Posti imperdibili nella punta sud della Sicilia – Marzamemi

Marzamemi, Pachino, Portopalo di Capo Passero, Noto, Modica.
Giù giù giù, anche più in basso di Tunisi (questa cosa mi ha sempre colpito).
Io ho una casina a Marzamemi, sul mare, dove il tempo si è fermato.

Ci vado appena posso, salto su un volo Bologna-Catania e poi vado ancora più giù, trattenendo il respiro finché all’orizzonte non spunta il mare.

Ho girato la punta sud della Sicilia in lungo e in largo.
Non è che ve la consiglio, di più.
Qui vi ho raccontato perché è facile essere felici in Sicilia.
Qui invece vi ho immerso nelle mie foto, nei miei ricordi, per farvela vedere.

Ora andiamo sul pratico che basta con tutta sta poesia e ste manfrine.
Questa la prima parte della guida pratica della punta sud della Sicilia: cosa vedere, dove mangiare, cosa mangiare.
La guida la imposterò immaginando un viaggio con base a Marzamemi.
Io vi consiglio quello che ho provato e che mi piace. Tantissime cose mi mancano ancora, se avete consigli da aggiungere ben venga!
Cominciamo con Marzamemi.

Se arrivate in aereo a Catania non dimenticate di noleggiare un auto per poter girare in maniera autonoma tutti i paesini del sud della Sicilia. È veramente imprescindibile per godere a pieno di questi luoghi.

marzamemi, sicilia

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Un bagno di Sicilia: qualche foto per immergervi nell’atmosfera

Questa volta un fotopost.
Che quando torno dalla Sicilia sempre un fotopost.

Poi nei prossimi giorni voglio raccontarvela bene questa Sicilia, ma prima voglio riempirvi gli occhi di immagini.
Voglio che la vediate, prima ancora di leggere i miei consigli.
Voglio che vi ci immergiate, che ci entriate dentro. Un bagno di Sicilia.

panoramica piazza regina margherita, marzamemi, sicilia

Piazza Regina Margherita, Marzamemi

liccamucciula, particolare, mazamemi sicilia

Liccamuciula, un posto magico, Marzamemi

la cialoma ristorante, piazza regina margherita, marzamemi, sicilia

Seggioline di legno e sole in Piazza Regina Margherita a Marzamemi

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Delle poesie, dei ricordi, dei viaggi e di Itaca

the journey is the destination

I primi libri che ho comprato da piccola sono stati libri di poesia.
Leggevo Hikmet, Gibran, Tagore. La leggerezza proprio.
Mi ci perdevo dentro quelle poesie. Le leggevo, le studiavo, le spremevo.
Ricopiavo i pezzettini che mi avevano più colpito in un quaderno con una copertina bellissima e una carta molto liscia, comprato apposta. Rigorosamente con la penna blu.
E poi le interrogavo: cercavo tra le righe delle parole che parlassero a me, che rispondessero alle mie domande. Le trovavo, spesso. Ed era confortante sapere che anche i grandi come Neruda si erano sentiti come me.
Le mie preferite erano le poesie d’amore.

Le poesie mi piacevano perché erano mondi a sé, brevi, finiti, sintetici.
Poche righe raccontavano più di interi romanzi. E lo facevano una grazia e una perfezione che veniva da dire “basta, non scriviamo più di questo tema, che è già tutto qui dentro, in questa poesia, e non si può dire meglio di così, quindi basta”.

Vi ho raccontato queste cose per arrivare a parlarvi dell’incontro, del tutto casuale, che ho avuto con una delle mie poesie preferite, che per anni è stata appesa in camera mia.
La poesia è Itaca, di Costantino Kavafis.
È stata la mia passione per Omero a regalarmela. Dopo aver letto e riletto l’Odissea mi aveva incuriosito la ricostruzione geografica reale del viaggio di Ulisse. Su internet si trova un’infinità di materiale sull’argomento. Un sera, dopo ore di navigazione e lettura, ho aperto un link e l’ho trovata là. Itaca.

Parla di un viaggio, ma soprattutto parla del viaggiare. 
Ai blogger di viaggio capita spesso di fermarsi a riflettere su questi temi, mettendo da parte per un momento il racconto delle destinazioni.
Proprio oggi io volevo scrivere un post così: volevo parlarvi del viaggiare, del perché preferisco i road trip, del perché dentro le città scelgo di camminare, del perché l’importante è partire.

Poi mi sono ricordata di questa poesia.
Che è una di quelle ti prego non scriviamo più niente che è tutto già detto meravigliosamente e definitivamente qui.
Perciò stavolta lascio parlare Kavafis, do ragione alla me quindicenne che copiava questa poesia con la penna blu sul quadernino.

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Qualche curiosità su Ostia Antica

A Ostia Antica ci abitavano 120.000 persone. Come a Forlì.
Ci pensate a che bestione di città doveva essere ai tempi dei romani?

E poi ancora: a Ostia Antica c’è la sinagoga più antica dell’occidente.
L’avreste detto? A Ostia?

Ostia Antica era sul mare. Poi sono passati più di duemila anni e si sono accumulati ben 4 chilometri di detriti.

Ostia Antica aveva una rotonda sul mare. E Mussolini la fece ricostruire uguale anche a Ostia Lido, quella moderna, quella che oggi è sul mare.

Ho avuto l’occasione di scoprire Ostia Antica durante l’#eliteblogtour al Fabulous Camping Village di ECVacanze, accompagnata dai fantastici Lapo e Giulia.
È stata una bella giornata e un’ottima lezione di storia grazie a Paola, la nostra guida energica e molto preparata (non c’è bisogno che ve la consigli io, le recensioni su Tripadvisor parlano per lei).

curiosità su ostia antica particolare pattern

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Vita da campeggio, Indiana Jones e marmellata di more

Immaginatevi una bibina biondina di sette anni.
Chiacchierona, bassettina, magrina e iperattiva.

Immaginatevi altri dieci bambini, più o meno della stessa età.
Tende, camper, roulotte: tutte le famiglie vicine, attrezzate per la più bella vita da campeggio.
Immaginatevi tutto questo in un’estate, quella del 1995, tra le colline dell’Emilia-Romagna, con un gran sole.
Tavolini da campeggio ricoperti dai libri dei compiti delle vacanze da finire, costumini con le ciliegie disegnate ad asciugare al sole, file di ciabatte grandi e piccole in ordine sulle stuoine.
Bimbi che non si sentono soltanto in campeggio, si sentono Indiana Jones.

campeggio estate in collina

Ebbene, questa sono io. Tanti anni fa, in campeggio.

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Gli Ortelli: orti urbani da cui rinasce l’amore per la città

“Non ci vogliono grandi cose per creare grandi cambiamenti, ci vogliono piccoli particolari in grado di catturare la fantasia.”

C’era una volta questo giardinetto di quartiere un po’ malmesso, un po’ triste.

Un tempo era un giardinetto verde e bello, conosciuto dagli abitanti come Giardini Orselli, ma poi col tempo lo splendore aveva lasciato il posto alla trascuratezza: le aiuole non erano curate, i bimbi non ci volevano giocare, i piccioni erano i padroni indiscussi.

Questo giardinetto era in una piazza molto bella, chiamata Piazza delle Erbe (e mai con il suo vero nome – Piazza Cavour), in una città molto bella: Forlì, nel cuore della Romagna.

Per anni e anni il giardinetto è rimasto lì, trasandato e solo, senza nessuno che se ne prendesse cura e che lo riportasse alla bellezza di un tempo.

Poi un bel giorno…

ortelli, orti urbani a forlì ai giardini orselli2

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Arrampicare alla falesia di Lumignano (l’ho fatto, giuro!)

Sento già scrosci di applausi e cori di entusiasmo per questa mia impresa epica!
Grazie, grazie.
(Potreste in effetti chetare il vostro slancio poiché devo confessarvi che ho avuto una paura del diavolo.)
Ma ce l’ho fatta, questo è l’importante, facciamo ripartire il trenino della gioia!

Quella lassù sono io, non male, eh?

arrampicata in falesia al sasso di lumignano, vicenza, veneto

Ok, non è vero, vi ho mentito.
Non sono io.
È una tizia superfenomeno che sembrava avere le ventose al posto delle mani.
Io sono questa qui sotto a sinistra, leggermente appesantita dai quintali di formaggio mangiati durante il nostro blogtour vicentino #agrituristipercaso:

arrampicata in falesia al sasso di lumignano, vicenza, veneto 2

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