Cronaca di un volo tra l’epico, il ridicolo e il drammatico

[Premessa]

Giovanni, il migliore amico di mia sorella, si è trasferito a Birmingham da inizio novembre. Tornerà a giugno, forse. Mia sorella invece il 12 gennaio partirà per Buenos Aires.

Andrà in Argentina a studiare, tornerà solo a settembre del 2015.
Quindi a inizio novembre si sono salutati pensando di rivedersi a settembre del prossimo anno.
A me dispiaceva troppo. Mi dispiaceva che lei non vedesse la nuova casa di Giovanni, la sua nuova famiglia, la sua nuova città, il posto dove lavora. Sono pezzi di vita che poi mancano, e un po’ fa la differenza.
E allora ho pensato di regalarle per Natale (in anticipo) un weekend a Birmingham. Una cosa al volo, giusto per riabbracciarlo e vedere la sua vita là. Per conoscere le facce delle persone che cita nei suoi discorsi, per sapere com’è fatto il vialetto di casa sua, per respirare l’aria ghiacciata delle sue mattine.

L’idea era di partire il venerdì sera e tornare la domenica sera.
L’unico volo con un prezzo ragionevole aveva uno scalo a Amsterdam. Quindi gran sfacchinata. Però ci stava, ne valeva la pena. L’ultimo abbraccio, poi una pausa di nove mesi fino al prossimo.
Uno a Birmingham, l’altra a Buenos Aires. Io in Romagna ad aspettarli tutti e due.
Questo solo per dirvi l’importanza di questo viaggio per noi.

[Fine premessa]

Ora vi lascio alla cronaca della nostra avventura-sventura direttamente dalla mia Moleskine.

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“Sono sul volo della KLM diretto a Birmingham finalmente. Le ultime ore sono state assurde. Voglio scrivere tutto qui per non dimenticarmi i dettagli.

Partenza programmata per le 17:40 da Bologna ma c’è sciopero nazionale quindi il volo è in ritardo di un’ora. Abbiamo lo scalo ad Amsterdam di un’ora e cinquanta che con il ritardo diventa di soli 50 minuti.

Io inizio a preoccuparmi. Scrivo su Twitter all’aeroporto di Bologna e alla KLM per capire la situazione. Non possiamo perdere la connessione, ci salta il weekend in pieno. Loro sono carinissimi, ci scriviamo una decina di tweet e DM, si informano sullo stato del ritardo e mi aggiornano in tempo reale. Meravigliosi.
Alla fine il ritardo rimane di un’ora, abbiamo 50 minuti per il cambio, loro dicono che ce la facciamo.

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Prendiamo l’aereo preoccupate.
Il volo parte alle 19, alle 20:50 siamo in aeroporto ad Amsterdam.
Scendiamo e la hostess di terra ci accoglie con un giga sorriso e ci dice “Flying to Birmingham? You will Make it! Gate D5!”.
Dai cazzo!
Iniziamo a correre fortissimo.
Fa caldissimo e lo zaino balla a destra e sinistra. Le Clark’s non sono le scarpe giuste per correre attraverso gli aeroporti.
Siamo all’inizio dell’area B, il nostro gate è praticamente dall’altra parte di Schiphol.
Corriamo con tutte le nostre energie: attraversiamo negozi, hall, corridoi lunghissimi, tapis roulant con persone lentissime e ingombranti.
Alla fine arriviamo alla zona D in tempo, dobbiamo solo passare dal controllo dei documenti.

La Linda ha la carta d’identità e blocca la fila, io col passaporto vado avanti. La poliziotta che controlla le toglie la carta d’identità dalla custodia di plastica. Dopo averla controllata con la lente d’ingrandimento gliela ridà. La Linda non si accorge che non le ha infilato a carta nella custodia, semplicemente gliele ha ridate una appoggiata dentro l’altra.

Corriamo verso il gate D5 che è a neanche 100 metri dai controlli. A metà strada, mentre stiamo gioendo per avercela fatta, mia sorella si accorge con la faccia pietrificata, di avere in mano solo la custodia di plastica. Niente più carta d’identità. Si gira di scatto, sarà caduta pochi metri più indietro. Niente. 50 metri. Non c’è nulla.

Io prendo i suoi bagagli e raggiungo il gate dove stanno già imbarcando, lei torna indietro a cercarla. Sono le 21:10, alle 21:30 chiude il gate, alle 21:40 parte il volo. “Siamo ancora in tempo” penso. Per qualche minuto non la vedo tornare e inizio a preoccuparmi. Abbiamo fatto pochi metri, pensavo la trovasse dietro l’angolo.

Dopo cinque minuti viene verso di me scossando la testa, con un’espressione tesissima. La carta d’identità si è volatilizzata. Non c’è niente tra noi e i controlli, solo un corridoio a gomito di 50 metri, ma il documento non è da nessuna parte. Provo ad andare io a parlare con i poliziotti ai controlli intanto che lei cerca in ogni tasca dei bagagli. Niente di niente. Ai controlli nessuno ha visto niente, nei bagagli il documento non c’è. Sono le 21:15, è il momento in cui cambia il turno, e il poliziotto che era ai controlli smonta e viene ad aiutarci. Inizia a ripercorrere con noi ogni passo, ogni mossa. Niente. Capiamo che la situazione è molto più complicata di un weekend perso: siamo bloccate dentro l’aeroporto, senza documento non possiamo né entrare, né uscire. Il poliziotto è mortificato e gentilissimo, ha i capelli biondi, la faccia larga e le guance rosse. Ha gli occhi buoni.

Ci dice che al massimo può fare uno strappo e lasciarci uscire dall’aeroporto (visto che le ha controllato il documento lui prima di perderlo può garantire per la sua identità) per andare all’ambasciata italiana ad Amsterdam a rifare il documento. Io inizio a preoccuparmi seriamente, so quanto possono essere lunghi questi iter burocratici. La Linda inizia a piangere dalla rabbia vedendo sfumare il suo incontro con Gio. Il tempo intanto sta passando, il gate è praticamente chiuso.

A questo punto le possibilità sono solo due: o l’hanno rubato, oppure l’hanno raccolto e portato al personale dell’aeroporto.
Gli chiedo se non può chiamare i desk lì vicini: il lost&found, l’information desk, le hostess ai gate limitrofi. Oppure se può fare un annuncio all’altoparlante, se qualcuno l’ha raccolto può portarcelo dove siamo.
Il poliziotto con le guance rosse mi dice: “Facciamo così: voi andate al gate, spiegate la situazione alle hostess e provate a farvi imbarcare anche senza documento, io intanto provo a chiamare i desk qui attorno“. Noi torniamo di corsa al gate, dove per entrare ci sono i controlli ai bagagli a mano. Io sto entrando con il carrellino porta valigie, l’addetto ai controlli mi ferma “You have to leave it outside“, non posso portare dentro il carrellino. Tolgo il mio zaino e lo lascio a mia sorella perché tolga il suo. Lei è sovrapensiero e entra con il cartellino. Il tipo ci guarda come se fossimo matte da legare e ci ripete “You have to leave it outside”. Sembra una scena da Benny Hill.

Superiamo i controlli e corriamo agli imbarchi. Spieghiamo velocemente la situazione. Il responsabile della sicurezza degli imbarchi, un omino con la pelata lucida e gli occhiali tondi, ci dice che senza documento sull’aereo non si sale. Giustamente.

Le hostess sono dispiaciutissime per noi ma ormai è tardi: ci chiedono se abbiamo intenzione di salire o se possono far partire il volo.
In quel momento mi si chiude lo stomaco e realizzo che il bellissimo weekend con Gio a Birmingham si sta trasformando in un incubo di burocrazia ad Amsterdam. Vedo il nostro aereo dall’altra parte della vetrata, a distanza di un tunnel. Mia sorella di fianco a me piange ininterrottamente, è arrabbiatissima con sé stessa per essere stata così distratta. Proprio questione di 30 secondi.

We stay. You can close the gate.” dico alle hostess con gli occhi lucidi.

Torniamo indietro. Il volo è perso, ma proviamo a cercare meglio il documento. Ora abbiamo tutto il tempo del mondo. I ragazzi del team addetto al controllo bagagli del gate D5 si sono ormai affezionati alla Linda e le propongono di aiutarla a cercare in ogni tasca. Lei accetta e in un attimo attorno alle nostre borse ci sono sei persone che, con i guantini di plastica e i gesti più professionali che io abbia mai visto, stanno perquisendo tutti i nostri bagagli per aiutarci a cercare la sua carta d’identità. Svuotano tutto in un minuto, i loro movimenti sono ipnotici, sembrano dei chirurghi.

“Linda io per scrupolo torno indietro dal poliziotto con le guance rosse, magari ha qualche notizia” e mi incammino verso il corridoio. Dopo cinque secondi lo vedo, mi sta correndo incontro con qualcosa in mano. Inizio a correre anch’io. Siamo a pochi metri e vedo che in mano ha la carta d’identità della Linda. Lui mi urla “Is this the right one?” io non ci posso credere gliela strappo dalle mani “YES!! THANK YOU SO MUCH!”. Vorrei abbracciarlo ma non c’è tempo. Corro fortissimo indietro, a metà strada vedo mia sorella e le urlo “LINDA FERMA L’AEREOOOO!!” – ovviamente si gira tutto l’aeroporto ma non mi interessa. Mi sembra di essere dentro ad un film. Continuo a correre, mi fiondo dentro il gate lanciando zaino e borsa dentro alla macchina dei controlli. Mia sorella sta parlando con la hostess bionda. Le vedo da lontano.

Appena supero i controlli mi fiondo all’imbarco. La hostess bionda sta controllando sul suo computer se c’è modo di bloccare l’aereo e di reinserirci sulla lista dei passeggeri. Passano due minuti di tensione pura. “Sto cercando di inserirvi nel volo, ma il sistema me lo dà come partito.” Daidaidai. Tipregotipregotiprego. L’aereo è ancora lì, dall’altra parte del vetro. C’è ancora il tunnel.

Ci chiedono i documenti e i biglietti 3-4 volte. Fanno alcune telefonate.
Alla fine sorridono e ci stampano due carte d’imbarco: posti 25E e 25F.

You should buy a lottery ticket!” ci dice il signore pelato con gli occhialini tondi facendoci passare. Noi sorridiamo con gli occhi lucidi dalla gioia. Ci lanciamo verso la porta del tunnel che però è ancora chiusa. Arriva la hostess di corsa e ci apre con il suo badge. “Have a nice flight” ci dice con aria complice.

Corriamo fortissimo nel tunnel verso l’aereo, tutto rimbomba, ad ogni passo sembra che stia per crollare.
Il pilota ci aspetta sulla porta sorridendo: “You’re here. I was waiting for you“.

Saliamo.
Ci siamo.
Non vedo l’ora di riabbracciare Giovanni.”

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61 thoughts on “Cronaca di un volo tra l’epico, il ridicolo e il drammatico

  1. Che bella storia di gentilezza ed attenzione al cliente!
    Tanto di cappello al personale di Schipol.
    Fossi in te cercherei in ogni modo di segnalare alla direzione dell’aeroporto questa bella storia, le persone coinvolte meritano un riconoscimento.

    —Alex

    PS = ci passo spesso da Schipol (anche mercoledì scorso!) e devo dire che, sebbene non abbia mai avuto problemi particolari, posso confermare che mi è sempre sembrato un aeroporto molto efficiente.

    • Sono stati meravigliosi. Tutti, dal primo all’ultimo. Dal team dei controlli che ha aiutato mia sorella a setacciare ogni millimetro di borsa, al poliziotto che si è fatto in quattro per noi e alla fine ci ha riportato il documento. Tutti impegnati al massimo e davvero gentili. Ieri al ritorno – abbiamo fatto di nuovo scalo ad Amsterdam – abbiamo provato a cercare il poliziotto per ringraziarlo, ma non l’abbiamo trovato.

      • Se ti può essere di consolazione, io sabato 6 sono partito per Strasburgo; arrivato alla consegna dei bagagli mi sono accorto che il passaporto non era al solito posto nel mio zaino!

        Nel portafogli avevo solo patente ed una carta d’identità scaduta!

        PANICO

        Sia però lode a Trattato di Schengen: mi hanno fatto partire lo stesso 😉

        —Alex

        • Cavoli! Ma avevi altri documenti o ti hanno fatto salire sulla fiducia? Mia sorella aveva lasciato a casa tutti gli altri documenti, aveva solo il badge dell’università. Ha provato a farlo vedere alle hostess per convincerle a farla salire sull’aereo, ma chissà perché non ha funzionato 😉

          • Avevo la patente di guida che, come sai ha uno status un po’ ibrido; a volte è considerata un documento a tutti gli effetti ed a volte no. Beh, questa volta si vede che hanno deciso che gli bastava!

            PS = io a mostrare il badge aziendale non ci ho pensato nemmeno! 😉

  2. Che ansia m’è venuta!!!! Mi sembrava di essere lì con voi, mancavano solo i pop corn! Picciula Linda..son felice che ce l’abbiate fatta!!

    • Io avevo le lacrime agli occhi prima per la disperazione e poi per la felicità. Alla fine a pensarci a posteriori non era nulla di particolarmente grave, ma lì per lì è stato veramente il delirio.

    • E l’aereo era lì davanti! Dopo tutta quella corsa e la tensione per il ritardo dovuto allo sciopero non ci potevo credere. Un gran culo, una roba spropositata 🙂

  3. Storia spettacolare!
    In genere, quando si chiude il gate, pur essendo facoltà del comandante accettare altri passeggeri dopo la chiusura del gate, è qualcosa di davvero inusuale.
    Scriverei una bella mail a KLM con una nota di encomio per equipaggio di terra e di bordo, e per l’assistenza via Twitter. Quando ce vò, ce vò.

  4. Wow, che ansia! Penso che sia il peggior incubo di ogni viaggiatore quello di perdere i documenti in aeroporto. Ma alla fine, you made it! Grandi!

    • Grazie tesorino! Anch’io mi sono commossa lì per lì! 🙂 e poi ho passato tutto il volo a scrivere la storia sulla Moleskine perché non volevo dimenticare nemmeno un dettaglio!

  5. Ciao Irene,
    sarà anche la cronaca di un volo disastroso ma io mi sono commossa per tutto il post,
    per la dolcezza del tuo regalo a Linda, per la voglia di partire ad ogni costo e per la sensazione di dejavu io a Schiphol ho rischiato di perdere l’ipad ma loro gentili come non mai lo hanno ritrovato… fosse successo a Fiumicino avrei potuto dirgli addio.

    Un bacione e aspetto le foto di Birmingham.

  6. ao (si dice a Roma) che ansia!!! Ho corso con voi due, mi è venuta l’ansia, ho gioito e mi sono pure seduta trafelata! P.S. adesso il pensiero di smarrire il documento non mi abbandonerà mai più!!!

    • Carina che sei Monica! Comunque io ho talmente terrore di perderlo (soprattutto per l’odio verso la burocrazia che ne consegue) che ne porto sempre due, almeno in Europa dove valgono!

  7. Ho vissuto una situazione simile, con mia sorella che aveva lasciato la carta d’identità nel bagaglio che aveva imbarcato al check-in. Siamo riusciti a partire perché non le hanno chiesto il documento all’imbarco. Ahahahah

  8. Bellissimo post! letto con ansia sperando nel lieto fine- Nel tuo racconto ho rivissuto un po’ anche dei miei rocamboleschi viaggi, chissà perchè negli aeroporti mi succede sempre qualcosa 😉 sarà stato un week-end favoloso da ricordare! e da raccontare.

    • Negli ultimi spostamenti ho avuto una sfiga pazzesca! Per il Vietnam all’andata abbiamo perso la connessione ad Abu Dhabi e al ritorno ci hanno perso gli zaini. Sta volta all’andata così e al ritorno non ci facevano scendere dall’aereo perché il bus si era rotto e non avevano altri mezzi per venirci a recuperare (eravamo rimasti in 5 sull’aereo e l’aeroporto era a 50 metri ma non ci si poteva andare a piedi). Sto tremando per gli spostamenti in Messico!

  9. Ciao! Bellissimo racconto per fortuna finito bene 😀 ! Ma poi sto week end è andato bene almeno 😀 ?
    Ps- abbiamo cercato più volte di scriverti, ma abbiamo sempre avuto dei problemi di connessione col tuo blog (nel scrivere messaggi) e non è la prima volta che ci capita (solo col tuo sito intendiamo)… non è un problema, ma volevamo avvisarti, magari “c’è qualcosa che non va”.
    Ciao!

    • Per commentare dici? Strano.. Devo scrivere al supporto per alcuni problemi, ci butto dentro anche questo 🙂
      Il weekend è andato veramente benissimo! E Birmingham è proprio bellina!

      • Si per commentare. Spesso mi esce il quadratino del commento ma non tutta la parte sotto di mail,nome ecc ecc e neanche il riquadro di “commento all’articolo” quindi invio. Si, ci è successo un paio di volte..

  10. Commentavo un paio di anni fa quando avevo un blog per mia sorella andata un anno in Honduras – a quanto pare le sorelle si ritroveranno a BA! Com’è piccolo il mondo.

    Buoni ultimi giorni assieme, chissà che non ci ritroveremo io e te su un volo della KLM (di cui sono frequent flyer!) per andarle a trovare!

      • Io spero di attaccarci anche la Patagonia con tanto di sorella. Quando torna le chiedo se la tua è una di quelle con cui abiterà, so che ha preso una casa assieme ad alcuni compagni di corso!

          • Si si, proprio la stessa cosa! Se tua sorella ha frequentato l’unico corso che hanno avuto fin’ora si conoscono sicuro. La mia è l’unica bolognese del gruppo, ma non si chiama Gaia quindi non credo abitino insieme. Mi ricordo che diceva che la più vicina dei suoi compagni veniva da Cesena!

  11. Lo sapevo che a Birmingham ci eravate arrivate, eppure alla fine ho tirato un super sospiro di sollievo lo stesso!
    Quando trovi persone disponibili, gentili e empatiche ti si allarga il cuore di gioia… e ti viene da strapazzarli tutti di coccole (peccato che non avevi il tempo)! 🙂

  12. Questa è davvero un’avventura! Però dai a parte il panico comprensibilissimo del momento poi rimane un aneddoto divertente da raccontare! alla fine anche queste piccole disavventure fanno i viaggi!

  13. Che incubo! Dio benedica i poliziotti dalle guance rosse e i piloti che ti aspettano! Bellissima storia, menomale che ha avuto un lieto fine 🙂

  14. Sono contenta sia finita bene!! E’ bello leggere di attenzione per il cliente e disponibilità ogni tanto..e anche di rapporti così teneri come quello tra te e tua sorella! Un bacio!

  15. meraviglia.
    quando capitano queste cose penso che sia fondamentale, in certe situazioni, recarsi all’estero possedendo quanto più possibile la lingua del luogo di destinazione. ti può cambiare prospettiva.

    io adesso però voglio capire cosa è successo alle notifiche, però, perché qua è un disastro. 🙁
    p.s. foto del post successivo: meravigliose.

  16. …ammetto che ho cominciato a leggere distrattamente, poi mi sono ritrovata a fare il tifo per voi con tanto di ola finale!
    Dopo una giornata pesante, questo post mi ha ricordato che qualche volta il lieto fine arriva anche nella vita vera…e ha risollevato il mio livello di empatia che era finito pari a quello di Crudelia De Mon! 😉

  17. oddio… che ansia 🙂 Meno male che alla fine s’è risolto tutto per il meglio! Vi immagino dopo, incredule e felicissime, a parlare per un’ora della vostra fortuna nella sfortuna 😉

  18. Mi è sembrato di vedere un film pieno di colpi di scena! E alla fine devo confessare che mi sono un tantino commossa. Sto leggendo il tuo blog e mi piace molto. Che brava che sei!

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