Le città invisibili: un libro per i viaggiatori che si fanno delle domande

Le città invisibili è un libro che fa viaggiare.

Dentro, fuori, intorno a noi.

La storia è semplice: Kublai Kan, imperatore dell’immenso impero dei Tartari, manda Marco Polo ad esplorare i suoi territori perché poi possa tornare indietro a raccontarglieli.
Lui non vivrà mai abbastanza a lungo per vederli tutti, così preferisce conoscerli attraverso le parole e i gesti di Marco.

Così lui parte.
E quando torna racconta al Gran Kan ogni singola città, ognuna con un nome di donna diverso.

In queste città c’è tutto l’immaginabile, ci sono tutte le relazioni esistenti e esistite, tutte le storie raccontate. C’è tutto il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Ci sono tutte le città possibili, tutti i mondi possibili.

Le città invisibili - un libro per viaggiatori

C’è Zora, la città che tutti ricordano punto per punto.

C’è Fedora, la città con il palazzo di metallo con le sfere di vetro che mostrano tutte le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse diventata come oggi la vediamo.

C’è Zenobia, fatta di palafitte e scale sospese, i cui abitanti riescono a immaginare solo città di palafitte e scale sospese.

C’è Leonia, la cui ricchezza non si misura dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate, vendute o comprate, ma dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far spazio alle nuove.

C’è Maurilia, che è cambiata tanto nel tempo, e che proprio per questo può ripensare con nostalgia a quella che era.

C’è Isidora, la città dei propri sogni, di quelli sognati da giovani, a cui però si arriva solo in tarda età.

C’è Eufemia, grande punto di incontro commerciale, a cui si arriva in realtà per raccontare e ascoltare storie.

E poi c’è Irene.
Una città che è contemporaneamente tutte le città. La mia preferita.

Le città invisibili è un libro che apre un pezzettino di testa, come una finestrella del calendario dell’avvento.

Irene - le città invisibili - italo calvino

Parla proprio a me. E anche a voi.

Perché parlando di viaggi, di città e di esplorazioni, parla in realtà delle nostre vite, delle nostre storie.
Parla di quella volta che in Malesia i pesci gialli mi hanno preso il cuore.
Parla di quella volta che a Ibiza ho trovato una risposta.
Di quella volta che sono partita per scappare.
Di quella volta che ho scelto per la mia vita di concentrarmi solo sulle cose belle.

Parla anche di voi, dei vostri ricordi e dei vostri conti in sospeso.
Ogni città vi dice qualcosa in più, vi accende una lucina, vi sussurra provocazioni alla coscienza.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Va dritto tra i miei libri preferiti.
La lettura è lenta perché ogni capitolo è una città – di un paio di facciate – e ognuna è talmente densa da richiedere molte energie.
E una pausa di riflessione ogni due facciate diluisce molto i tempi.
Ma non ve ne pentirete.

Qui di seguito vi riporto senza un senso logico i pezzettini di libro che più mi hanno colpito.
Giusto per darvi un’infarinata di che universo vi aspetta chiuso tra quelle pagine.

Fidatevi, garantisco io, questo libro lascerà una traccia in voi.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio..JPG

Inizio dalla mia preferita, dalla città di Despina:

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.

…più si perdeva in quartieri sconosciuti di città lontane, più capiva le altre città che aveva attraversato per giungere fin là, e ripercorreva le tappe dei suoi viaggi, e imparava a conoscere il porto da cui era salpato, e i luoghi familiari della sua giovinezza, e i dintorni di casa, e un campiello di Venezia dove correva da bambino.

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei piú o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.

Marco entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza.

I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.

“Viaggi per rivivere il tuo passato?” era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata cosí: “Viaggi per ritrovare il tuo futuro?”
E la risposta di Marco: “L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.”

Le descrizioni di città visitate da Marco Polo avevano questa dote: che ci si poteva girare in mezzo col pensiero, perdercisi, fermarsi a prendere il fresco, o scappare via di corsa.

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma le risposte che dà a una tua domanda. O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere.

Dunque è davvero un viaggio nella memoria il tuo! […] È per smaltire un carico di nostalgia che sei andato lontano!

La forma delle cose si distingue meglio in lontananza.

Chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio.

Forse di Irene ho già parlato sotto altri nomi, forse non ho parlato che di Irene.

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone

Voi l’avete letto?
Lo leggerete?

Io sono rimasta così colpita dal suo modo di scrivere e di pensare che ho deciso di tuffarmi completamente nel suo mondo e nella sua testa.

Ho comprato altri due libri di Calvino.

Vorrei avere sette vite come i gatti per poter leggere tutti i libri che sogno di leggere.

Il visconte dimezzato - Lezioni americane - Libri Calvino

18 thoughts on “Le città invisibili: un libro per i viaggiatori che si fanno delle domande

  1. Quindi non avevi mai letto Calvino?
    Come ti avevo detto io lo adoro e sono contento che anche tu lo stia apprezzando 😉

    —Alex

    PS = non so per te ma quando incontro un libro che non mi “regala” nulla, che mi lascia completamente indifferente, beh, quella è una delle più grandi delusioni che possa provare.
    Mi arrabbio anche, perché mi spingo a pensare che lo scrittore, l’editore e magari anche il libraio che me lo ha consigliato, si siano presi gioco di me, che mi abbiano rubato il tempo che avrei potuto dedicare a leggere qualcosa di più interessante\divertente\appassionante\istruttivo, etc. Come il Kublai Khan non potrà mai visitare tutte le città del suo impero, così anche io non potrò mai leggere tutti i libri belli del mondo; quindi se qualcuno mi fa perdere tempo con della letteratura spazzatura, m’arrabbio.

    • Mai letto Calvino, eppure al classico ci hanno sepolto di libri pesantissimi e anche un po’ brutti.
      Scoprirlo è stato una rivelazione, davvero come la storia delle caselline del calendario dell’avvento 🙂

      PS: io sono talmente curiosa e ingorda di storie che spesso libri e film me li faccio raccontare, anche fino alla fine, pur di conoscere una storia nuova.

    • Io non ne ho mai letto nessuno dei tre, però ho un carissimo amico che adora il Visconte dimezzato, erano anni che questo titolo mi ronzava in testa.

Rispondi