I murales di Mission sono una delle cose più strabilianti che San Francisco vi possa regalare.
Hanno dentro tutto: la bellezza, la passione, la lotta, la dolcezza, la forza, la storia di questa città e dei popoli che la abitano.
Sono murales incredibili (e storie incredibili).
Alcuni fanno venire i brividi da quanto sono intensi.
Altri fanno venire i brividi da quanto sono belli.
Altri sono assurdi, altri sono arrabbiati.
Alcuni sono piedi d’amore, altri sono pieni di tristezza.
C’è un grande pezzo di San Francisco dentro questi murales e dentro Mission.
Non potrete ripartire senza essere stati qui, o non avrete tutti gli strumenti per comprendere questa città così complessa e splendida.
Ma a Mission bisogna andarci con la giusta preparazione e senza giudizi e pregiudizi.
Mission è il quartiere messicano di San Francisco: c’è un’energia unica e ci sono le migliori taquerie della città, ma è anche uno dei quartieri più poveri e tosti della città, con tanti homeless alle fermate della Bart e tante persone dipendenti da alcol o droghe per le sue strade.
Negli ultimi anni lo stanno riqualificando molto (soprattutto tra Valencia St e 18th St verso sud), ma storicamente è sempre stata una zona complessa, dove c’erano (e ci sono) tanti pensieri, tante frustrazioni, tante lotte da dipingere sui muri.
Questa piccola introduzione l’ho voluta fare in maniera che ci arriviate preparati e pieni di rispetto.
Non aspettatevi il quartierino fighetto con qualche immagine hipster sui muri.
Mission è un luogo che vibra, che ha tanto da raccontare, ma è anche un posto crudo in cui entrare in punta di piedi e con tanta, tantissima umiltà.
Essere messicani a San Francisco è difficile, significa fare sempre più fatica degli altri (di tutti gli altri) per raggiungere lo stesso risultato.
Ora veniamo a noi: i murales.
Mission è piena di murales (ad oggi se ne contano oltre 500) lungo tutte le sue strade, la maggior parte però si concentrano a Clarion Alley e Balmy Alley.
In questo post vi farò vedere quelli che più mi hanno colpito durante una passeggiata di inizio marzo 2017.
Vi dico la data perché i murales sono sempre in “movimento”: da un anno all’altro si possono deteriorare o venire coperti e sostituiti o possono nascerne dei nuovi. Non è detto che i murales che io vi faccio vedere oggi ci siano ancora l’anno prossimo.
Se volete seguire un bell’itinerario a piedi di Mission potete trovalo in questo post: Il mio itinerario di 3 giorni a San Francisco (dopo un anno di vita qua) (in particolare l’itinerario di Mission lo trovate la mattina del Giorno 2).
Ci vogliono un paio d’ore a piedi per farlo tutto, ma merita senza alcun dubbio.
Se invece volete vedere tutti i murales di San Francisco dal vostro divano vi consiglio di andare a spulciare SF Mural Arts: un sito curatissimo con foto, informazioni e descrizioni dei murales della città divisi per quartieri. TOP.
I murales a Mission iniziano a comparire a Balmy Alley all’inizio degli anni ’70 per mano di Patricia Rodriquez e Graciela Carillo che fondano il gruppo di artiste Mujeres Muralistas (nel link spiegato da una delle fondatrici).
Il gruppo viene creato sulla scia del movimento messicano muralista di Diego Rivera, con una differenza fondamentale: le opere delle Mujeres Muralistas erano, sì, socio-politiche e profonde, ma sempre da un punto di vista femminile, non violento, riflessivo, positivo.
In una bellissima intervista Patricia Rodriguez, una delle fondatrici, racconta il perché:
“The statements that we made were very feminine and we got a lot of criticism because we weren’t doing soldiers with guns, weren’t doing revolutionary figures. We were painting women. Women in the marketplace, women breastfeeding, women doing art. People got really angry that we were doing that. ‘How could you do this when there’s so much going on?’ but we were saying that being a woman is a revolution in society.“
Scusate, ma che potenza è?
Che messaggio meraviglioso custodiscono questi vicoli di Mission.
Lo riscrivo perché è un concetto talmente enorme che va pesato ancora.
‘How could you do this when there’s so much going on?’ but we were saying that
being a woman is a revolution in society.
Un murales mi ha particolarmente toccato, è stato un po’ un colpo al cuore.
Si trova proprio su Balmy Alley.
È quello che vedete qui sotto.
La lettera che la donna tiene tra le mani dice così (è in spagnolo, ma vi metto la traduzione):
“Amore mio, spero che quando riceverai questa lettera tu stia molto bene, insieme a nostro figlio. Sono ancora qui in California a lavorare. Lo so che la vita là è molto dura, però credo che sia ancora più difficile stare qui, per la distanza che ci separa. Mi mancate molto, speriamo di poter stare di nuovo insieme molto presto. Con tanto amore, Chepe”
Dopo tante parole ora vi lascio alle immagini, che sono quelle che contano davvero.
Ecco qua i meravigliosi murales di Mission.
Dal vivo ovviamente sono ancora più belli, sembrano vivi.
Bellissimo, emozionante, coinvolgente! I colori sono splendidi: vorrei le pareti di casa così!
Grazie
Eh sì Emilia, a Mission si viene letteralmente travolti dai colori, uno spettacolo!!
Sono meravigliosi, di una forza pazzesca. San Francisco è una delle città americane che più mi preme visitare, spero di andarci presto. Nel frattempo, speriamo che non li abbiano cancellati, ci resterei malissimo considerato che da un po’ di tempo a questa parte la street art è uno degli elementi sui quali baso la qualità dei miei viaggi. Grazie per averceli mostrati! A presto!
San Francisco merita un bel po’ (per me merita così tanto che appunto ho deciso di viverci!) 🙂
I murales non verranno mai cancellati del tutto qui perché sono un pezzo della storia della città, però spesso vengono coperti da altri murales, cambiando in continuazione. Vedrai che qui la street art ti lascerà a bocca aperta!
che meraviglia, grazie per la condivisione, mi hai fatto venire ancora più voglia di andare a S. Francisco.
e mi è piaciuto tutto quello che hai messo dentro questo post: non solo istruzioni e foto, ma un contesto umano molto bello e senza il quale non sarebbe stato possibile comprendere le opere.
mi permetto solo un piccolo appunto: non so se l’errore derivi dall’originale dove hai preso l’intervista, ma dovrebbe essere “being women” oppure “being a woman”.
(la frase è comunque bellissima 🙂 )
Grande Claudia, hai stra ragione, è sbagliato nell’intervista originale, non l’avevo notato, l’avevo letto direttamente giusto nella mia testa! Ho corretto (almeno qui). Sono contenta che il post ti sia piaciuto, a me Mission ha passato davvero un messaggio potente, spero di averlo passato almeno un pochino 🙂
Ciao a tutti Voi: un’esperienza bellissima questa che ci hai regalato!
Sono andata a S.F. tante volte alcuni anni fa. Ogni volta dall’aeroporto intravedendo la città in lontananza mi sentivo prendere da una vera e propria felicità, come se stessi tornando nel posto più bello che c’è.
È l’emozione che sento ora!
Grazie e a presto. Gabriella
Eheh quanto ti capisco! Grazie Gabriella per questo commento 🙂
Bellissimo, emozionante, coinvolgente!
Grazie! 🙂