Diario-brainstorming di un viaggio in Nepal

viaggio in nepal 10 giorni

L’atterraggio: a bocca aperta ancora prima di mettere piede in Nepal

Siamo in viaggio da quasi 24 ore, abbiamo fatto due scali infiniti e i sedili di Air India sono scomodissimi.
Ho la bocca ancora in fiamme per il pranzo: era tutto piccante, anche la frutta.
Eppure sono euforica.
Continuo a guardare fuori dal finestrino, sotto di noi, in attesa dei primi segni del Nepal che ho tanto sognato.
Per ora sotto di noi c’è tantissima India: arida, piatta, marroncina.
Passa un tempo lunghissimo in cui sotto c’è solo la pianura indiana infinita.
Poi arriva il verde, arriva il Nepal.

Sotto di noi arrivano le montagne, sempre più alte, sempre più vicine, verdissime, vive.
L’aereo sale ancora di più per superarle, per volarci sopra.
Dal finestrino si vedono le cime dei monti, si possono contare le casine, si possono seguire con gli occhi le linee curve dei terrazzamenti.
Sempre più su su su, salgono le montagne e saliamo anche noi.
Sembra quasi di sentire la fatica che fa l’aereo a superare queste cime, a correre così forte in salita.

Sempre più in alto, sempre più fatica, sempre più attesa.
Ultimi sforzi, vedo la cima, trattengo il respiro.

E poi, in un attimo, finalmente Nepal!
Superiamo i monti e sotto di noi si apre la Valle di Kathmandu, luminosa, in quota, racchiusa tra due catene montuose.
E l’aereo piano piano scende, le casine si avvicinano, il verde si fa alberi, campi, cespugli.
C’è una luce scintillante nella valle, i colori sono vivi.
Scendiamo dolcemente in una culla verde tra i monti.
Siamo arrivati a Kathmandu.

atterraggio in nepal

 

 

Le bandierine di preghiera buddiste sono lì anche per te

Giallo, verde, rosso, bianco, blu.
Terra, aria, fuoco, acqua, cielo.

Le bandiere di preghiera sono dei cinque colori che rappresentano i cinque elementi fondamentali.
Su ogni bandierina sono scritti dei mantra buddisti, delle benedizioni.
Vengono appese nei luoghi più alti così che il vento possa raccogliere le preghiere scritte sulle bandierine e trasportarle verso il cielo per essere ascoltate e diffuse.

Per me è una cosa meravigliosa, vorrei raccontarvi per bene tutta la storia un giorno.

In Nepal sono dappertutto.
Ti aspettano sulla cima di un sentiero dopo che hai attraversato un bosco per ore, stanca e impolverata.
Ti salutano sventolando dalla cima di uno stupa immenso e bianchissimo.
Sono lì all’alba, nel punto più alto della montagna, dopo che ti sei svegliata a notte fonda hai camminato in silenzio nel buio per un tempo inquantificabile.

Ti sono sempre vicine, ovunque posi lo sguardo, per ricordarti che sei in una terra gentile e sacra.
E per farti sentire al sicuro, perché loro, nel vento, stanno pregando anche per te.

bandierine tibetane

 

Percorrere le strade del Nepal è una filosofia di viaggio, uno stile di vita

Si viaggia lentissimamente in Nepal.
Per fare 20 chilometri ci vogliono ore di pulmino.
Le strade sono piene di buche e dossi, non c’è un momento di tranquillità.
Le auto, i bus, i motorini, si arrampicano su per le montagne in vie tortuose e arrotolate.
Ad ogni curva ci si trova sul ciglio del burrone e si trattiene il fiato. Ogni volta va miracolosamente tutto bene, fino alla curva successiva.

E durante questo viaggio lento, faticoso, dissestato, fuori c’è un mondo nuovo e meraviglioso.

Colline terrazzate, campi verdissimi, stradine impossibili.
Tutto ovattato in una foschia che sfuma i contorni e attutisce i rumori.

Si va avanti, piano piano, se c’è una mucca sulla strada ci si ferma, se c’è una buca si sbatte un po’, se c’è un burrone lo si evita passandoci vicinissimo.
Tutto è così in Nepal, ogni cosa ha il suo ritmo, il suo tempo, da quello frenetico delle città a quello rallentato e snervante delle montagne.
Sui colli vicini si vedono i monasteri buddisti aggrappati alle rocce, nei campi le donne che lavorano, ogni tanto sugli alberi le bandierine buddiste che indicano la strada.
E con quei colori ci si sente sempre un po’ più al sicuro.

viaggiare in autobus in nepal

 

Namasté e sorrisi: rispetto incondizionato verso il prossimo

Namasté.
Con le mani congiunte, un accenno di inchino e un sorriso gigantesco che illumina gli occhi.

Così ti salutano i bimbi dei villaggi Tamang, le donne che fanno il bucato lungo il fiume a Panauti, le ragazze in divisa da scuola che incontri lungo i sentieri a Nagarkot, gli uomini che passano la giornata all’ombra dei templi a Bhaktapur.
Dai bambini piccoli con le mani ancora cicciotte e le dita tozze fino alle signore più anziane con i visi ricamati dalle rughe, ogni persona che incontri si ferma e ti regala qualche secondo della sua vita per salutarti e “onorare il divino che è in te”.

In Nepal l’amore e il rispetto per il prossimo sono due pilastri fondamentali su cui su basano tutte le relazioni umane, anche quelle tra sconosciuti.
Ognuno ha un po’ di divino dentro di sé, un po’ di buono, e con un namasté ci si dice “so che c’è della luce dentro di te, io la vedo, tu non lo dimenticare”.

namasté, saluto il divino che è in te

 

Colori sgargianti in mezzo a una polvere che soffoca

Forse tutto è così colorato per sovrastare la polvere che è ovunque.
La sera arrivo nella mia stanza e sento i capelli impolverati, mi tolgo la maglia bianca che è diventata giallina, sbatto un po’ i pantaloni per mandare via lo strato di polvere che li rende opachi, mi passo una salvietta sul viso e porto via altra polvere.
Poi finalmente doccia.
Con l’acqua tiepida perché la sera non c’è l’elettricità e quindi non riescono a scaldare l’acqua.

La polvere in Nepal è dappertutto, nelle città, sulle colline, nei paesini.
Quando ti soffi il naso ti accorgi di quanta ne hai respirata.
È terra mista a smog mista a chissà cosa.
L’ho odiata, mi snervava.

E in mezzo alla polvere ci sono i colori.
Dei colori luminosissimi, brillanti, perfetti.
Sono nei vestiti delle donne che lavorano nei campi, nelle decorazioni sgargianti dei templi, nelle tempere che usano per colorare le stoffe, nelle corone di fiori votive, nelle porticine di legno ridipinte dieci volte, nei cesti di spezie nei mercati di Kathmandu, negli intricatissimi mandala dipinti a mano. Nelle mie amate bandierine di preghiera buddiste.

Colori così forti da annientare la polvere (o almeno da farla sparire per un po’).

colori in nepal

 

Nessun rispetto per l’ambiente, anche se dovranno ritornarci e ritornarci e ritornarci

In Nepal non c’è il minimo rispetto per l’ambiente.

Il Bagmati è uno dei fiumi più inquinati del pianeta (insieme al Gange), nelle città i bidoni sono introvabili e ogni cosa viene buttata per terra, ai lati dei sentieri di montagna ci sono mucchi di plastica che si decomporrà tra centinaia di anni.

I rifiuti sono la costante che accompagna i viaggiatori in Nepal: ogni foto viene fatta tagliando accuratamente i cumuli di immondizia puzzolente.
Scartano una caramella e buttano la carta per terra, bevono una lattina di Coca e la lanciano dietro alle spalle, mangiano un pacchetto di patatine e se lo lasciano scivolare tra le dita dopo l’ultimo boccone: per loro il mondo è un unico bidone a cielo aperto.

Perché?
Forse perché c’è poca istruzione (quai metà della popolazione è analfabeta), non lo sanno che stanno avvelenando il pianeta.
Non lo so, me lo sono chiesta spesso il perché. Non mi sono data una risposta.

In un paese a maggioranza induista e buddista, dove si crede profondamente alla reincarnazione, questa poca cura per la Terra mi sembra un fortissimo controsenso.
Ogni persona è destinata a reincarnarsi e a ritornare sulla Terra con un altro corpo.
Ancora, ancora e ancora.
Sempre qui sulla stessa Terra.
Su quel mondo che loro stessi stanno distruggendo e avvelenando.
Perché non curano un luogo che sarà casa loro per sempre?

immondizia in nepal

 

Le donne nepalesi sono la vera spina dorsale del paese

Le donne sono il motore del Nepal.
Sono loro che lavorano nei campi, che curano la casa, che badano ai figli.

Camminando sui sentieri di montagna vedi dall’alto tanti puntini colorati nelle piantagioni di patate: man mano che ti avvicini ti accorgi che sono tutte donne che stanno lavorando chine sulle piante.
Poi il sentiero costeggia un fiume e vedi donne intente a lavare montagne di vestiti per tutta la famiglia.
Continui a camminare e ben presto incontri donne che portano le ceste cariche di raccolto al villaggio, usando una cinghia trainata con la fronte.
Cominciano a comparire le prime case: donne che stendono le lenzuola, donne che lavano i figli usando secchi pieni d’acqua, donne che lavorano l’argilla per fare vasi, donne che battono il grano e che dividono il raccolto in sacchi giganteschi.

E gli uomini?
Gli uomini si raccolgono tutti all’ombra dei templi: chi gioca a carte, chi si gode il fresco, chi fa una partita a Bang-Chal (simil-scacchi nepalese), chi fa un po’ di chiacchiere.

Non ho ancora deciso cosa pensare di questa situazione.
So solo che mi ha colpito e ha riempito i miei pensieri, non me lo dimenticherò mai.

in nepal lavorano solo le donne

gli uomini in nepal oziano all'ombra dei templi

29 thoughts on “Diario-brainstorming di un viaggio in Nepal

  1. Questo post è bellissimo e sinceramente il Nepal me lo aspettavo diverso. Deve essere un luogo ad alto impatto emotivo 🙂

  2. Un post emozionante, colorato, “forte”…come il Nepal. Complimenti, come sempre catturi lo sguardo e la mente con le immagini e il tuo modo di mettere in parole le emozioni.

  3. Non vedevo l’ora di leggere questo post ed è stato esattamente interessante come me lo aspettavo! Il Nepal mi attira molto e col tuo racconto ancora di più… tranne il discorso dei rifiuti, speriamo facciano un po’ di educazione ambientale (ma è un problema anche di altri stati). Quanto alle donne… ci devo pensare anche io! Se arrivi a un punto fermo avvisami! 🙂

    • Ho ancora così tante cose in testa che potrei scrivere dieci libri 🙂 pian piano metterò giù tutto, questi erano i pensieri più facili da scrivere.

  4. Bellissimo post. Hai trasmesso un sacco di emozioni…
    Peccato per la poca cura dell’ambiente, lì probabilmente è esagerato ma credo che purtroppo in tutto il mondo ci sia veramente il minimo di rispetto!
    E in quanto alle donne…quanta forza!!

    • In Asia in particolare mi è capitato di trovare davvero poco rispetto per l’ambiente, non in maniera consapevole credo.
      Le donne sono pazzesche, una forza potente. Ma non invidio davvero la vita che fanno.

  5. Da posti così belli non possono che venire fuori belle descrizioni!

    Personalmente credo che il Nepal, così come l’India per esempio ma anche moltissimi altri paesei dell’area, siano fortemente contraddittori. Non si possono comprendere o razionalizzare con la nostra logica da occidentali.

    O si amano alla prima (nonostante le differenze, la sporcizia etc.) o si odiano per sempre.
    Io li amo, se non si fosse capito 😉

    —Alex

    • Anch’io li amo fortissimo, quest’estate ci ritorno (presto vi racconterò dove). Però ogni volta mi stupisco per queste contraddizioni evidenti e assurde. Ma alla fine non ne ho mai abbastanza 🙂

  6. bentornata. mi hai fatto pensare che i viaggi con la (e nella) polvere sono quelli di cui porto le maggiori emozioni. infinitamente maggiori.
    sulla relazione con la terra, mi hai incuriosito molto. arriverei quasi a pensare che non sia una contraddizione vera e propria, ma mi riservo di informarmi meglio al riguardo.

    • Più che la polvere, la terra. Anche per me è così, i viaggi “sporchi” sono stati quelli più coinvolgenti. La relazione con la natura non la capisco, soprattutto per un popolo che crede nella reincarnazione. Avrei dovuto fare più domande!

  7. un post “altalenante”, vissuto, emozionato ed emozionante. Colori, polvere, spiritualità e poco rispetto dell’ambiente. Occhi veri e disincantati, pur se capaci di incantarsi. Bel post… e per le donne? Forse li è manifesto, ma, ritengo, siano il motore del mondo, ovunque.

  8. Ciao Irene. Vedo che il Nepal ti ha preso, ma non avevo dubbi 😉
    Piaciuti momo e lassi?
    Aspetto di leggere i prossimi pensieri 🙂

    A presto,
    Stefano

    • Il lassi medio, i momo da morire, ne ho mangiati una quantità imbarazzante! Mi ha preso moltissimo il Nepal e in una maniera che non avevo previsto. Non so da che parte iniziare per raccontarlo.

  9. Bellissimo post, mi hai fatto viaggiare con la mente e vedere un mondo tutto colorato 🙂 Complimenti per il blog, mi piace un sacco e ti seguo da un po’!

    • Grazie Serena, sia per i complimenti, sia per aver commentato, che c’è un sacco di gente che non lo fa e mi dispiace non “conoscerli” 🙂

  10. Mamma mia che bello! Già avevo voglia di Nepal, poi da quando hai svelato che presto ci saresti andata ho pensato che non mi sarei persa un tuo post. Ho iniziato guardando le tue foto coloratissime mentre eri in viaggio e ora mi ritrovo qui a leggere con una voglia di andare irrefrenabile. Ancora bello!

    • Sono tanto contenta di trasmettere voglia di viaggio! E in particolare sono orgogliosa di trasmettere voglia di Nepal: è una terra così isolata e nascosta che non ha il turismo che meriterebbe.

  11. Sono affascinata, estasiata e pensierosa dopo aver letto questo post. Lo aspettavo e mi sono presa un po’ di tempo per leggerlo con calma. Continuo ad avere piena ed incondizionata stima per te, per i tuoi articoli, il modo di raccontare e far trasparire le emozioni. Complimenti sinceri e di cuore.

    • Grazie Lucia, mi dici sempre delle cose bellissime. Ci ho messo tantissimo a scrivere questo post perché non riuscivo a fermarmi (infatti è lunghissimo). Non so da dove iniziare per scrivere i prossimi!

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