinzione dei propri ideali.
Grazie davvero per questo commento, concordo su tutto.
Free people in a free world!
Brava Irene…GRANDE DONNA in una GRANDE CITTA’!
Un po’ ti invidio (nel senso buono del termine) 🙂
Eheh! Grazie Matteo, dall’alto del mio metro e cinquantacinque 😉
E la pelle d’oca e le lacrime sono venute anche a leggendoti..perché qui non può essere così??perché devono giudicare chi si ama?perché causare dolore e vergogna?
San Francisco è un altro mondo, molto più avanti.. spero che anche qui un giorno non troppo lontano sarà così..
Su questi temi qui è davvero un altro mondo. Su altri meno eh, qui la gente muore per strada purtroppo.
Emozionante… Grazie per aver condiviso questa giornata!!
Non so se ricordi, io sono la ragazza che vive in Bahrain, e come puoi immaginare qui essere gay è illegale… Ho amici gay qui che letteralmente cambiano direzione appena vedono un ragazzo con cui sono stati, e mi fa sentire triste il pensiero che non potranno mai avere una relazione importante senza dover lasciare il Paese!
Bellissime foto, mi hanno davvero portato lì!
Ciao Giulia! Certo che mi ricordo!! Che peccato che in alcune parti del mondo sia ancora così inaccettabile (o addirittura illegale!). Pazzesco.