La fioritura dei ciliegi è una magia
È una magia.
Non si capisce senza averla vissuta. Si immagina, ma è diverso.
Ho visto per tanti anni le foto della fioritura, sono sempre rimasta a bocca aperta, sempre comunque lontana migliaia di chilometri da quei fiori nuovi. Sempre senza capire veramente quando fosse travolgente e potente questa magia.
Poi sono andata a vederli sbocciare.
Sono arrivata in Giappone a fine marzo, quando solo qualche fiore era timidamente e prematuramente spuntato sui rami di Tokyo.
Poi, un giorno dopo l’altro, è accaduta la magia.
Proprio come nei cartoni animati quando viene fatto un incantesimo e una patina di brillantini parte dalla bacchetta della fatina e si stende su tutto il mondo. Uguale. Ma coi fiori. E per davvero.
Una coperta di fiori rosa si è stesa sul Giappone fino a farlo esplodere di colore, di energia, di potenza, di gioia.
I giapponesi sono impazziti, hanno festeggiato l’hanami con pic nic e feste sotto agli alberi, hanno riempito i loro cellulari di foto di fiori e i loro social di selfie con i ciliegi sullo sfondo.
Le donne hanno indossato i loro meravigliosi kimono e hanno reso ogni scorcio magnifico con i loro colori, la loro grazia e la loro eleganza.
Questi fiori meravigliosi hanno travolto il Giappone da un giorno all’altro in un turbinio di feste e di gioia.
Un giorno dopo l’altro abbiamo visto i fiori sbocciare e le città prendere colore.
Ogni tempio diventava più rosa e più splendente circondato da migliaia di fiori.
Ogni parco sembrava che fosse addobbato a festa, ogni strada diventava un acquerello.
Gli ultimi giorni in Giappone sono stati un continuo “ma che meravigliaaa” con il naso all’insù.
È un magia, davvero.
Non si può spiegare. Io credo che il Giappone durante la fioritura dei sakura sia un luogo speciale, uno dei più speciali che la natura e l’uomo insieme possano regalare.
Non ci si crede.
Andatelo a vedere coi vostri occhi.
Non riuscire a capire e a farsi capire
Questa cosa della lingua mi ha spiazzato.
Non mi era mai capitato di viaggiare in un posto dove davvero non comprendessi neanche vagamente il senso di un discorso o di un cartello.
Parlo l’inglese, il francese e lo spagnolo. Me la cavo con le basi in tedesco, capisco e mi faccio capire in portoghese.
In Sud America, Nord America, Europa, Nord Africa, Sud-est asiatico non ho mai avuto problemi. Ho sempre capito (a volte più, a volte meno – anche molto meno!) e mi sono sempre fatta capire.
In Giappone no.
In Giappone se un cartello è in giapponese non si capisce nemmeno vagamente cosa possa voler dire.
Se la cassiera del 7Eleven ti fa una domanda in giapponese proprio ti sale il terrore puro per la delusione che le dovrai dare dicendole a gesti che non hai capito niente. Di niente. Zero totale.
Perché in effetti la parte peggiore del non capire nulla è doverlo confessare al gentilissimo giapponese che sta cercando di aiutarti. Da spezzare il cuore.
Appena arrivata sono andata all’ATM dell’aeroporto per prelevare degli yen e sullo schermo c’era una grande scritta in giapponese. E basta. Solo alcuni tasti, in giapponese, erano illuminati.
Ho provato a spingere qualche tasto: nulla.
Poi lo schermo: nulla.
Ho fatto due passi indietro nella speranza che una visuale più ampia potesse darmi la chiave di lettura di quell’incomprensibile aggeggio. Nulla.
Solo una lucina rossa su un lato. Vorrà dire che è fuori servizio? Per questo non va? Boh.
Comunque niente yen per me. Mi solo guardata intorno per capire se ero l’unica rientro questa strana bolla di incomprensione.
No. Facce confuse, movimenti ovattati. Tutti erano un po’ persi. Non che fosse una consolazione, era solo strano. Diverso.
Mi avevano detto che in Giappone non parlano inglese. E io ho pensato “sì, va beh, ci capiremo“. Medio, diciamo. Capirsi in qualche modo ci si capisce, prima o poi.
Però vi dico solo che il receptionist del ryokan di Nikko (una persona che lavora in una città turistica, principalmente con turisti stranieri, incaricata della loro accoglienza) per riuscire a spiegarsi parlava al Google Translate del suo smartphone e poi ci faceva vedere la traduzione in inglese.
Scene incredibili.
E lui era talmente tenero e in difficoltà che l’avremmo abbracciato tutti per tranquillizzarlo, avremmo imparato il giapponese pur di toglierlo dall’impaccio.
Un Giappone che sono mille, ma che alla fine è uno solo
Dopo qualche giorno in Giappone ti chiedi davvero quante anime possano convivere in un solo Paese.
C’è il Giappone dei templi, dello zen, della meditazione, dell’introspezione.
C’è il Giappone dei manga, degli anime, delle action figures, dei maid café.
C’è quello delle mille insegne luminose, dell’incrocio di Shibuya, dei karaoke a squarciagola in piccolissime stanze insonorizzate con drink fosforescenti.
C’è quello della tradizione, dei kimono, degli onsen, dei gesti eleganti e composti, della ritualità.
C’è il Giappone delle metro squizzate all’ora di punta, di orde di business man che alle 18 inondano le strade con i loro completi neri tutti uguali che sembra un invasione di Agenti Smith di Matrix.
E alla fine tutti questi pezzettini, guardandoli oltre la superficie, si incontrano, si mescolano, e creano un unico Giappone complicato, sfaccettato, intrigante e sfuggente.
Perché il business man dopo le 18 va a far festa sotto i fiori di ciliegio e si ritrova alle 2 di notte in un karaoke con i colleghi. E nella stanza di fianco ci sono le ragazze eleganti vestite con il kimono. Perfino i negozi di manga di Akihabara di 5 piani hanno una loro sacralità, come tutto in Giappone: dai templi, agli onsen, al sushi.
È un mosaico che ha senso solo con tutti i suoi pezzettini.
Le cose più assurde del mondo sono tutte in Giappone
Zuppa di vongole in lattina nel distributore.
Riso con pollo al curry a forma di orsetto.
Gelato alla fragola a forma di coniglio.
Caffè dove puoi accarezzare gatti (neko cafè).
Caffè dove puoi accarezzare gufi.
Banane glassate e ricoperte di zuccherini.
Bar pieni di gente che giocano tutte allo stesso gioco online.
Negozi solo per cosplayer (dove vendono vestiti per travestirsi da personaggi dei manga o degli anime).
Travestimento da sushi.
Toilet con più bottoni di un’astronave.
Infine, mentre scrivo questo post sto indossando i miei calzini con l’alluce separato che ho preso in Giappone. Quelli che servono per indossare comodamente le infradito.
Sono di una scomodità più unica che rara, mi viene in continuazione da sfregare l’alluce con il ditino di fianco nella speranza vana che ciò che li divide (il malefico calzino) si tolga dal mezzo.
Mi viene in mente solo un’altra sensazione così fastidiosa: avete presente le mutande in mezzo al sedere?
Ciao Ire <3
E' sempre bellissimo leggerti di ritorno da un viaggio!
In questo periodo poi sono alle prese con "in Asia" di Terzani e sono nel periodo giapponese della sua vita; questo popolo mi affascina sempre di più… sembrano così totalmente fuori di testa e buoni, assolutamente non curanti di tutto il mondo fuori dal Giappone..
E poi il mare di fiori e kimono, come si può non amarli?!
Buon rientro a casa, un bacione
È davvero un mondo a sé, affascinante e timido. Per un viaggiatore è davvero il paradiso!
voglio il vestito da sushiiiii!!! lo vogliooooooo!!!!!
però, per evitare delle scene come quelle che hai descritto da “lost in ranslation” (a proposito: se non hai ancora visto il film di sophia coppola, direi che è proprio ncessario, a ‘sto punto), avrei bisogno dello spelling esatto. 😛
(scherzi a parte: sushi tutta la vita. ne posso mangaire a tonnellate e alarmi da tavola leggero come una farfalla. e penso che se i giapponesi sono il popolo più longevo del mondo un motivo – che magari passa pure per l’alimentazione – ci sarà…)
in Translation, T, T, Translation, ovviamente, bendetta tastiera… 🙄
Il vestito da sushi mi ha fatto scompisciare! E il sushi era una cosa magnifica a un prezzo ridicolo: al mercato del pesce Tsukiji due pezzi di Nigiri al salmone costavano 128 yen, cioè la bellezza di 1 euro!! Me ne sono scofanata una quantità vergognosa.
…a proposito di capire e farsi capire, a noi è successo che dopo aver chiesto info in inglese (ed eravamo una volta a Kyoto e l’altra a Nara, sempre città iper turistiche) ci dessero delle indicazioni sbagliate, ma volevano a tutti i costi aiutarci!! Anche perché non esiste la parola NO in giapponese, quindi si va sempre ad interpretazione!!
Tra le cose super strane, aggiungo:
– cetrioli freddi su stecco tipo calippo alle feste e nei mercati
– tutto il make up relativo agli occhi (ciglia finte in quantità abnorme, cerottini per tirare le palpebre, lenti a contatto per far sembrare gli occhi più tondi)
– tutti i costumini da donna per uomini e le stranezze dei sexy shop di Akihabara
– i bar più minuscoli del mondo al Golden Gai a Tokyo
– la presenza di lavoratori apparentemente inutili – ma compostissimi – ovunque (es. cantieri, che si materializzavano dalle 21 fino alle 6 del mattino – ma tipo buchi giganti in strada per sistemare la metro – con 5 persone che effettivamente lavoravano e 7 che stavano intorno al cantiere per indicare a pedoni e auto dove passare!!)
…e sono solo alcune cose che ricordo, ma ne abbiamo una lista infinita!! 🙂
I barettini di Golden Gai ❤ Ma quanto sono belli?! Che spettacolo tutte queste sfaccettature del Giappone!
Bellissimo articolo! Il Giappone è una meta agognata da molti di noi, e il tuo racconto non fa che accrescere il desiderio di andarci 🙂 La fioritura dei ciliegi, per come ne parli, sembra una cosa dell’altro mondo, un sogno ad occhi aperti. E tutte le cose buffe che hai trovato, dal bar dove puoi accarezzare gufi alla zuppa di vongole in lattina, mi hanno divertito e meravigliato allo stesso tempo. Sembra proprio un paese con mille sfaccettature. Un paese da vivere in prima persona, non da lontano. Peccato per l’inglese, ma c’è da dire che accresce la sensazione di straniamento che si prova nel trovarsi in un paese lontano! 🙂
Va davvero provato, perché è tanto diverso dall’impressione che ne si ha da fuori, nel bene e nel male. Tutto è TANTO di più. Tanto strano, tanto meravigliosa la fioritura, tanto turistico tutto – comunque. Da vivere, ancora più che altri posti!
Meraviglia!!! Meraviglia delle meraviglie! Non avevo mai considerato il Giappone come possibile meta, e ora mi tocca aggiungere anche questo Paese alla lista di viaggi da fare! finirò mai di vedere tutto quello che vorrei? Grazie di avermi portata così lontano 😉
Il Giappone credo debba essere una tappa fissa per ogni viaggiatore, prima di tante altre destinazioni. Davvero, è un pianeta a parte. L’apoteosi per ogni viaggiatore curioso 😉
Mi hai fatto sorridere tantissimo e mi hai fatto venire anche tanta voglia di partire 🙂
Spero di realizzare questo sogno, un giorno :*
Dai sì! Tra l’altro secondo me è un posto che si gira bene anche con dei bimbi, noi abbiamo incontrato molte famiglie. Super attrezzato, super organizzato, servizio al super top ovunque! Dai dai!!
Grazie per il racconto (aspetto un post più tecnico che mi aiuti a pianificare le mie vacanze laggiù, probabilmente il prossimo anno), per le emozioni, per le foto ma soprattutto per le risate (15 minuti) che ho fatto sull’ultimo paragrafo relativo ai calzini 😉
Un abbraccio!
—Alex
PS = e bentornata ovviamente! (sei già a SF o ti sei fermata in Italia?)
Sono già all’opera con il post tecnico, ma ci vorrà un po’, è mastodontico (ma completo!). Per i calzini mia mamma mi ha mandato un messaggio su whatsapp con scritto “ma avrai davvero scritto la cosa delle mutande in mezzo al sedere sul blog?!”
PS: ho fatto diretto SF-Tokyo A/R, in Italia torno a fine maggio e mi sfondo di tagliatelle al ragù!
Attenedevo questo post con ansia!
Sono anni che sono fissata con il Giappone e sono sicura che un giorno il mio sogno diventera’ realta’.
A proposito della fioritura dei ciliegi…sono appena stata al Cherry Blossom Festival di Washington e ne sono rimasta folgorata…non saranno i ciliegi giapponesi (o meglio, gli alberi provengono davvero dal Giappone -sono stati un regalo per gli Stati Uniti in segno di pace a inizio ‘900), ma vedere il Lincoln Memorial circondato da alberi rosa e’ pura magia!
Attendo con ansia i prossimi post per avere un’idea piu’ specifica sull’itinerario…intanto prendo appunti!
Giada
Presto arriva il post con tutti i dettagli tecnici! 🙂 I ciliegi sono veramente qualcosa di magico, e assistere alla fioritura, un giorno dopo l’altro è pazzesco, come vedere una nascita.
Se ti va ci fai un post sull’organizzazione del viaggio e su quello che hai fato tu? con consigli su hotel e ristorantini…come avevi fatto per la Malesia… se ti va…grazie
Sì sì, sto già scrivendo tutto! Ne farò uno sull’itinerario e uno sui consigli pratici, as usual! Ci vorrà un po’ perché sono un monte di informazioni, però prometto che arriva!
ahahahah, a me sembra tutto così normale…mi sento più a mio agio in Giappone che qua in Italia!!
I cartelli e le macchinette però sono sempre anche in inglese, io li ho trovati in inglese anche nei paesini meno turistici!!
E farsi capire alla fine non è un grosso problema…in qualche modo ce la si fa sempre 😀
Adoro l’Akiba Fukurou!! Ci sono stata l’estate scorsa! http://www.warmcheaptrips.com/2015/08/akiba-fukurou-in-compagniaa-delle.html
Oddio io al barettino con le civette mi sono veramente cagata sotto dalla paura quando la civetta gigante ha deciso di provare a ribellarsi e volare via a un palmo dal mio naso. Ho fatto un salto che secondo me ha battuto qualche record mondiale!
Davvero bello questo post, sei riuscita a riportarmi in Giappone per qualche minuto! 🙂
I tabi, i calzini separati, sono un inferno e ancora peggio è indossarci i geta, cioè i sandali infradito, hai il piede che ti scivola in continuazione! XD
Sui giapponesi e l’inglese è proprio vero, ma il bello è che quando ti vedono in loro scatta sempre il panico da doverti parlare in inglese anche quando gli parli in giapponese. A Tokyo non mi è mai capitato, ma a Kyoto ricordo ancora le discussioni assurde in cui io mi rivolgevo in giapponese al commesso, e lui mi rispondeva in inglese, non lo capivo e gli chiedevo di ripeterlo i giapponese, e lui lo ripeteva in inglese! Saremo stati così una decina di minuti buoni! 😀
Stamattina mi sono rimessa i calzini separati perché mi ero dimenticata la sensazione. CHE ERRORE.
Il Giappone è davvero un mondo a parte e i giapponesi…bè sono fantastici, proprio come i personaggi dei cartoni animati che guardavamo da piccoli!
Lo spettacolo dei ciliegi in fiore è pura poesia: foto bellissime!
Quanto mi manca la loro grazia e la loro eleganza!
(Ben tornata!)
Le tue foto sono assolutamente meravigliose – soprattutto quelle dei sakura, che mi hanno veramente rubato il cuore – e sono corredate da parole altrettanto stupende. Si vede (o meglio, si legge ^^) che avevi atteso a lungo questo viaggio e che te lo sei goduto fino all’ultimo secondo.
Dei, le foto del cibo a forma di animaletti mi fa un po’ d’inquietudine… Più o meno come il pensiero di migliaia e migliaia di Agenti Smith che si riversano per le strade tutti assieme. ^^ Terra strana, il Giappone!
Terra strana ma davvero travolgente, mi trovo a pensarla spessissimo, perfino tra le strade di San Francisco. Bellissimo viaggio davvero.
Complimenti, ancora una volta mi hai fatto sorridere con il tuo meraviglioso post.
Grazie
Che bello, grazie di cuore Giacomo!
…parole leggere e dalle tinte delicate che s intonano splendidamente con i petali di ciliegio. BELLISSIMO post, arigato!
ma quanto incredibile è il fascino del “pianeta giappone”?
e la ammaliante MAGIA di Kyoto?? (adesso si capisce perche suggerivo di spostare giorni li?) sto costruendo un sito – travel kit per il giappp.
x curiosita quali posti /templi ti son piaciuti di piu?
PS: sto cenando e vorrei essere in un kaiten sushi da strafogo multiplo (quello con i piattini che girano) alla homer simpson :))
Il Giappone è magico, davvero. UNA MAGIA, come dici tu. Ho amato tantissimo il Kiyomizu-dera (quando siamo stati noi era aperto alla sera!) e il Fushimi Inari-taisha ❤
Grandissima Irene!mi stai trasmettendo una voglia matta di visitare questo posto!!!
Ma non credevo non parlassero inglese!!!
Grazie per questo post!!! 🙂
Eheh! Proprio zero inglese! Nemmeno io credevo, che scene guarda!!
Bellissimo questo articolo, ho scoperto tantissime cose che non sapevo sul Giappone. Per esempio mi illudevo almeno che parlassero inglese xD Ma il calzini con l’alluce separato? Sto ancora ridendo. Spero proprio che un giorno avrò l’occasione di visitare questro straordinario (è proprio il caso di dirlo) paese 🙂
I calzini li sto indossando anche in questo momento perché mi ero dimenticata di quanto fossero scomodi. Devo mettermi un post it nel cassetto.
Un bellissimo post, sincero e con un senso di meraviglia contagioso!
Ho anche scoperto una cosa: ignoravo che ai distributori ci fosse zuppa di vongole in lattina (ma altra roba stramba sì)!!!
Sui calzini con l’alluce separato, anche io ho avuto la stessa sensazione. Ma mi dicono che è solo questione di abitudine, amiche li portano normalmente anche quando usano scarpe normali… sarà, ma non sono convintissimo! 🙂
Sono ancora qui con la meraviglia addosso, scrivo un post lentissimamente perché mi perdo a riguardare le foto e a ripensare al viaggio.
(No per i calzini mi rifiuto di crederci, sono TROPPO SCOMODI, vorrei amputarmi gli alluci!)
Ahahah oddio i calzini per le infradito sono detestabili.. per non parlare delle mutande in mezzo al sedere, hai reso bene l’idea! ahahah
Bellissimo comunque il Giappone durante l’hanami, una terra splendida che si veste di pura magia.
Quando andremo in Giappone, dovremo per forza andarci in questo periodo in cui da il meglio di sé.
Ora mi assale una domanda… ma davvero si mangiano la zuppetta di vongole in scatola? Sto per sentirmi male.
Un bacione ire <3
Sì assolutamente durante l’hanami, se potete.
In Giappone si mangiano DI TUTTO. La zuppetta di vongole in scatola è pane quotidiano per loro!
Ciao! Leggo sempre con piacere i tuoi post, ma non ho mai commentato ^^” perciò ne approfitto per dirti che il tuo blog mi piace proprio tanto. Passando al Giappone, è veramente una magia, una meraviglia! Quanto mi piacerebbe visitarlo *_*
Dai ma grazie! Veramente! Commenta di più che i vostri commenti sono la linfa di questo blog 🙂
Un bellissimo articolo !
Grazie! ❤
T’immagini la Asl qui se tieni gatti o gufi nel bar?? BUAHAUHA!!
Che belle foto, è da tanto che il Giappone è nella mia to-do-list, una di queste vite trovo il tempo i soldi l’opportunità whatever per andarci!
Anche a me ispira la complessità del paese, i contrasti e l’insieme armonico così lontano dalla nostra realtà..
PS i calzini con l’alluce asociale li trovi anche da Muji in via Ugo Bassi 🙂 per la prossima volta che attraversi l’Oceano!
Non siamo così rigidi come credi; a Roma, per esempio c’è Romeow un Cat-bistrot molto carino.
http://www.romeowcatbistrot.com/chi-e-romeow/
—Alex
I calzini con l’alluce asociale non mi avranno mai più nella vita!! 🙂
Bello! Deriva da un’idea di origine nipponica anche questo, cmq…
Si vede che le Asl sono rigidissime solo qui 😉