Partire per scappare è una cazzata, perché i problemi vanno affrontati e superati.
Però secondo me funziona. In parte.
Funziona con quelle situazioni che non puoi risolvere.
Situazioni che devi accettare, col cuore spaccato a metà, con lo stomaco attorcigliato, con la mente annebbiata, ma che devi accettare.
Che puoi solo star lì, immobile in mezzo alla tempesta, a testa china sotto lo scroscio fortissimo, aspettando che smetta, prima o poi.
E quello lì è il tuo posto, non c’è verso.
Bisogna stringere i denti, pensare positivo, ricordarsi com’era bello stare sotto il sole a scaldarsi, e credere fermamente che quel sole tornerà, credere che tornerà sempre.
Magari in un altro modo, con un’altra luce, ma tornerà.
Però ci sono dei momenti nella vita in cui abbiamo bisogno di una pausa dallo scroscio.
Che “guarda Scroscio ti giuro che torno, non voglio scappare del tutto, ma ho bisogno di una pausa perché questi panni bagnati fradici iniziano a pesare un casino“.
E allora bisogna partire.
Partire per scappare un pochino da quello scroscio, partire per mettere in pausa il dolore.
Non per superarlo però, per quello non funziona.
Funziona per ricaricare le batterie, per allontanarci per un po’ di tempo da ciò che ci sta affogando, per prendere fiato.
Per superarlo davvero si può solo attraversare la tempesta fino all’ultima goccia.
E quindi se state sopportando lo scroscio già da un po’, allora partite.
Non per un viaggio di sola andata, quello è scappare a gambe levate, è un po’ una vigliaccata e non credo risolva le cose, le mette solo sotto al tappeto.
Partite per una settimana, due, anche tre.
Andate dall’altra parte del mondo.
Riacquistate la dimensione delle cose, guardatele da lontano per vederle davvero nelle giuste proporzioni.
Mettete in pausa la vita – solo per un po’ – per vivere un’avventura.
Il viaggio dà forma alla nostra mente, la aiuta a rimettere in ordine le priorità.
Il viaggio è tempo per noi.
L’anno scorso tornata dalla Malesia ho scritto un post, Tornare a casa dopo un viaggio.
Dicevo che “in Malesia ho capito che ci sono tanti pezzettini di me che ancora non conosco, e che alla fine chi mi stupisce di più nel mondo sono sempre io“.
Nei periodi duri, ancora più che in quelli felici, ci vuole del tempo per noi stessi.
E il tempo in cui si viaggia è il più prezioso di tutti.
Quindi sì, partire per scappare funziona.
E funziona soprattutto se poi si torna indietro più forti e più sereni di prima, pronti a stare sotto sto maledetto scroscio a testa alta, magari anche singing in the rain.
Il sole bisogna andarselo a cercare quando si è travolti dalla tempesta.
Come sempre belli i tuoi post e belle le tue foto… Grazie del “buongiorno” che mi hai dato con questo post.
Mi fai molto contenta. Grazie a te Ilaria che passi di qui 🙂
Grazie, è la parola che mi viene da dire leggendo questo articolo. Grazie.
Un abbraccio
Me lo prendo tutto l’abbraccio. E ricambio.
Comi mi ci ritrovo in tutto questo…io che parto per fuggire, eh già capita. E per fortuna capita!..poi ci si sente meglio e si acquisiscono forze nuove per affrontare, e ripartire…(si deve sempre ripartire).
Grazie!
Capita e fa bene. A me è capitato e ricapiterà, e non c’è niente di sbagliato, è quello il bello.
Non potresti trovarmi più d’accordo di così… Londra è stata quel viaggio di cui parli tu, quel viaggio che mi ha fatto prendere fiato dalle situazioni insostenibili che la vita ti pone davanti.
E’ stato un viaggio lungo, ormai più di un anno..
Tra poco sarà ora di tornare da questo viaggio.. E allora inizio a chiedermi se davvero sarà servito o no? Una volta a casa di nuovo, lo scoprirò..
Grazie per questo post, hai messo nero su bianco i miei pensieri.
Sarà servito di sicuro. Magari non a risolvere i problemi, per quello non funziona, ma a dare a te più forza per affrontarli. E un’esperienza stupenda in più nello zaino!
Ma brividi. Brividi. Brividi.
Scrivi da Dio, lo sai, questo?
E’ un post bellissimo e credo in tutto ciò che hai detto, lo sento mio.
Ti abbraccio.
Si sente che veniva dalla pancia? Grazie Silvia, come sempre.
alcune parole, alcune frasi, alcuni scritti, risuonano familiari, come a dar voce a pensieri rimasti intrappolati in quello scroscio, ovvero impantanati in talune situazioni. Grazie, azzeccata la metafora e perfetto il consiglio…
belle, davvero, le parole usate e la soluzione suggerita!
grazie
Simone
Grazie Simone, penso proprio che vi farò strada e applicherò il mio consiglio a breve! 🙂
Non posso che essere d’accordo. Il tuo post mi sembra il seguito dell’ultimo post di Angelo Zinna. Un bellissimo seguito. Viaggiare è bello. Anche a lungo. Ma non si viaggia per scappare. Non c’è “soluzion” nel viaggio. C’è scoperta, quello sì 🙂
Lui poi mi piace da morire quindi grazie perché se questo post sembra il seguito di quello scritto da lui è un onore vero.
Bellissimo questo post, e mooolto vero.
Grazie Elena, si dice sempre di non partire per scappare, ma un pochino secondo me ci sta 🙂
che bello questo post “di pancia”, davvero.
Grazie, veniva proprio da lì.
Bellissimo! Ed in linea con quello che mi sta succedendo oltretutto!
Se è in linea con quello che ti sta succedendo allora la soluzione la conosci già 😉
*-* >> la mia faccina, senza parole, può bastare?!
La tua faccina senza parole è un onore!
Bello, vicino, sentito. Quello scappare che in fondo è un po’ come andare alla ricerca di quel vento che ripulisca i pensieri
È uno scappare per raccogliere le forze e poi ritornare.
Ho testato personalmente ciò di cui tu parli.
Ed è così, ti aiuta a star meglio,ad essere più forte.
Non risolve i problemi, non cancella i dolori.. ma aiuta.
Grazie per avermelo ricordato!
🙂
L’ho scritto anche per ricordarlo a me stessa, che a volte mi merito un po’ più di tempo per me.
Sempre la migliore travel blogger! No doubts!!!
Stracontenta di questi commenti, grazie! 🙂
Troppe… Troppe perle.
No veramente mi scende una lacrimuccia. 😀
Te sei di parte, non vale!
.Impossibile, sono imparzialissimo.
Uno dei tuoi post più belli di sempre. Grazie.
E pensare che è venuto fuori in mezz’ora! Grazie Silvia.
Mi hai fatto salire un groppo in gola…una carezza sull’anima per chi scappa, corre, insegue. A volte nella fuga trovi quello che cerchi. Grazie..
Mi hai detto una cosa bellissima. Grazie Paola.
E’ da poco che ti seguo e ho appena letto il tuo post… complimenti, perchè se leghi le soli parti in grassetto puoi leggerne la sintesi!
Grazie! (Per i grassetti è tutto merito delle lezioni di Luisa Carrada – http://www.mestierediscrivere.com)
Grazie sei stata un toccasano, come le sento mie le tue parole… Io sto scappando, vado altrove e non per un viaggio, al momento sto programmando la mia fuga in un borgo lontano da casa,un posto piccolo, dove forse starò bene, qui non è più rimasto niente che valga la pene di vivere e io mi sto lasciando andare da mesi. E’ stato inevitabile pensare ad una alternativa. La mia prossima vacanza credo sarà a Marzamemi, dove tu hai casa mi sembra,(infatti sono arrivata a te proprio grazie a Marzamemi, cercando informazioni ti ho trovata) anzi magari qualche indicazione su dove alloggiare in privato mi servirebbe. Sei davvero stata un vero conforto in questo momento così buio..
Mi fa davvero piacere, non sai quanto, di averti sollevato anche solo un pochino. Puoi scrivermi a viachesiva@gmail.com, quando vuoi.
Un post davvero stupendo e pieno d’emozione.
Grazie di cuore Cristina!
Dire stupendo è dir poco! Riesci magnificamente a mettere per iscritto tutti i pensieri più “contorti” e a donare sicurezza 🙂 mi fai quasi venir voglia di cominciare a scrivere.
Grazie Alessandra! E se ti viene voglia apri un blog, compra un quaderno nuovo con le pagine tutte bianche, inizia un diario, l’importante è scrivere! 🙂
Condivido ogni riga che hai scritto.. Se non avessi fatto così tante piccole pause viaggiando quest’anno, non credo che sarei giunta a questo Novembre con così tanta determinazione. I viaggi corti aiutano a metabolizzare, a farci venir voglia di tornare a ‘casa’ con la mente più ordinata.
Bellissimo post e bravissima tu :**
Grazie 🙂 ogni tanto torno a rileggere questo post per ricordarmi che una via d’uscita c’è sempre.