Dispacci dalla Silicon Valley #3: il luogo dove tutto è iniziato

Immaginatevi di avere in mano, tra il pollice e l’indice, un biscotto al burro.
Già iniziate a sorridere, già tenerlo tra le mani vi fa felici.

Poi lo avvicinate alla bocca e iniziate a sentirne il profumo: vaniglia, burro, zucchero. Ancora più felici.

Poi finalmente il primo morso: in bocca vi esplode tutta la dolcezza del biscotto. Ne sentite le diverse consistenze, la croccantezza dell’esterno, la morbidezza dell’interno, la pastosità delle sue briciole. Felicità enorme.

Secondo morso, terzo morso, sorriso sempre più grande, ultimo morso, felicità estrema.

A me sta succedendo qualcosa del genere qua.
Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo ancora più bello e ancora più emozionante del giorno prima.
Ogni giorno un sorriso ancora più grande, non sapevo nemmeno che fosse possibile.

Dispacci dalla Silicon Valley #3 - il luogo dove tutto è iniziato

Birthplace of the Silicon Valley: Hewlett & Packard Garage

Avete presente la HP vero?
È uno dei più grandi produttori al mondo di computer, stampanti e hardware di vario genere.
La sua sede è a Palo Alto. Ha più di 300mila dipendenti.

È stata fondata nel 1938 da Bill Hewlett e Dave Packard, due ragazzi appena usciti da Stanford, in un garage di Palo Alto.

Il loro professore, Frederick Terman, vide del potenziale in loro e li incoraggiò a non lasciare il piccolo paesino di Palo Alto per andare a lavorare per una grande impresa della East Cost, li spinse a creare qualcosa sul loro territorio. Allora non c’era la Silicon Valley, c’erano solo paesini di campagna, colline verdi e alberi in fiore.

Loro, con il loro coraggio, la Silicon Valley l’hanno creata.
E hanno cambiato il futuro di tutta la California e del mondo intero.

Io, nel mio cuore, spero tanto che gli italiani inizino a pensare così.
Che abbiano voglia di cambiare le cose in Italia, che abbiano voglia di rimboccarsi le maniche per far esplodere il meraviglioso potenziale che abbiamo. Magari mi sbaglio ed è solo un sogno, io continuo a girare il mondo ma a vivere, lavorare e lottare in Italia.

Davanti al loro garage ora c’è un insegna che dice:

“Questo garage è il luogo di nascita della prima regione al mondo specializzata in alta tecnologia: la Silicon Valley. L’idea di questo territorio è nata grazie al Dr. Frederick Terman, un professore dell’Universita di Stanford che incoraggiò i suoi studenti a far partire le loro imprese di elettronica nell’area circostante invece di andare a cercare lavoro nella costa est nelle grandi e affermate imprese tecnologiche. I primi due studenti a seguire il suo consiglio furono William Hewlett e David Packard che nel 1938 iniziarono a sviluppare il loro primo prodotto in questo garage, un audio-oscillatore.”

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I diner americani sono il paradiso

Veniamo alle cose serie: ieri sera sono stata da Creamery, un diner americano a Palo Alto.
Pavimento a scacchi, il juke box, gli hamburger enormi e sbrodolosi, le cheesecake indigeribili, vecchie insegne alle pareti, sgabelli di pelle per mangiare al bancone.
Creamery è anche super old style, con i menù un po’ sbiaditi e i camerieri belli in carne.
Poca comunicazione, molto bacon.

Abbiamo mangiato come delle bestie di satana, appena sono arrivati gli hamburger abbiamo smesso di chiacchierare e per dieci minuti abbiamo solo assaporato il gusto unico e meraviglioso del grasso del bacon che ti si scioglie in bocca, del ketchup che sbrodola, delle patatine che scricchiolano.

Devo tornarci.
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I party in Silicon Valley sono differenti (e assurdi)

Venerdì sera siamo stati a una festa/evento organizzato da una delle nostre insegnanti.
L’evento era nella sua casa di Redwood City, su una collina da cui si vede buona parte della Silicon Valley.

Appena siamo arrivati siamo stati accolti da suo marito in tenuta da cuoco – con tanto di cappellone bianco – davanti al barbecue sfrigolante che ci stava preparando quintali di carne di ogni tipo.

Un altro tizio coi baffi bianchi e gli occhialetti tondi, mai visto prima, ci aspettava nella veranda solo per versarci del vino della Napa Valley.
Poi siamo entrati in questa casa incredibilmente bella e Kimberly (la nostra insegnante) ci ha salutati presentandoci la sua massaggiatrice personale (!!!) che quella sera sarebbe stata a disposizione nostra per alleviarci i dolori cervicali della giornata.

Io sono rimasta tipo intontita dieci minuti perché non capivo cosa stesse succedendo: non ero mai stata a degli eventi così ridicolmente lussuosi e mi sembrava tutto così assurdo e fuori contesto.

All’evento c’erano anche diversi imprenditori della Silicon Valley (gente che ha più soldi di quelli che potrà mai contare, avete presente Zio Paperone che faceva il bagno nelle monete? Ecco.) che verso fine serata sono saliti su un mini-palco allestito in veranda per raccontarci la loro storia.
E ognuna iniziava con: “una volta ero povero e sconsolato, poi ho avuto un’idea geniale e ho iniziato a farci dei soldi”.
Pensieri. Rotelline che girano fortissimo. Mezza sconvolta e mezza affascinata.

Queste situazioni sono estremamente interessanti sotto ogni punto di vista. Quello professionale (perché è molto interessante conoscere persone che “ce l’hanno fatta”), quello sociale (perché è intrigante vedere come si comportano le persone in queste situazioni: io ad esempio mi sono tirata un pezzetto di carne tutto sugoso sulla camicetta bianca, figurarsi), quello personale (perché davvero vedere queste differenze nel mondo secondo me aiuta a sbloccare dei pezzettini di cervello che altrimenti non si attiverebbero).

Sono felice di poter vivere queste esperienze e di poter assaggiare questi “ambienti” che in Italia non vedrei neanche col binocolo.
La diversità è istruttiva.

È dalla diversità che nasce la vera innovazione.

La-vista-sulla-Silicon-Valley-dalla-casa-di-Kimberly.jpeg L'interno della casa di Kimberly Linterno-della-casa-di-Kimberly-con-la-massaggiatrice Il-terrazzo-della-casa-di-Kimberly.jpeg

19 thoughts on “Dispacci dalla Silicon Valley #3: il luogo dove tutto è iniziato

  1. leggendo mi viene in mente un libello (niente di eccezionale, ma forse val la pena una lettura di un viaggio in treno, è molto breve), “se steve jobs fosse nato a napoli”. dice forse ovvietà, riguardo al capoluogo ceampano; meno scontato il quadro italiano generale. eppure, nonostante la desolazione di un paese che in questo momento ci sta solo tarpando, di frotne al self-made man della america ricca, quella della california , della florida, dei baby boomers e della reaganomics, ho sempre un recondito moto di stizza (e credo assolutamente non sia questione di invidia…). resta in ogni caso affscinante l’idea di conoscere quel che racconti.

    • Uh sì l’ho letto ma mi ha fatto un po’ venire il nervoso, mi sembra un po’ un abuso di luoghi comuni. Bisogna lottare per migliorare le cose a prescindere dai luoghi.

  2. Quando vedo un Juke Box ancora in attività, mi commuovo! Detto questo, credo che quando tornerai in Italia da questa fantastica esperienza i tuoi amici si aspetteranno che tu organizzi un party con massaggiatrice! 😀

  3. Sono perfettamente d’accordo: dalla diversità derivano incredibili vantaggi; è miope chiunque creda di poter progredire in qualsiasi campo (sociale, imprenditoriale, etc.) restando chiuso nel proprio guscio, facendo affidamento solo su sé stesso e sulle risorse “a portata di mano”.

    Per il resto c’è da sottolineare che le grandi idee diventano appunto “grandi innovazioni di successo” solo quando trovano terreno fertile; esattamente come un piccolo seme germoglia e diventa una robusta pianta solo se vi sono le condizioni ottimali.

    Nella Silicon Valley, idee sono diventate solide realtà perché c’era il giusto ambiente, i giusti investitori e tanto entusiasmo.
    Ho paura che qui da noi manchino soprattutto investitori visionari che possano (o vogliano) permettersi di mettere qualche centinaio di migliaia di euro in un qualche progetto presentato da ragazzini neolaureati (che inevitabilmente qui da noi vengono derisi o quasi)

    Buon divertimento!

    —Alex

  4. “Io, nel mio cuore, spero tanto che gli italiani inizino a pensare così.”
    Una parte degli italiani non ancora rintronata da whatsapp e social vari in funzione 24 ore al giorno per diffondere inutili selfie alla guida, cani e gattini, forse, non ha mai abbandonato questo modo di pensare. Il problema è che, se si scontra con la miopia di una classe imprenditoriale mediocre ed arruffona, per la quale “il giovane” è sinonimo di stage gratuito, e con banche che, nonostante le mosse della BCE, difficilmente concedono mutui per case, figurarsi finanziamenti per attività “poco concrete”, gli italiani in questione prendono, e vanno via, mandando tutti a quel paese.

    Ci sarebbe da chiedersi perchè questa intuizione di un ragazzo della Basilicata (che, ovviamente, risiede a Bologna) sia stata finanziata (o meglio, comprata) dai tedeschi, quando ha iniziato a macinare numeri importanti: http://www.pizzabo.it/
    Si tratta solo di uno delle migliaia di esempi.

    Insomma, il “garage di Hewlett e Packard” esiste e non è l’unico, ma deve trovarsi in un terreno fertile (che, se già è mediamente poco fertile in Italia, è quasi interamente desertico nel mio Sud).
    Te li immagini i vigili urbani ed Equitalia che ti rincorrono, perchè non hai le ottomila autorizzazioni e quella partita IVA che non potresti permetterti neanche sotto tortura, e la diffidenza di quelli che “ma cosa fanno questi, in quel garage, fanno gli hacker o guardano i porno”?

    • Magari le cose non cambieranno domani o dopodomani, ma continuando a lottare, a impegnare e a crederci, tra qualche tempo, piano piano, le cose cambieranno anche qui. I prossimi vigili urbani potrebbero essere i nostri figli e potrebbero anche loro lavorare da dentro per cambiare regole e policy.

  5. La diversità è istruttiva.
    Già potevi scrivere solo questo, e dicevi tutto!!
    Sono d’accordo, in effetti viaggiare vedere ascoltare sono gli ingredienti necessari per ottenere la torta del CAPIRE. E se hai capito, nel senso che capisci di poter capire d’ora in avanti, è fatta.
    Spero di essere riuscita a spiegarmi 🙂

    Per quanto riguarda le potenzialità d’Italia, sono purtroppo d’accordo con il commento di flapane, anche se di tanto in tanto mi dico “beh, in futuro chissà..” – sono un’inguaribile ottimista.

    • Vai con l’ottimismo! I cittadini del domani sono i nostri figli e i nostri figli sono quello che noi gli abbiamo insegnato. Il mondo può essere migliore se i suoi cittadini lo sono.

  6. Una delle cose che ho sempre apprezzato leggendo e guardando interviste é a riguardo é sicuramente come percepiscono il fallimento : “Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.”

    • Davvero! Quello di accusare il fallimento è un grosso blocco mentale che abbiamo. È che spesso in Italia il fallimento è fraudolento o comunque “disperato”. Qua gli insegnano anche “come fallire senza farsi male”. Molto molto istruttivo!

  7. Ahahaha la massaggiatrice a disposizione ad un party ancora non l’avevo mai sentita!!!
    Quanto sono felice per te Irene che stai vivendo un’esperienza del genere, deve essere stra incoraggiante avere a che fare con gente che è arrivata così in alto…

    Buon proseguimento, ti abbraccio forte!!

    PS Probabilmente anche io avrei fiondato la carne sulla camicetta bianca 😀

  8. Attenta….che in USA anche l’aria che respiri…ingrassa!!! Un po’ meno in California, poiché sono assatanati di salutismo, ma cmq sempre rischioso….
    Per quel che riguarda la tua speranza che anche in Italia possa avvenire ciò che per gli Americani è assolutamente normale, credo che neanche tra 100 anni: è questione di cultura. Loro sono abituati a lavorare per obiettivi, sono meritocratici, fanno 15 giorni di ferie all’anno quando va bene, sono molto competitivi. STUDIANO e lavorano allo stesso tempo,non sono abituati al paracadute della famiglia fino a 35 anni, con la mamma che gli prepara i manicaretti, escono di casa molto presto, inoltre non sono assolutamente abituati a trovare un lavoro e pensare di tenerselo per 40 anni consecutivi, sanno che dalla sera alla mattina possono trovarsi fuori dall’Azienda ,etc,etc,etc.
    Mangia i cookies al cioccolato o con i macadamia. Ed il gelato con il cono waffle…..goduria!!!

    • Io mi sa che ingrasso anche sulla luna, sono talmente golosa che mi mangerei anche il tavolo se ci metti due zuccherini sopra!
      Io spero che prima o poi le cose cambino, basta continuare a crederci e continuare a cambiare piano piano la cultura e la mentalità.

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