La Casa Azul è un luogo che ti entra dentro.
Frida Kahlo ti entra dentro.
La sua forza, la sua passione, il suo dolore, la sua voglia di vita, di amore, di esprimersi, di trasgredire, di urlare, di colpire, di rimanere indelebile.
Se andate in Messico dovete fermarmi un giorno a Città del Messico, a Coyoacán, alla Casa Azul.
C’è Frida che vi aspetta, e incontrarla merita il viaggio.
Prima di parlarvi della Casa Azul vi voglio parlare di Frida, per quelli che ancora non la conoscono.
Frida Kahlo è un’artista messicana vissuta tra il 1907 e il 1954 a Coyoacán, Città del Messico.
È un personaggio talmente sfaccettato, complesso e poliedrico che non so da dove partire per parlarvene.
C’è la Frida artista, la Frida attivista, la Frida innamorata, la Frida appassionata, la Frida prigioniera del suo corpo.
Provo a fare ordine.
Parto dai suoi quadri: sono colorati, surreali, potenti, visionari, sgraziati a volte, ma colpiscono come un pugno. Raccontano del Messico, del suo dolore, della sua storia, delle sue manie, delle sue fantasie, della sua realtà.
Poi c’è il suo impegno politico: figlia della rivoluzione messicana, attivista all’interno del Partito Comunista, femminista, trasgressiva, innamorata profondamente del Messico, della sua storia e della sua cultura, figura chiave nell’evoluzione politica e culturale del Messico.
Poi c’è Diego Rivera e ci sono tutti i suoi amanti e le sue amanti: Frida era contemporaneamente uno spirito libero e un’innamorata gelosa. Si sposò con Diego Rivera all’età di 22 anni: lui ne aveva 43, era già uno degli artisti più famosi del Messico, ed era al suo terzo matrimonio.
Diego era infedele e innamorato di tutte le donne, ma contemporaneamente legato davvero solo a Frida.
Frida era gelosa e sempre più ferita, ma contemporaneamente anche lei lo tradiva (spesso per ripicca) con uomini e donne (da Trotsky a Maria Félix).
Si sono fatti male sempre di più, in un’escalation di amore, passione e dolore fino a che, dieci anni dopo, divorziarono: Diego aveva tradito Frida con sua sorella Cristina.
Ma non riuscivano a starsi lontani: si sposarono di nuovo un anno dopo e rimasero insieme fino alla fine, nella Casa Azul.
E infine c’è il suo dolore, vero filo conduttore della vita di Frida.
Frida nacque con la spina bifida e già da piccina zoppicava.
Poi l’incidente.
A 18 anni era sull’autobus che da scuola l’avrebbe riportata a casa. Ci fu un grossissimo scontro e l’autobus si accartocciò contro un muro. Frida rimase gravemente ferita: le si spezzò la colonna vertebrale in tre punti, si ruppe femore, costole, la gamba sinstra in 11 punti, osso pelvico. Il corrimano dell’autobus attraversò il suo corpo da parte a parte.
Subì 32 operazioni chirurgiche e dovette stare a letto immobile per anni, intrappolata dentro a un busto che teneva insieme il suo corpo.
Quando ricominciò a camminare la sua vita era cambiata: il suo corpo era diverso, il dolore era continuo, non poteva avere figli.
Questa è Frida.
Una donna forte, innamorata della vita e di Diego, con una grandissima voglia di vivere in opposizione a tutti i dolori grandissimi che ha incontrato lungo la sua strada.
Dipingeva sé stessa per esternare tutto ciò che le accadeva dentro e indossava vestiti colorati e ariosi per nascondere il busto e le sue menomazioni.
Lottava per i suoi ideali e per il Messico vero. Viveva intensamente e eccessivamente.
“Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio.”
Se volete conoscerla meglio, se volete prepararvi prima di partire per il Messico, vi consiglio di leggere ¡Viva la vida! di Pino Cacucci. È un libro breve ma intenso, in un pomeriggio lo leggete e vi fate un regalo grandissimo.
La Casa Azul è la sua casa, quella dove ha vissuto fin da piccola e dove si è poi trasferita insieme a Diego fino alla fine.
La Casa Azul è a Coyoacán, un quartiere un po’ fuori dal centro di Città del Messico, con le casine basse e colorate.
C’è silenzio a Coyoacán, lungo le strade assolate arrancano i colectivos scassati pieni di messicani e viaggiatori.
Sembra un paesino a sé: gli abitanti si conoscono tutti e si salutano da una parte all’altra della strada, le nonnine tornano a casa con le buste della spesa, i bar sono pieni di persone che leggono il giornale e oziano immersi nel profumo del caffè, nei parchetti le mamme e i bimbi si ritrovano per giocare all’aria aperta.
È una zona bellissima di Città del Messico, vivibile e tranquilla.
Proprio qui, in Calle Londres 247, una strada costeggiata dagli alberi e dalle casine colorate, spunta la Casa Azul.
Una casa blu con la fila di viaggiatori fuori dalla porta.
Tutti lì, da ogni parte del mondo, per incontrare Frida.
Entrare costa 100 pesos (6€), per fare foto bisogna pagare altri 60 pesos (3.5€), l’audio guida ne costa altri 70 (4€): prendete tutto, ne vale la pena.
L’audio guida in particolar modo: ascoltate tutto, state attenti a ogni parola, ne uscirete cambiati.
Entrando alla Casa Azul si entra nel mondo di Frida, un mondo rimasto immutato da oltre 30 anni.
La casa-museo è stata voluta dall’amore della sua vita, Diego Rivera, per mantenere indelebile il ricordo di Frida.
Era il suo amore più grande e il suo odio più grande, era il suo mentore, la sua stella polare, la persona che le ha fatto più male nella sua vita e anche quella che le ha dato la forza di lottare fino all’ultimo contro il suo corpo che la teneva prigioniera.
La Casa Azul è rimasta come Frida l’ha lasciata.
C’è il suo cortile interno: piante, animali, ombra, fontane.
Il blu delle pareti contrasta con il verde degli alberi creando un’atmosfera potente.
Un luogo riposante e rilassante, il suo rifugio.
C’è il suo studio pieno di colori, di sole, di libri, di disegni, di brillantini.
Ci sono i suoi quaderni con le copertine disegnate a mano da lei per distinguerne il contenuto.
C’è un mappamondo enorme, chissà quanto avrà sognato guardandolo, lei, intrappolata nel suo corpo.
Ci sono i suoi colori e i suoi pennelli.
C’è la sua sedia a rotelle davanti alla tela, proprio di fianco all’immensa vetrata che dà sul cortile e che inonda di luce la stanza.
La sua cucina, quella dove lei preparava i piatti tipici messicani di cui era golosa.
Sulle pareti ci sono scritti i loro nomi: Frida e Diego.
Le pentole artigianali sono ovunque, in un angolo ci sono le tazze con cui facevano colazione la mattina.
Poi c’è la sua stanza.
Il letto piccolo, circondato da oggetti di uso quotidiano.
Uno specchio sul soffitto del suo baldacchino per osservare sé stessa durante i lunghi mesi di convalescenza.
L’urna con le sue ceneri sul mobile di legno.
Qualche tempo fa ho scritto alcuni pensieri che condivido anche ora in questo post > Diario-brainstorming di un viaggio in Messico
Ho scritto così:
“Non sono le sue opere che mi hanno colpito. È lei.
Dai suoi quadri, dai suoi disegni, esce lei con tutte le sue forze, travolgendo chiunque ci si trovi davanti. Esce come un vortice, esce dai suoi colori e dai suoi contorni netti, esce decisa, invincibile. Colpisce come una furia me, te, tutti quanti quelli che rimangono per qualche secondo ad osservare le sue opere.
E ti parla di cosa voglia dire essere una donna, di cosa voglia dire essere inferma, di cosa voglia dire avere sete di vita, di cosa voglia dire essere innamorata dell’uomo più famoso e più inaffidabile del Messico.
E di cosa voglia dire affrontare tutte queste cose con la testa alta e lo sguardo piantato nel cuore della vita.
Ti dice “Vai nel mondo e fatti valere, lotta per i tuoi ideali, ama fortissimo, vivi ogni secondo intensamente. Se io ho fatto tutto questo da un letto, tu non hai scuse“.
E quando sono uscita dalla Casa Azul, quando l’ho salutata e sono salita su un altro colectivo per tornare indietro, mi è sembrato che un pezzettino di lei venisse con me. Un po’ di Frida Kahlo è tornato a casa con me ed è tornato a casa con tutti quelli che erano lì, e tutti quelli che ci passeranno.
Dopo che la conosci, Frida, la vuoi portare nel mondo.”
Vi lascio qualche informazione utile così non avete più scuse: bisogna andarci in questo pezzettino di Messico.
Indirizzo
Calle Londres 247, Coyoacán, Città del Messico
Come arrivarci
Noi abbiamo preso la metro fino a Coyoacán e poi un colectivo che fermava proprio a Calle Londres
Costi (gennaio 2015)
Entrata: 100 pesos (6€)
Possibilità di fare foto: 60 pesos (3.5€)
Audio guida: 70 pesos (4€)
Sito web
www.museofridakahlo.org.mx
Secondo un mio amico, il marito messicano di una mia collega, Frida e Diego SONO il Messico.
Le storie della loro vita, sia prese singolarmente che unite, raccontano le mille sfaccettature della cultura messicana.
Amore profondo, tradimenti, colori, voglia di vivere; nella storia di Frida e Diego c’è una sintesi del Messico quasi perfetta.
Secondo questa persona, visitare la casa azul equivale ad un corso intensivo di cultura messicana.
Credo abbia ragione.
—Alex
Credo anch’io che abbia ragione. Sono il Messico quei due. È veramente intensa la visita alla Casa Azul, è un pezzo fondamentale del viaggio.
Ho visto la mostra di Frida Kahlo a Roma e anche io sono rimasta colpita dalla carica dei suoi dipinti, dalla passione, gioia e profondo dolore degli schizzi. Era bellissima! Si sente l’emozione e il trasporto nelle tue parole. Mi piacerebbe tanto vedere un giorno la casa azul!
Merita davvero tanto, è una tappa del mio viaggio in Messico fondamentale. Mi emoziona ancora pensarci.
Ci sono stata oggi, quanta emozione! Ho riletto il tuo articolo, descrive esattamente ciò che ho provato oggi.
:-*
Che bello questo commento “live”! Grazie!!
Se andrò in Messico (prima o poi) questa è sicuramente una tappa che non perderò! Adoro Frida Adoro questo post e Adoro le tue foto! Complimenti ho apprezzato ogni tua singola parola..
Tonia
Grazie Tonia! Era tanto che volevo scrivere un post dedicato a questo luogo così speciale, sono contenta di averlo fatto finalmente 🙂
Condivido il tuo pensiero, incontrare Frida in una mostra come è accaduto a me e nella sua Caza Azul come hai potuto fare tu ti cambia la vita, non sei più lo stesso. Al libro che hai suggerito tu aggiungegerei anche Lettere appassionate Abscondita Editore per prepararsi ad un inconro con Frida.
Molto interessante, non lo conosco, recupererò!
Questo articolo è ricco di informazioni preziosissime. L’hai narrato davvero con il cuore e si vede, si percepisce dalle tue parole. Bellissimo.
Grazie. Sono proprio contenta se questo post convince anche solo una persona ad andare alla Casa Azul 🙂
Qualche giorno fa visitando questa mostra (https://silviasanchini.wordpress.com/2016/02/14/frida-kahlo-a-bologna/) mi è venuto mille volte in mente questo tuo post. Visitare Casa Azul rimane uno dei miei desideri più grandi. Intanto ti ringrazio…e ti abbraccio.
Uuuu! Com’era la mostra? Mi ispirava un sacco!!
Ciao Irene! La mostra è molto semplice ma carina! Gli scatti di Leo Matiz sono davvero belli…raccontano Frida nella sua quotidianità insieme a Diego a Casa Azul, chissà quanti ricordi per te! Un’altra chicca sono gli schizzi di Vanna Vinci (quella della “bambina filosofica, presente?”) che in autunno realizzerà una biografia a fumetti di Frida! Favoloso…
Ma che bello! Proprio un peccato perdermela 🙁
Vedrai che la replicheranno ancora 🙂 Un bacio!