Home is where the valigia is

Ho una valigia in soggiorno.
In un angolo del soggiorno, per la precisione.
È verdina, molto vecchia. C’era dentro il corredo di asciugamani della sorella di mia nonna.
L’anno scorso la valigia è passata a me e ho pensato che, invece che in cantina o nello sgabuzzino, il suo posto sarebbe stato in soggiorno.
È da lei che è partito l’angolo delle ispirazioni di viaggio:

c’è la valigia,

una mappa del mondo coi colori pastello che ho portato da Londra quando ci sono andata per lavoro e a cui ho fatto mettere una cornice verdina,

la sagoma dell’Africa disegnata con tutto il testo di Cuore di Tenebra di Joseph Conrad che mi hanno regalato i miei amici quando mi sono trasferita qui,

un quadretto di ceramica di un’artista londinese che ho comprato in un mercatino con mia mamma e mia sorella con una barchetta felice in mezzo al mare e un messaggio dentro una bottiglia,

un disegno di un aeroplanino di carta, su tela, anche lui coi colori pastello, e con una cornice fatta a mano apposta per me, opera di un mio amico che è un fenomeno.

Io guardo quell’angolino e progetto viaggi.

home-is-where-your-valigia-is

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Amsterdam diventa tutta arancione: la Festa della Regina (che ora è del Re)

Amsterdam non è il quartiere a luci rosse.
Amsterdam non è il coffee shop, non è il funghetto allucinogeno.
Amsterdam non è ubriacarsi a metà pomeriggio, non è proprio per niente così.
Non dico che queste cose non vadano fatte, io sto anche senza, voi fate come vi pare.

Se l’avete vissuta così o immaginate sia solo così vi state perdendo una delle città più belle d’Europa.

Amsterdam è un’altra cosa, proprio un’altra cosa.

Amsterdam è romantica, è il canale su cui si specchiano barchette colorate e casine con le finestre senza tende e la luce accesa.
Amsterdam è geometrica, con le sue strade e i suoi canali disposti come in un disegno, con i suoi ponticelli che dalla barca si riescono a vedere uno dentro l’altro, come a formare un tunnel lungo tutta la città.
Amsterdam è colorata, fiori di ogni forma e profumo decorano tutti gli angoli della città, e i cuori dei suoi abitanti sono arancioni.

Soprattutto a fine aprile, per la Festa della Regina. Adesso vi racconto.

festeggiamenti sul canale di amsterdam in arancione per la festa della regina

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Il mio itinerario di dieci giorni nel sud della Francia

Avete dieci giorni di tempo, una macchina, ottima compagnia e magari anche la passione per il vino? Questo è l’itinerario che fa per voi.

In questo post vi racconto il nostro giro nel sud della Francia, sarà un post pratico per aiutare chi ha intenzione di organizzare un viaggio simile.

Partiamo dalle basi:

  • Giorni: 10 giorni, i primi dieci di settembre
  • Tappe: Lione > Bordeaux > Dune du Pilat > Cap Ferret > Saint-Émilion > Tolosa > Carcassonne > Montpellier > Aix-en-Provence
  • Chilometri macinati: 2.700 km
  • Persone: 4 (la mia famiglia) + il navigatore (vedi questo post: L’amicizia conflittuale tra mio babbo e il navigatore)
  • Spesa totale del viaggio: 700/800€ a testa tutto compreso (la macchina era nostra, non a noleggio)
  • Città visitate: 8
  • Mezzi utilizzati: la nostra auto, appunto

Sud della Francia, settembre 2013

Siamo partiti da casa con la nostra auto e abbiamo attraversato tutta la Francia passando da Lione fino a Bordeaux. Al ritorno siamo passati da sud, lungo la Provenza arrivando in Italia passando dalla costa.
Come al solito vi ho disegnato la cartina che trovate qui di seguito (click per ingrandire) e l’itinerario su Google Maps.

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Tornare bambini al Muse di Trento

Se fossi stata al Muse a 6 anni mi sarei esaltata come una pazza: un ghiacciaio vero, uno scheletro di una balenottera di diversi metri appeso al soffitto, gli uomini primitivi che sembrano vivi!

Se fossi stata al Muse a 16 anni mi sarei esaltata come una pazza: un piano intero di giochi di logica e esperimenti di fisica, una struttura splendida progettata da Renzo Piano, un letto di chiodi per provare a fare il fachiro!

Sono stata al Muse a 26 anni e mi sono esaltata come una pazza.

lo scheletro del muse

Ci siamo stati 4 ore abbondanti e arrivati all’ultimo piano avrei ricominciato da capo.
C’è da dire che il tema mi entusiasma.
Tutto quello che è scienza, fisica, logica mi entusiasma.
Alle superiori – Liceo Classico – avevo un 6 striminzito in latino e un 6 striminzitissimo in greco. E poi 8 in matematica, 8 in fisica, 9 in chimica. Bell’idea, eh, fare il classico?

Al Muse mi sono sentita come a una festa organizzata per me. O come quando scelgo il menu all you can eat al giapponese e provo tutto, o come quando da piccina andavo alle fiere di paese con i nonni e mi facevano comprare tutto e tornavo a casa con due sacchetti di caramelle, una trousse di trucchi finti, innumerevoli tubetti di bolle di sapone e un pesce rosso.

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Lione: gli alberi di Monet, i passaggi segreti e le vite dall’alto

Lione era proprio una di quelle città che non mi attiravano per niente.
Quando mio babbo quest’estate l’ha proposta come una delle tappe del nostro road trip francese non ero particolarmente esaltata, mi ispiravano di più i paesini della Provenza.
Ma il suo piano diabolico era quello di raggiungere Bordeaux nel minor tempo possibile per far incetta di vino.
Lione sarebbe stata la nostra prima tappa. Nessuna di noi avrebbe avuto voce in capitolo.
Lione sia.

Viaggiare insegna veramente che i pregiudizi sono stupidi.
Lione è bellissima.
La città più bella che abbiamo visto in tutto il viaggio.
E mi ha fatto pensare, mi ha fatto sognare, mi ha fatto addirittura studiare.

i café di lione con la luce degli alberi di monet

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