[Non credo che mi verrà mai più una perla di titolo così, godiamocelo.]
Road trip, nord-est degli States, due settimane.
Vuoi non passare dalle Cascate del Niagara?
Io mi aspettavo un luogo mozzafiato, maestoso, di quelli che ti lasciano il segno.
Di quelle bellezze naturali che davvero tolgono le parole, che ti senti piccolissimo e nello stesso tempo parte di qualcosa di immenso.
A me è capitato di sentirmi così in mare aperto, nel deserto, guardando un cielo bellissimo stesa in un campo ad agosto.
Mi ero immaginata che davanti alle cascate del Niagara avrei sentito la stessa stretta allo stomaco. E invece no.
Una breve premessa per darvi un po’ di contesto. Le Cascate del Niagara sono a mezzoretta da Buffalo, proprio sul confine tra Stati Uniti e Canada: l’acqua scende dal lato statunitense, mentre il punto migliore per guardare le cascate è il lato canadese, proprio di fronte alle cascate.
Le cascate sono divise in tre “salti” distinti situati uno di fianco all’altro, alti circa 50 metri.
È un posto bellissimo, questo sì. Ma mentre ero lì davanti avevo la sensazione che qualcosa fosse fuori posto, che qualcosa stonasse.
È anche colpa mia: avevo delle aspettative troppo alte.
Mi immaginavo questo muro d’acqua così imponente e così alto da far perdere la cognizione delle misure.
Mi immaginavo un contesto selvaggio e naturale, una foresta fitta che ad un certo punto si apre e rivela le cascate in tutta la loro potenza.
Mi immaginavo la dimostrazione della forza della natura, un’energia travolgente, un’intensità da far quasi paura.
Mi immaginavo un luogo che addirittura superasse queste aspettative, qualcosa di assolutamente fuori scala, da Top Ten del mondo.
Avevo un po’ esagerato.
La realtà è che le cascate sono prima di tutto artefatte, quindi tutt’altro che un’oasi naturale. E ogni cosa lo ricorda. Lo ricorda il vialetto asfaltato che ti porta fino alla balaustra, lo ricorda la fila chilometrica per fare il biglietto per il battello, lo ricorda la luce fluo con cui sono illuminate le cascate di notte. Lo ricordano le decine di casinò che si affacciano proprio sulle cascate dal lato canadese.
E tu rimani lì, tra lo stordito e il deluso, che ti aspettavi di vivere una giornata da Indiana Jones e invece ti senti il più classico degli Homer Simpson.
Perché ti aspettavi un posto da Top Ten e invece hai trovato solo un prodotto turistico molto pompato che non coincide con le gigantesche aspettative che avevi. O meglio, che ti avevano creato.
Per fortuna che c’è il Maid of the Mist, la barchetta super turistica che però ti porta proprio ai piedi delle cascate, dove respiri l’acqua, vedi l’arcobaleno e ti bagni completamente.
È il ricordo più bello che ho delle cascate, ho riso e sorriso tantissimo.
Anche il Rainbow Bridge è molto bello. È il ponte che unisce i due lati delle cascate, da una parte gli Stati Uniti, dall’altra il Canada. Per attraversarlo ovviamente ci vuole il passaporto. Le cascate non si vedono benissimo, ma si passa proprio sopra il fiume, sospesi per quasi trecento metri.
In definitiva il mio consiglio è: andateci, ma non aspettatevi una meraviglia della natura. È una bella tappa di un percorso, non sicuramente la destinazione centrale di un viaggio. So di gente che ha preso aerei apposta da New York per andarci: in questo caso per me è un grosso no.
Piuttosto noleggiate una macchina e perdetevi nel nord-est degli Stati Uniti. Partite da New York, passate da Boston, arrivate a Buffalo e girate un giorno intero alla scoperta dei paesini residenziali alla Wisteria Lane come Towananda, a pochi chilometri dalle cascate. Intanto che siete lì passate anche da Toronto (possibilmente non nel Giorno del Ringraziamento, come abbiamo fatto noi). E alla fine una mezza giornata dedicatela anche alle cascate, che non sono per niente male. Basta sapere cosa aspettarsi.
Ma sai che ho pensato esattamente la stessa cosa?
Brutti scherzi che giocano le aspettative a volte!
Sì, perché senza tutte quelle aspettative me le sarei godute molto di più, alla fine è un posto molto particolare. Invece così è stato un po’ un flop. Peccato.
Mi diceva un canadese, che gestiva un negozio a Clifton Hill: “abbiamo costruito questo parco giochi vicino le cascate, perchè agli americani piace così”.
Comunque, merita quelle 24 ore, anche se parecchi dicono che le cascate dell’Iguazu siano di ben altro livello.
Esatto, sa un po’ di parco giochi artefatto e molto pubblicizzato. Non sono all’altezza della loro fama, pur essendo molto belle.
Io ho la tua stessa opinione.
A livello di Natura, quelle cascate mi sono piaciute un sacco.
Ho adorato guardare il fiume diventare via via sempre più tempestoso ma tralascerei tutto il resto perché rovina la bellezza acquistata guardando l’acqua.
Mi è piaciuto molto leggere il tuo post che hai linkato nei commenti su Facebook. Lo vorrei postare qui perché credo che possa aggiungere qualcosa all’idea delle cascate che ci si fa leggendo il mio post: http://emotionrit.blogspot.it/2011/11/niagara-tutta-colpa-di-una-cartolina.html
Ora vorrei andare ma con aspettative bassissime…piccolo esperimento per vedere se così funziona! 😉
Secondo me funzionerebbe: il posto in sé è molto bello, sono le aspettative altissime che ci creiamo (e che ci creano gli altri) che lo rovinano.
Che peccato. Pensa che erano nella lista delle mie mete da visitare. Meno male che ho letto il tuo post così quando toccherà agli USA avermi come turista non avrò aspettative troppo alte!
La zona merita tantissimo, le cascate sono un’ottima tappa, niente di più.
A Iguacu sei stata? 🙂
No, mai, magari!
A me sono piaciute tanto…una natura incontaminata…la forza travolgente dell’acqua…i colori dell’arcobaleno…dicono che sono ancora più belle delle cascate del Niagara, se mai ci andrai (sono sicura di sì!) mi saprai dire! :*
Finalmente qualcuno che la pensa come me! Anche a me hanno deluso parecchio! Tutto troppo da “Las Vegas dei poveri” 😀 aahahahah!
Ti aspetto sul mio blog 🙂
Un sacco di persone hanno avuto questa impressione, che peccato!
Ho avuto una sensazione simile alla tua, e a quella di molti che hanno commentato, quando le ho visitate nell’estate del 2012, alla fine di un giro in parte sovrapponibile a quello che hai fatto tu.
Ti assicuro che quando sono arrivato stavo quasi per fare marcia indietro e andarmene, sono stato frenato solo dal fatto che avevo già prenotato l’hotel e fatto il check-in. Una calca incredibile, puzza di cibo, musica a palla, luci, casino… Sembrava che le cascate, per quanto maestose, fossero sovrastate da tutto questo bailamme tipo Disneyland.
Nelle ore successive però mi sono riconciliato parzialmente col posto, grazie al citato “Maid of the mist” (anche quello però parecchio affollato), e alla passeggiata sotto la cascata dal lato americano, e infine, andando più a valle dal lato canadese, la passeggiata lungo le rapide, con pochissima gente e con lo spettacolo impressionante della potenza dell’acqua.
Insomma, la natura riesce a avere la meglio anche sul kitsch americano, ma si fa tanta fatica a trovarla!
PS: davvero bello, il titolo! 😉
La natura ha la meglio, ma comunque lascia l’amaro in bocca.
(Grazie di aver citato il titolo, finalmente qualcuno che mi capisce!)