Dispacci da San Francisco #7: la verità è che questo è un sogno a occhi aperti

Quando qualcuno mi chiede “Allora come si vive a San Francisco?” rimango sempre imbambolata per qualche secondo. Cerco la risposta giusta.

Rispondo sempre solo “Molto bene, grazie!“, ma lo so che il mio interlocutore si aspetta di più, si aspetta aneddoti, fuochi d’artificio, storie, racconti, pezzi di vita con gli occhi che brillano.

Però io mi sento un po’ in colpa. Mi sembra di sbattere in faccia agli altri la mia felicità.
Mia mamma mi prende in giro, dice che è colpa della mia forma mentis “cattolica” che non mi permette di gioire a pieno dei miei traguardi.

Non lo so di chi è colpa, fatto sta che non mi viene da rispondere la verità vera.
Mi viene da dire solo “molto bene”, cercando di ovattare, di non squizzare di gioia, di sminuire un po’.
Non lo so perché.

Però oggi ho deciso di farlo, almeno qui, dove non mi sento in colpa, che se vi stancate di leggermi basta cambiare blog.

Oggi vi racconto perché ogni giorno passato qui è un pezzettino di felicità in più.

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Dispacci da San Francisco #6: il lavoro, lo studio, la salute e le differenze culturali

Ho iniziato questo post come un flusso di pensieri e impressioni (come al solito) e solo alla fine mi sono accorta di un filo comune.
Oggi vi parlo degli uffici dove lavora Carley (da non crederci), dell’Università che ha dato vita alla Silicon Valley e dell’ospedale dove è stato ricoverato un mio collega (che sembra quello di Grey’s Anatomy).

Tutti argomenti che mi intrigano tantissimo e che di solito quando sono in viaggio non vedo.
La vera vita di un paese, quella di tutti i giorni: il lavoro, lo studio, la salute.

(Nel frattempo l’autunno sta arrivando anche qui, fa sempre tanto caldo, ma gli alberi hanno deciso che è ora di cambiare colore.)

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Dispacci da San Francisco #5: le fochine ciccione, Halloween e il tabù della nostalgia

È appena iniziato novembre e a San Francisco ci sono 25° con un sole che scalda.
Poi ci sono le fochine, che vado a trovare ogni settimana e mi mettono sempre di buon umore.
C’è Halloween: la gente diventa matta e per strada incontri streghe, fantasmi, zombie e cadaveri. I più bellini sono i bibini minuscoli che hanno appena imparato a camminare e indossano vestiti da mostri un po’ troppo grandi per i loro mini corpicini. Di una tenerezza disarmante.

Ci sono tutte le persone che sto conoscendo e tutte le nuove esperienze che sto facendo.
Vivere qui è davvero vivere al 200%.

Ogni sera vado a dormire con il sorriso e la mattina mi sveglio carica come una molla.
È il mio posto.

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