La Bosnia è una terra selvaggia
In Bosnia cammini per ore senza incontrare nessuno.
In Bosnia guidi per ore senza incontrare nessuno.
In Bosnia per decine di chilometri non vedi nemmeno una casa.
Pianti la tenda nel mezzo del niente e ti ritrovi a condividere lo spazio con cavalli, cagnolini, pecore e mucche.
In certe zone la Bosnia è verdissima, così verde che sembra esplodere.
È viva, ruscelli, fiumi, laghi, è una terra piena d’acqua, una terra sana che respira a pieni polmoni.
Una terra in cui le foreste sono foreste pluviali e le cascate sono così potenti da non lasciarti rimanere in piedi sotto il getto dell’acqua dalla forza che hanno.
In Bosnia l’acqua dei fiumi si può bere. Ed è buonissima, ghiacciata e cristallina.
I fiumi sono pieni, ciccioni, potenti, ridanciani, fare rafting sulle acque del fiume Drina è un’esperienza mistica, è essere tutt’uno con la natura.
E sei così contento e inebriato che continui a tuffarti nelle sue acque gelide dimenticandoti che ti ghiacciano i muscoli e ti fanno tremare come una foglia dopo pochi secondi.
(Per poi annaspare miseramente e pateticamente verso il gommone in cerca di aiuto. Ripetutamente.)
È una natura così forte che ubriaca e ipnotizza.
È come bere un bicchierone d’acqua fresca tutto d’un sorso quando hai una sete bestiale.
La Bosnia ha dissetato la voglia di natura che avevo in un angolino del cuore da un po’.
Conosciamo una fetta di mondo talmente piccola che è imbarazzante pensare di avere delle opinioni
Chi conosce – bene – la situazione politica e sociale dei paesi balcanici alzi la mano.
Se l’hai alzata ti stimo.
Se non l’hai alzata ti capisco.
Io prima di decidere di andare in Bosnia sapevo quello che mi avevano spiegato a scuola.
Lo sapevo poco e male.
Quindi non sapevo nulla. Avevo in testa informazioni di catalogo che avevano l’unica funzione di confondermi le idee.
Non sapevo delle tre anime della Bosnia: quella croata, quella bosniaca e quella serba.
Non sapevo delle differenze nella storia, nella cultura, nella religione e nella lingua.
Non avevo mai visto la situazione nella Bosnia e quella del Kosovo dagli occhi di un serbo, ad esempio.
Pochissime persone conoscono da vicino questa storia a noi così vicina.
Pochissime l’hanno toccata con mano, pochissime hanno provato a vederla da tutti i punti di vista coinvolti.
I più informati ne conoscono forse il 5%?
E in realtà: non è così per ogni cosa?
Pensate a un argomento di cui vi considerate esperti. Rispetto al totale di cose da sapere su quel tema quante ne conoscete? Più del 5%? Più del 10%? Io credo di poter dire con certezza che di nessun argomento, anche quello che padroneggio meglio, conosco più del 5% di quello che c’è da sapere.
E mi sa che l’ho comunque sparata alta.
Voglio studiare di più, farmi mille domande e cercare per ognuna la sua risposta, voglio guardare il mondo dagli occhi di tutti, anche dagli occhi che mi stanno più scomodi.
Le opinioni e i giudizi sono così facili e così parziali che mi mette in imbarazzo pensare a tutte le volte che ho preso una posizione netta senza conoscere abbastanza tutto il contesto.
Nel caso della Bosnia, dopo averla vista da dentro, ho deciso di studiare tutto quello che trovo sulla sua storia e la sua cultura.
E dopo averlo fatto ho deciso che non voglio avere un’opinione.
Voglio solo sapere abbastanza la storia da potermi mettere nei panni di tutti.
Voglio essere abbastanza informata da poter comprendere la posizione di tutti.
Le ferite della guerra le vedi sui cartelli stradali cancellati
I Bosnia convivono croati cattolici, bosniaci musulmani e serbi ortodossi.
La guerra è finita da 20 anni, ma le persone difficilmente dimenticano così in fretta.
Devono passare generazioni e generazioni prima che le ferite possano veramente ricucirsi.
Per ora tutti convivono più o meno pacificamente.
Diciamo scomodamente.
I cartelli stradali per legge sono in doppio carattere: latino e cirillico.
Nella zona serba ci sono prima le scritte in cirillico, in quella croata ci sono prima le scritte in caratteri latini.
Nella zona serba quasi tutte le parole scritte in caratteri latini sono coperte con la bomboletta nera.
Idem per quelle in cirillico nella zona croata.
Sulle case spesso svettano le bandiere di appartenenza degli abitanti: bandiere croate, bosniache e serbe colorano tutte le città di confine, come ad esempio Mostar, una splendida cittadina massacrata dalla guerra.
I tratti del viso sono diversi a seconda della propria appartenenza e a colpo d’occhio si può notare che difficilmente i gruppi di persone per le strade sono misti.
Ognuno sta con la propria gente.
I ragazzi giovani sono più sereni, sanno che il conflitto è ancora presente, seppur sepolto, ma molti non sanno nemmeno da dove derivi.
Anche molti adulti hanno dimenticato le ragioni: la parte brutta delle guerre è che spesso i motivi si dissolvono, mentre l’odio rimane.
Il mondo è fatto dalle singole persone, più ti avvicini a una cosa e più perde la forma che gli altri gli hanno dato
In una storia vogliamo sempre un buono e un cattivo.
In un litigio ci chiediamo sempre chi ha torto.
Quando due persone si lasciano ci chiediamo chi ha lasciato chi.
In una guerra ci dev’essere per forza un oppressore e un oppresso.
A volte questa divisione c’è, ed è netta.
La maggior parte delle volte invece no. C’è una divisione, ma è sfumata, talmente complicata che semplificare individuando un vincitore e un vinto è come raccontare un’altra storia.
A volte il vincitore e il vinto possono essere la stessa persona. Contemporaneamente.
Ci sono errori da entrambe le parti, ci sono incomprensioni, ci sono tensioni trascinate nel tempo che quando vengono a galla sono solo la punta dell’iceberg.
Ci sono persone.
Il mondo, la storia, le guerre, sono fatte dalle persone.
E le anime delle persone non sono mai completamente bianche o completamente nere.
Sono tutte grigine.
Chi più grigio chiaro e chi più grigio scuro, ma nella stessa persona può convivere il pensiero più puro e gentile e il desiderio più egoista e meschino.
La stessa persona può essere capace dell’atto più altruista della storia e di quello più egoista.
Siamo sfaccettati e complicati.
Siamo tutti buoni E cattivi.
Abbiamo ragioni personali e sconosciute (a volte anche a noi stessi).
Pensate all’azione più buona che avete mai fatto.
Ora pensate a quella più cattiva, di cui vi vergognate di più.
Siete sempre voi.
La stessa persona che, in contesti diversi, con stimoli diversi e pensieri diversi, in momenti della vita diversi, è stata capace di entrambe le azioni.
Tutto questo per dire che durante la mia settimana in Bosnia ho condiviso la tenda, il cuore e i pensieri con una persona veramente speciale, una ragazza serba all’incirca della mia età.
I serbi – nella storia che abbiamo ascoltato noi da questa parte del mare all’inizio degli anni ’90 – erano i cattivi.
Tutti i serbi. Non solo quelli che hanno davvero portato avanti le violenze più inaudite, i serbi in generale.
Un po’ come i tedeschi agli occhi dei nostri nonni.
(Mia nonna ha storto il naso quando le ho detto che sarei andata a Berlino qualche anno fa: i tedeschi son brutta gente.)
Come se un luogo di nascita potesse veramente determinare definitivamente una persona.
Dove nasci ti segna. Sicuramente. Così come ti segna chi è la tua mamma, il tuo babbo, quali libri leggi, cosa studi, chi incontri, dove viaggi, che musica ascolti, quale Dio preghi, quali domande fai.
Siamo dei puzzle, dove ogni pezzettino è fondamentale ma non costituisce da solo l’intera figura.
La ragazza che ho conosciuto io è dolcissima, sveglia, curiosa, con un cuore giusto, e ha un babbo che ha combattuto la guerra dalla parte dei serbi quando lei aveva pochi anni, senza sparare. Un babbo che dormiva al freddo nello stesso sacco a pelo in cui ha dormito lei nei nostri giorni di trekking, pensando alla sua famiglia a casa.
Non voglio dare giudizi, né buoni né cattivi.
Voglio solo ricordarmi, con questa esperienza, che le storie e le persone sono molto più sfaccettate di come possono essere raccontate.
E che per quanto ci sforziamo possiamo arrivare a conoscere bene al massimo una decina di pezzettini in un puzzle da mille pezzi: non basta per capire l’intera figura.
Voglio sospendere i giudizi, sempre.
La sensazione di potenza e libertà che dà una tenda in mezzo alle montagne
Tra me e la tenda c’è un odio e amore da sempre.
Odio la scomodità del dormire in tenda, con le spalle spappolate come le mie è un incubo.
Odio svegliarmi con i capelli e i vestiti umidi.
Odio le formiche che riescono a insinuarsi in tutti i buchini della zip.
Odio rimanere intrappolata nel sacco a pelo e svegliarmi la mattina squizzata come un salame.
Però poi apri la zip e ti trovi davanti l’alba tra le montagne.
Nessuno intorno, solo le altre tende immerse nel silenzio.
Il sole che si sveglia, l’aria fresca e i colori che sembrano rubati a una tavolozza.
E torni in pace con il mondo.
Ti riallinei.
Trovi la bellezza vera.
Quella pura e potente, indipendente dall’uomo.
La bellezza al suo stato primordiale.
E tu con la tua piccola tendina scomoda sei ospite benvenuto di questa meraviglia senza tempo.
Un meraviglia che si ripete ogni giorno dal primo, sempre puntuale ma sempre diversa.
Gratuita, democratica, libera, pura.
E le formiche, la zip, il sacco a pelo, l’umidità, sono un prezzo così piccolo da pagare, in fondo, per questa ricchezza.
Porterò con me per sempre i risvegli di quei giorni in Bosnia.
Li porterò con me anche dall’altra parte del mondo dove per un po’ dovrò mettere da parte il pezzettino più “selvaggio” di me.
Ma ci saranno altre albe e altre tende e altre montagne.
Me lo sono promessa.
Comprendo esattamente quello che hai provato, siamo stati in Bosnia 4 anni fa ed anche per noi fu un viaggio dell’anima, che ci pose tante domande esistenziali che cambiarono non poco il modo di porci viaggiando… Fu una sorta di “esercizio spirituale” tra il silenzio assoluto e la natura altrettanto assoluta!! Grazie per la tua meravigliosa condivisione!
È davvero così. Un viaggio in Bosnia è un esercizio spirituale per tanti motivi. E pensare che è così vicina.
E’ sempre bello leggerti. Mette la voglia di chiudere casa e partire, così su due piedi.
Ben tornata 🙂
Camilla
Che bello Camilla, grazie che passi ogni volta <3
bene, sappi che questo è uno di quei racconti che mi tocca davvero dentro, per millemila motivi. in ordine sparso, seguendo il tuo filo: il rafting, o meglio la canoa (che, se ti piace il rafting, ti consiglio stra-stra-assolutamente). a vedere la prima foto, non hai idea di quanto vorrei esser lì in mezzo a pagaiare (se poi tu avessi voglia di caricare pure un video…). la seconda: la ex jugoslavia, un mondo che ho conosciuto tanto da vicino. prima tramite l’impegno associativo, ai tempi della prima più che della seconda guerra, e poi finalmente andandoci, attraversandola da nord a sud (manca la serbia). se non ti mette in discussione sarajevo non ti mette in discussione niente al mondo. di mostar mi chiedo se siano state definitivamente cancellati i segni delle granate: l’ultima volta in cui sono stato lì ce n’erano ancora, e parecchi. per finire: la montagna, i risvegli in tenda, sfondi l’ennesima porta aperta. il pensiero che i sentieri principali delle montagne su cui siete stati siano state definitivamente sminati da non molto, a ben pensarci, poi, amplifica la bellezza di potersi godere quei risvegli.
Sono proprio contenta di questa reazione.
La canoa l’ho provata e mi piace da matti, il prossimo step per me è il canyoning, mi ispira da matti.
A Mostar sì, ci sono ancora i segni delle granate e le case mezze distrutte in pieno centro. Fa impressione perché sembrano dei ruderi ma in realtà erano case di persone normalissime: le camere delle bimbe con i poster dei cantanti, le biciclette in garage, il frigorifero con le calamite. Niente di diverso da noi.
Potrà sembrare una sviolinata ma con tanti amici che provengono dalla ex-jugoslavia credo di avere un’idea della situazione e la mia idea è: non esiste un’idea chiara della situazione. Non esiste una verità assoluta. Non è possibile identificare i buoni ed i cattivi; esattamente come hai detto tu.
E come hai detto tu il concetto si estende a tutto il mondo: non è possibile sostenere di sapere tutto, di Conoscere i luoghi ed i paesi, le persone, i fatti e la storia del mondo. Conosciamo a malapena quella del nostro paese e facciamo un discreto casino anche con quella.
Del resto il buon Socrate lo aveva capito già diverse migliaia di anni fa 😉
Sapere di non sapere è la più grande conquista che si possa fare e non far spegnere la curiosità è il più bel dono che possiamo fare a noi stessi (un dono, sia ben chiaro, di cui poi beneficeranno anche gli altri).
Buoni viaggi
—Alex
PS = uno dei miei più grossi rimpianti è di aver mancato per due volte consecutive l’opportunità di percorrere tutta la ex-jugoslavia da nord a sud, in cerca di storie ed immagini. Adesso spero che non si avveri il proverbio perché vorrei veramente che la terza fosse la volta buona!
Il buon Socrate aveva ragione da vendere, basterebbe ascoltarlo invece di riempirsi la bocca di giudizi supponenti e ignoranti (dal verbo ignorare).
Ti auguro davvero di riuscire a fare questo viaggio mistico e realistico al tempo stesso.
Grazie! Tieni le dita incrociate per me 😉
—Alex
bell’articolo!
sono stato sia in Croazia che in Albania e devo dire che le tue parole sono molto vicine alla realtà.
Tutto quello che si pensa sulle persone provenienti dai balcani generalmente è solo frutto del mal costume (molto italiano) di fare “di tutta un’erba un fascio” ho adorato l’Albania, le persone e la loro dedizione al lavoro.
È così, i giudizi (e ancora di più i pregiudizi) accecano chi li ha e feriscono chi li subisce. Fanno male a tutti.
Grazie per queste parole belle e intelligenti che svelano ancora una volta la persona che sei. Viaggiamo anche per questo: per capire, metterci in discussione, scoprire quello che non sapevamo, rivedere le nostre convinzioni e rinunciare anche ad averne. Come hai fatto tu.
Sto leggendo in questi giorni un libro che parla dell’Italia nel ventennio fascista e nella seconda guerra mondiale. La sua neutralità nell’enumerare le vittime su tutti i fronti (anche quello russo e africano), mi ha fatto quasi piangere e credo che libri come quello o post come il tuo siano necessari e dovrebbero ricordarci che se è vero che non esistono buoni e cattivi, esistono solo guerre cattive, di buone non c’è n’è.
Che bel commento, grazie.
Mi dai il titolo del libro che mi hai incuriosita?
Ciao, scusami se ti rispondo solo ora: sono in viaggio e la connessione non funziona benissimo. Il libro è Il tempo migliore della nostra vita di Scurati. Non so se consigliarlo però: è molto pedante. Le prime 100 pagine sembrano un faldone dell’anagrafe. Se posso, cercalo in libreria e leggi solo l’ultimo capitolo, quello secondo me merita
Grazie mille!! 🙂
Come hai ragione, come hai ragione!
Bisognerebbe ascoltare di più e parlare di meno! Mio moroso fa così, e sto (lentamente) iniziando ad imparare da lui…
Grazie per questo post, posti incantevoli e pensieri fantastici!
Sei una cara persona, ti auguro il meglio dalla vita!
Grazie Bea, che bel commento. Mi fa davvero tanto piacere, mi dispiace non poterti ringraziare dal vivo. Grazie di cuore.
Sei la personificazione vivente del detto “viaggiare fa crescere”! *_*
Che carina, grazie! Davvero 🙂
Ciao Irene, seguo silenziosamente il tuo blog da un po’ di tempo e mi piace molto il tuo sguardo di viaggiatrice.
Putroppo io non viaggio quanto te, ma lavorando in teatro uno degli aspetti positivi è quello di poter incontrare, ospitandole, persone da varie parti d’Europa: diciamo che è un buon modo per unire l’utile al dilettevole 🙂
Le tue riflessioni dopo il viaggio in Bosnia sono le stesse a cui sono giunta io dopo aver lavorato per una decina di giorni con una compagnia “balcanica”. Scrivo balcanica perché era mista: c’erano attori serbi, montenegrini, kosovari e albanesi che lavoravano insieme, su un testo scritto a quattro mani una drammaturga serba e un drammaturgo kosovaro riguardo la situazione del Kosovo.
Avendo avuto modo di parlare con loro in quei giorni, posso dirti che ognuno aveva una visione personale sulle ragioni che hanno portato alla guerra, che cambiava in base alla provenienza e all’età. Un tratto però era comune: nessuno di loro si aspettava che gli scontri fra le diverse etnie sarebbero sfociati in un conflitto così disastroso. Anche questo è un filo che unisce tante guerre, comprese quelle vissute dai nostri nonni: vediamo le avvisaglie, ma non sappiamo o non vogliamo riconoscerle.
Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri: è bello sapere che ci sono persone con la testa sveglia che non si fermano alla prima impressione!
Buona estate,
Chiara
P.S. se ti ho incuriosito, questo è il trailer dello spettacolo: https://www.youtube.com/watch?v=1xqOqX_AtWk
Molto molto molto interessante!
Grazie Chiara per aver condiviso questa tua esperienza (e grazie per le belle parole, davvero!)
Un abbraccio!!
Mi hai fatto venire voglia di andarci!
Sono contenta, proprio! Perché merita tanto.
…foto spettacolari e racconti quality proof, come sempre!!! Mi verrebbe da chiederti come fai a fare tutti questi bellissimi viaggi ma mi rendo conto che è una domanda personale 🙂 Mi limito a chiedere un informazione pratica, dove (sito) trovi i tuoi voli.
Grazie!! 🙂 In realtà sono le mie ferie normale, con un contratto indeterminato classico 🙂
Uso sempre Skyscanner o Kayak per i voli!
Anche io non ho alzato la mano. … E pensare che i media ci hanno tempestati di “informazioni” per mesi… Complimenti per la riflessione indotta
Grazie. La tempesta di informazioni era sempre superficiale e spettacolare. Confonde più che aiutare ad avere un quadro preciso. Che comunque rimane difficile da avere anche andando a vedere la situazione da vicino.
Ciao Irene, è bello ritrovarti e come sempre mi scappa da dirti grazie per aver condiviso tutta questa bellezza 🙂
Che carina che sei Sara. Grazie. Ti abbraccio!
Ciao! Un’informazione tecnica.. avete detto che dormivate sulle montagne.. io sto prorgammando una cosa simile, ma mi chiedo.. come avete fatto a capire che dove piantavate la tenda non ci fosse un campo minato?
Erano zone campeggiabili o magari vicino a case o agriturismi a cui abbiamo chiesto il permesso, vai tranquilla 🙂
Ciao! quest’anno io e il mio ragazzo stavamo pensando a un giro per i Balcani (15-18 gg, macchina, tanta voglia di staccare) e volevo chiederti qualche consiglio per l’itinerario. Per il Vietnam il tuo blog è stato fondamentale e, visto che mi trovo sempre molto in sintonia con il tuo modo di viaggiare e raccontare, vorrei avere qualche suggerimento anche per questo viaggio. Grazie!
Ciao Francesca! Chiedimi pure qui nei commenti i suggerimenti che ti servono, ti do una mano volentieri 🙂
eccomi! ovviamente a ridosso della partenza eheheh! questo il giro che abbiamo pensato: trieste, forse lubiana in giornata, zagabria, banja luca, belgado, visegrad, sarajevo, cattaro (con possibilità di escursioni, tipo monastero di ostrog), dubrovnik (magari con qualche isola in giornata), spalato (idem), laghi plitvice, fiume, ritorno a Milano e pianti. Ho letto i tuoi post sulla Bosnia e mi chiedevo: hai dormito sempre in campeggio? difficoltà rafting? noi per la Bosnia stavamo pensando di appoggiarci a loro https://www.greenvisions.ba/ per qualche escursione, hai suggerimenti? Grazie!!
Bel giro!! Mi è piaciuto particolarmente “ritorno a Milano e pianti” 😉 Noi in Bosnia abbiamo dormito in campeggi, ce ne sono di davvero belli. Molti però hanno anche bungalow, quindi se non siete appassionati di tende e mal di schiena potete optare per la soluzione più comoda. Il rafting è abbastanza semplice, poi comunque sempre accompagnato dagli istruttori. L’agenzia che citi non la conosco ma mi sembrano ben organizzati, fammi sapere poi come ti trovi 🙂 Noi eravamo andati con loro: http://www.raftingtara.com/ Buon viaggio!