A Malacca, o Melaka, in Malesia, c’è un quartiere molto carino di case tradizionali malesi, vicino al fiume.
Si chiama Kampung Morten, noi ci siamo passati durante un giro in bici della città.
Tra tutte queste casine curatissime e colorate ce n’è una in particolare che merita da sola la visita a Malacca: Villa Sentosa.
Ma non è la casa in sé che mi ha colpito, anche se molto bella e tradizionale.
È il suo proprietario.
Arriviamo a Kampung Morten in bici, a mezzogiorno, con il sole alto sopra le nostre teste. Uno dei miei amici vuole assolutamente trovare questa Villa Sentosa e noi lo seguiamo con poco slancio, sperando di trovarla più che altro per stare un po’ all’ombra. Le casine sono splendide, nelle verande le famiglie stanno pranzando riunite per festeggiare l’Hari Raya. Sono tutti eleganti e splendidi. Noi siamo quattro barboni sudati sulle nostre biciclettine dell’ostello. Loro ci sorridono lo stesso.
Dopo aver interrotto qualche pranzo in famiglia per chiedere informazioni riusciamo a raggiungere la Villa. Da fuori è molto bella e tradizionale. Davanti c’è parcheggiata una Golf. Perplessità.
Un signore, dalla casa a fianco, ci spinge ad entrare.
“Entriamo in casa di una famiglia… così?”
“No, dovete togliervi le scarpe prima.”
“Ah. Va beh, entriamo.”
Entrando sembra di essere catapultati indietro nel tempo di almeno cinquant’anni. Merletti, vasi, tappeti, poltroncine. Tutto è vecchissimo, ma conservato alla perfezione. Considerando poi che ci vive una famiglia intera questa cura ha dell’incredibile [ho appena guardato le condizioni di camera mia e mi è venuto un colpo].
Dopo qualche secondo in cui rimaniamo sul ciglio della porta, un po’ disorientati, ci accoglie a braccia aperte il padrone di casa. È un vecchino vestito in abiti tradizionali, magrissimo, con pochi denti ma un sorriso da un orecchio all’altro.
Ha lasciato tutta la sua famiglia a tavola per venire ad accoglierci.
Sembra avere 150 anni, fino a quando non ci rivela orgoglioso di averne solo 80 tra i nostri falsissimi “But you look soooo young!”.
Ci fa sedere tutti nel soggiorno che potete vedere nella foto sopra, sulle poltroncine rosa. Inizia a raccontarci la storia di Malacca, della sua casa – la più antica della città – della sua famiglia e infine la sua. Ci racconta che è laureato in psicologia e che ha lavorato per anni alla dogana dell’aeroporto. Sa molte lingue e ne è orgogliosissimo, ci fa vedere anche il diploma che ha conseguito in giapponese, tirandolo fuori misteriosamente da sotto il tavolino (?!).
Sfoglia tantissimi album di fotografie, della sua famiglia e della Villa.
Poi ci fa vedere la casa. Praticamente un museo.
Ci mostra ogni stanza, ogni oggetto, ogni fotografia, e per ognuno ci racconta una storia.
I suoi antenati, i suoi fratelli, i suoi nipoti, ti sembra di vederli davvero passare attraverso queste stanze, nei loro vestiti tradizionali, scalzi.
Oggi di fianco ad una poltroncina di seta antica c’è una televisione a duefantastilioni di pollici, vicino ad una tazzina di porcellana che ha accompagnato cinque generazioni c’è un bollitore elettrico. È tanto bello e tanto strano allo stesso tempo vedere questi contrasti, un po’ come la Golf parcheggiata nel giardino.
Sono questi contrasti a raccontare più di ogni altra cosa la vita di questo luogo, in cui le persone sono legate alla tradizione e alla storia in maniera quasi sacra, ma vivono comunque la loro vita nel presente, in armonia col tempo che passa.
Finito il giro ci chiede di rimanere ancora un po’ a chiacchierare. Dice che è felice di averci incontrato, perché siamo persone buone, secondo lui. Dice di credergli, che ha studiato psicologia e alla dogana il suo lavoro era riconoscere le persone buone da quelle cattive. E poi ci rifà vedere il diploma di giapponese. Non è che questi ottant’anni se li porti proprio leggerissimi sulle spalle.
Un paio di frasi ho l’impressione di averle già sentite 🙂
[Le info tecniche potete trovarle sul sito di Villa Sentosa, se andate in Malesia vi consiglio davvero tanto di passarci per conoscere queste persone e queste storie.]
Interessante. Sembra una scena del film “mangia,prega,ama”.
E le foto, cosa rappresentano?
Vi ha letto il futuro sul palmo della mano?
Son curiosa:)
Sì, a me ha detto che avrò un futuro radioso 🙂
Splendido! mi piacciono un sacco tutti questi contrasti esistenti all’interno della casa.
Alla fine sono sempre gli incontri a rendere un viaggio davvero speciale e quelli con i vecchini risultano sempre i più piacevoli.
Sì, i vecchini sono anche i miei preferiti!